di Paolo Zanotti
[Un anno fa moriva Paolo Zanotti. Lo ricordiamo pubblicando il primo capitolo del romanzo Il testamento Disney (Ponte alle Grazie, 2013). Ringraziamo la casa editrice per l’autorizzazione. Nei mesi e negli anni scorsi abbiamo pubblicato la recensione di Daniele Giglioli al Testamento Disney e la recensione di Alessandro Mongatti a Dopo il primato, il saggio che Paolo Zanotti ha dedicato alla letteratura francese contemporanea. Il racconto Io e Licia si può leggere qui].
Stunt-town
Stuntown. Un’ipotesi su come nascono. Ogni volta che i membri del Club sognano una città (palazzi rossi e alti, torri dell’orologio, slarghi su canali-Guadalquivìr, il prato che si vedeva dalla finestra ma che adesso non c’è più) quando si svegliano sono esausti e disperati. Cosa sono le città dei sogni? Sono chiaramente assemblaggi in technicolor di vie e quartieri di questa e di altre città. Cosa ne favorisce la nascita? Diversi fattori. Si potrebbe iniziare a parlare di tutte le volte che ci capita di pensare che lì ci dovrebbe essere una certa via di cui però non rimane nessuna traccia, e solo a quel punto ci viene il sospetto che forse nella sgangherata topografia dell’infanzia quella via era effettivamente lì, e non dall’altro lato della città. Nemmeno l’omologazione dei centri storici andrebbe trascurata. Questi centri storici delle città italiane, pittoreschi salotti di rappresentanza, sempre più inutili ed estranei, che ti tornano utili solo la notte per costruire minuziose città-lego.
dal Quaderno per il futuro montaggio
1.
Pensieri del risveglio: la prima specie di pesce immigrato dal Mar Rosso è stata trovata a Haifa trentadue anni dopo l’apertura del canale di Suez. Questo vuol dire nel 1902. Il Mar Rosso è un ambiente molto più competitivo del Mediterraneo, se ne stanno al caldo e pigiati l’uno contro l’altro, una volta arrivati da questa parte dilagano. Nel Mar Rosso infatti vivono 1500 specie, nel Mediterraneo solo 550. Il marlin nero, il barracuda, i fratelli cattivi del luccio e tutti gli altri arrivano da Gibilterra, ma anche con le navi, fuggono dagli acquari, si adattano, la temperatura si è alzata. Al largo della Liguria c’è già un embrione di barriera corallina.
Pensieri del risveglio: la barriera corallina ha 20 milioni di anni di vita, e io non l’ho mai vista. Il primo polipo corallifero risale addirittura a 600 milioni di anni fa. Il mare è come una grande prateria, il mare era come una grande prateria. Aumenta la temperatura, aumenta l’inquinamento. I coralli muoiono, perdono colore e vengono sepolti dai detriti, colate di coralli morti, grattacieli disabitati, la mia collezione di stelle marine essiccate. La barriera corallina: 20 milioni di anni e io non l’ho mai vista. Il primo polipo corallifero risale addirittura a 600 milioni di anni fa. Nelle fasce subtropicali, dove l’acqua è calda e trasparente. Al largo della Liguria c’è un nuovo embrione di barriera corallina. Mi pare ad Albenga.
Scatto in piedi. Se apro gli occhi vedo l’isola, se apro gli occhi vedo l’isola, penso.
Poi apro gli occhi e vedo l’isola.
Mi calmo. Un cielo immobile e spazzato. Vedere per la prima volta corvi e gabbiani insieme è strano, ma ci si abitua. Sulla strada non passa nessuno: è troppo presto. Lungo i guardrail una lenta cospirazione di papaveri ed erba medica cerca ancora le mie tracce, ma non indovineranno mai quello che sto pensando.
Che oggi il mondo ricomincia, tsk.
Quando ieri sono arrivato, poco prima della mezzanotte, non potevo essere ancora sicuro che l’isola c’era, che era proprio lì, vicina e semplice. Non è segnata su nessuna carta, del resto i luoghi veri non lo sono mai. Ma il dubbio non è stato lungo: mentre ero in perlustrazione per trovare un punto più riparato per dormire – pensare che in città faceva persino caldo – sono inciampato nel vecchio orsacchiotto, il Coccolino che mia madre aveva avuto con i punti dell’ammorbidente, e che ora è sbrindellato, incrostato di alghe e di patelle, con le zampe impacciate dalle lenze.
Toh, gli ho detto, ci sei finito anche tu? È proprio destino allora che ci dobbiamo incrociare sempre, gli ho detto, noi due. No, non aver paura, ora lo so che non sei uno di quegli oggetti sinistri, una di quelle bambole guerce e bottiglie col diavoletto che nel folklore e nei fumetti tu le getti via e loro ti tornano sempre indietro. Tranquillo orsacchiotto, questa volta non c’è niente di strano se sei arrivato qui. È la realtà. E la realtà vuole che i vecchi orsacchiotti finiscano sull’isola.
L’isola…
Ora che la vedo penso che, beh, è bellissima, stupenda, tutto qui, bella come gli atolli tropicali – azzurro azzurro, verde verde – che si vedono nella pubblicità, anche se diversa. Ha fiumi di liquidi scuri, brezze di pesticidi, ha pareti d’argento che s’incendiano quando il sole le colpisce e, sopra, una specie di altopiano irreale battuto dagli uccelli, e pochissima vegetazione. In alcuni punti affiora ancora qualcosa, come i resti bruciacchiati di un aeroplano mezzo interrato (credo di vedere la coda, la fusoliera, un’ala infranta) o di una bicicletta megalitica.
È così bella che quasi mi metto a piangere. Mi chiedo se sono veramente arrivato alla fine della storia e della ricerca, o se invece mi sfuggirà ancora. Ieri mattina ero triste come una pietra, poi mi sono fatto coraggio e sono scappato dall’ospedale. Ora che sono qui posso essere sicuro che almeno questo posto esiste? È vero che Anna è qui? Tutti sognano la bella addormentata – ma la bella addormentata cosa sogna?
No, non posso sbagliare. Una volta perdevo sempre le cose, poi anche le persone, ma alla fine ho scoperto perché. Non ho mai visto la barriera corallina, non ho mai visto un ghepardo, neanche un ghepardo da zoo, perché gli zoo non mi piacciono – ma questa di sicuro è l’isola. Non posso dire che sia il posto che ho sempre sognato, e nemmeno posso dire che una volta là ci vivrò felicemente, campando di caccia e di pesca, a contatto con la natura. Però anche se non imparerò mai a scalare le palme da cocco o a cacciare gli squali col coltello, beh, l’isola è il meglio che adesso possiamo avere, caro il mio Coccolino.
L’isola felice. Già, Shangri-La, Eldorado, il passaggio a Nord-Ovest, il cimitero degli elefanti. Forse è là che rifonderemo il Club, è là che ci ritroveremo tutti. (Arriva un camion, mi devo nascondere).
[Immagine: Paolo Zanotti].
Grazie.