1 thought on “Dopo la Cassazione

  1. Steso in una teca dorata dai vetri trasparenti, come la mummia di un santo. Vestito con un completo blu e con la camicia azzurra sbottonata. Supino, la testa adagiata su un cuscino dorato con le frange e il volto cereo un poco inclinato e segnato da un sorriso sardonico frutto della tanatocosmesi. Con la cravatta blu punteggiata da pallini bianchi allentata e con la cintura slacciata. Con la mano destra su un foglio che reca le immagini della sua carriera di ‘venditore di sogni’ e con la mano sinistra sulla patta aperta. Con le gambe accavallate e con i piedi infilati in due enormi pantofole che hanno la forma di due Topolini.
    È Silvio Berlusconi in silicone (cfr. http://roma.corriere.it/gallery/roma/05-2012/statua-berlusconi/1/arte-politica_cd6612f4-a8fc-11e1-9745-9bc890f97404.shtml?title=L'installazione%20%ABIl%20sogno%20degli%20italiani%BB%20di%26pos=1): la parte per il tutto, il corpo del dittatore dell’ignoranza, la sineddoche che ha dominato l’immaginario di un popolo il quale, in virtù delle ‘fabbriche di sogni’ esistenti ed operanti in questo paese (il Vaticano, gli stessi governi presieduti da Berlusconi e il ‘mass medium’ televisivo), ha perso la sua identità, la sua dignità e il suo futuro.
    L’installazione di Antonio Garullo e di Mario Ottocento è un’opera d’arte potente che sul ventennio berlusconiano dice più di decine e decine di saggi politici. Quasi di colpo, a chi la guarda si rivela, sotto la luce spietata dell’arte contemporanea, la sostanza putrescente della mutazione antropologica di cui Berlusconi è stato l’artefice e, insieme, il simbolo. Ecco, dunque, la cruda realtà disvelata dal bisturi impietoso dell’intuizione artistica: il ‘sogno degli italiani’, a partire dal fascismo per giungere al berlusconismo, non era altro che questo: un dente cariato e marcio rivestito d’oro. Un sogno che si è rivelato, come era inevitabile, un incubo. L’incubo che stiamo ancora vivendo.

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