di Italo Testa
[Grazie a Indypendetemente e a Francesco Forlani è ora disponibile in rete il pdf originale di Biometrie, edito da Manni nel 2005 e da tempo non più disponibile. Qui presentiamo i testi della sezione intitolata Suite berlinese. L’iniziativa Indypendentemente mette a disposizione gratuitamente in rete libri non più in circolazione o fuori dalla grande distribuzione]
SUITE BERLINESE
karl-marx allee
1.
niente avrebbe detto, quell’intercalare
fatto di brevi sospiri, soffi
nel ricevitore,
alterne attese, ma non c’era
malignità in quelle parole,
anche se avevano
la durezza di un vetro,
quasi gli uscivano senza volere, niente
a che fare con le minacce,
i ricatti che erano
il tessuto di quei colloqui,
niente era
il suo intercalare, e lì, in quel tic,
potevi leggere la conferma di quello
che pensava, lamentoso
o sprezzante: niente
2.
camminavi con gli occhi chiusi,
o con le palpebre arrossate,
come di chi avesse pianto.
Ma non avevi pianto.
Niente hai detto, non è stato niente
un’increspatura sull’acqua, una spirale
sulla sabbia:
ad occhi chiusi filtrava
la forma vuota delle nostre vite
in attesa
la geometria lineare della Karl–Marx
Allee
nel breve declino d’Agosto
due ombre nella fuga di vetrate
tra la polvere dei cantieri:
dal niente
la selva di specchi profilava i tuoi occhi
una notte qualunque a Potsdamer Platz
3.
Inizio dell’estate sotto la nuvolaglia
della Ruhr.
Ti dibatti ancora nell’ora
del falso sentire: in proroga concedi i tuoi
giorni, come se il carico
fosse inesauribile
è ai doveri verso te stesso cui sfuggi
perché di te stesso disperi.
Ti allontani, vorresti uscire dal sentiero
per incamminarti nel folto:
detriti di stelle
osano ricoprirti, come artigli
si configgono
***
ixione
con voce fredda, quasi priva di tono,
scandisce i suoi versi, lentamente,
e dalle prime battute il finale è noto.
quando avrò appeso il ricevitore potrò
forse ricomporre il numero, x anni,
come ieri, riascoltare il suo messaggio
abbandonato su 1 arkivio elettronico.
x tutta la notte c’è stato questo
fruscio di fondo, come 1 frequenza
disturbata nell’alternarsi dei minuti
ha tracciato 1000 squarci nel tessuto
dei sogni, da 1 gorgo di pixel lo ho
visto emergere, con 1 sguardo irridente:
axti gli ocki digito ancora il numero.
dal vivo non ha mai amato leggere
le sue poesie, come se le pause
del respiro, l’incrinarsi delle
sillabe, ha scritto in qualke SMS,
disturbassero lo sguardo ke traccia
segni e parole. nelle 160 battute
la geometria dei versi si profila
+ netta, con il nitore dei quarzi,
1 cristallo definitivo.
l’altra notte ha spedito 1 e–mail
circolare: la scelta dei destinatari
sembra casuale, conoscenti, luoghi
di lavoro, il mio indirizzo. avremmo
dovuto rikiamarlo alle 11 di ieri
mattina, sul suo cellulare: tutti,
senza distinzioni, come se ci unisse
lo stesso peso, la stessa evanescenza.
ieri la sirena ha suonato alle 6, + volte
sorprendendomi nel sonno del mattino.
l’acqua è salita inesorabile, restituendo
questa città al suo kiarore irreale.
le tracce dei suoi passi sulle pietre
umide delle Zattere, ricoxte dalla marea:
ha scritto “alle 11”, ho premuto il tasto
di kiamata, nell’acqua tutto era sepolto.
abbiamo atteso x 4 squilli, poi
la segreteria telefonica si è attivata,
ma all’altro capo non c’era il suono
metallico del sintetizzatore vocale:
il MSG di benvenuto era xsonalizzato,
la sua voce distaccata ad attenderci.
1 mattina d’Agosto, di fronte allo speckio
d’acqua del Wannsee, il Doppelgänger del
Lido di Venezia alle porte di Berlino: 1
taccuino nero con i bordi seppiati, le
labbra appena mosse, digitava in silenzio
proprio quei versi, incidendoli come
effimere florescenze nei campi magnetici.
in quell’istante, sulla sabbia finissima,
tutto era già deciso: il walkman nello
spazio tra i nostri corpi & la voce
sussurrata degli Sparklehorse, in
quell’unica canzone registrata sul
suo nastro: “I’ve got an heart of
darkness”. premeva i tasti, seguiva
1 suo miraggio di forme in replay.
“prima avrei voluto farlo di fronte ad 1
televisore spento: o forse acceso, è
indifferente. ma sarebbe stato troppo
carico di memoria, quasi a conservare 1
aurea, l’immagine sbiadita di Ian Curtis,
il bianco marmoreo della coxtina di Closer”.
nel MSG inizia a parlare con queste parole,
semplicemente, poi legge quei poki versi;
non ha lasciato inghiottire le sue iridi
da 1 skermo nero: era l’indifferenza ke +
gli premeva trasmettere, ciò ke solo
il timbro della voce in replay registra.
la marea ha invaso anke oggi tutti
gli spazi, e i gabbiani si posano
indifferenti sulle rive, ormai
assorbite dai canali. apro e rikiudo
i suoi file di SMS trascritti, privi
di 1 ordine apparente, e ritrovo questi
2 versi: “città irreale, livida nella
marea la tua bocca in fiori si sgrana”
è rimasto 1 solo foglio manoscritto
e la sua scrittura acuminata fa male
agli ocki, come 1 abrasione sul foglio
e non posso non pensare ke all’acqua
si è sottratto, l’acqua cui si era
destinato, come Phlebas il Fenicio,
affiorando e scomparendo nei flutti.
ma questo era molto tempo prima.
la voce si interrompe, in modo netto
privo di sbavature: segue 1 rumore
secco & breve, accompagnato dal
pulsare di 1 linea di basso. X
qualke secondo ascolto il lento
groove elettronico dei Massive
Attack cullare il suo corpo.
xmane il distacco, la lontananza
dalle cose, come di ki non credesse
ad 1 loro effettiva consistenza. anke
in questa xformance, la voce, i rumori
ogni cosa è replicata, già accaduta:
il bip del segnale acustico della
segreteria scorre in coda, possiamo
parlare, lasciare traccia di noi,
reagire in differita nei 30 secondi.
mentre oscillava dalla trave a vista
della mansarda sul Ponte delle Guglie
ho sentito il doppio suono di 1 SMS
inviato qualke istante prima del volo:
“ Hölderlin, Frammento di Ixione:
deve pur rivelarsi il grande mistero
ke mi darà la vita o la morte”.
[Immagine: Piero Caracciolo, Lichtenberg, Berlino].
Caro Italo, che meraviglia e quanti ricordi, con ixione…un pullman di ritorno da Sarajevo e poi un treno, tanti anni fa.
Ti abbraccio tantissimo