cropped-Doris-11.jpgdi Elisa Biagini

[Esce in questi giorni per Einaudi Da una crepa, il nuovo libro di poesia di Elisa Biagini].

Quando l’occhio si oscura
non cercare il calore della
mano che la palpebra abbassa,
scappa la melodia della parola,
la voce che ti sorride coi denti rifatti.
Se la lingua è mondo, è
specchio, trovatici con la pupilla
spalancata, pescaci da quel nero
quell’inchiostro che dica la parola
verticale. Alla sua ombra crescono
domande, si fa spazio
al respiro del pensare.
Non parola orizzontale che sommerge,
ma il bianco dei margini, la pausa che
copre l’assenza tra te e me.

*

Cresce il tuo
piede che
non cede
e l’unghia
si tinge color
del rimanere.
La crepa che da te
parte, segna
il passo al
vicino.

*
controvento

Mi rigiro la carta tra le mani,
mi riannodo il respiro nella gola:
guardo le lettere con tutte quelle lame,
come le ombre delle cose poi mai dette.
Faccio buio e dopo accosto il foglio
la tua parola piú scura mi fa luce,
pulsa nel palmo tutto il suo silenzio.
È questo un seme che mai si consuma.
Controvento le parole
sono solo richiami,
saliva che ti torna
in bocca.

[Immagine: Doris Salcedo, Shibboleth 2007, Tate Gallery, Londra (gm)].

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