di John Ashbery
[John Ashbery, nato a Rochester nel 1927, è uno dei più grandi poeti statutinensi viventi. Una sua corposa antologia è stata pubblicata in Italia nel 2008 da Luca Sossella Editore, con il titolo Un mondo che non può essere migliore e la traduzione di Damiano Abeni e Moira Egan. Queste quattro poesie fanno invece parte di Planisphere, l’ultima raccolta di Ashbery (Ecco, 2009) che in Italia sta per essere pubblicata da Mondadori, sempre con la traduzione di Damiano Abeni e Moira Egan].
Percentuale zero
Allora chiamalo senza titolo, ma
non immaginarti che ti si levino le castagne dal fuoco:
il titolo lo troverà sicuro
come un missile termosensibile punterà
su un asteroide. Giù di sotto, eserciti
e oceani di taxi chiocceranno insensibilmente.
Il titolo vince sempre.
.
Un’oca passeggera sul sentiero
Sul serio, un sacco di cose vengono sformate
come poliedri. Mi imbattei per caso nell’acqua.
Adesso vai avanti con la storia.
Basta che la metta in cima alla collina domani.
Eravamo in cinque, signora Owen compresa.
Si chiedevano perché fosse stata telefonata notizia
dato che erano a un tiro di schioppo.
Cioè prendiamone atto questa è un’altra occasione
per cui vale la pena di stappare un’altra cassa di insignificanti segnali sul radar.
Un albero abbattuto si sarebbe potuto esprimere meglio di così,
ma i feticisti ritennero di avere la precedenza.
A domani allora. Alla casa
stamattina. È così che sembra,
arrivare a folate con i fischietti
immaginare l’irascibilità, come nelle iene.
Non porto le mutandine confidò lei.
Stress correlato
Di questi non se ne vedono più così tanti di questi,
non se ne vede così tanto di questo. C’erano altri
che hanno visto di più. L’innocenza è fantastica,
affermò lui. Adesso non più tanto.
L’innocenza è la finitura. Per tutto il nostro
ampio giorno lo stressava. Era da stolti mettersi a discutere,
futile il lasciarsi distruggere. La posta arrivò.
Tutto venne meno. Tutto venne meno chissà dove.
.
Tessera
Ci eravamo addormentati nel palazzo.
Era goffo, ma solo un gattino
ce l’avrebbe potuto insegnare, fuori come su un balcone.
Il modo in cui certa gente va e viene è istruttivo.
Perché tormentarsi per le ombre che s’accatastano
inevitabilmente nella persiana? Se c’era una cosa
che aveva imparato in vita sua era questa:
una scoperta apre la strada alla successiva,
e poi tutte sono spazzate fuori con il pattume del mattino.
(traduzioni di Damiano Abeni con Moira Egan)
.
Gli oggetti di questa poesia si moltiplicano su piani pluriprospettici: c’è realismo e visione. E’ una sorta di ossimorica visione prosaica, basata sul dialogo tra persone, cose e situazioni, che hanno la stessa importanza nelle interazioni reciproche. L’organicità delle prime raccolte di A. sperimenta scissioni, frammentazioni. Ogni parola è il suo oggetto-referente semantico e, poi, diventa pensiero, senza mai scivolare nell’analogismo fine a se stesso. Grazie per questa traduzione che lascia immaginare la tessitura fonetica originale.