cropped-Franceschini.jpgdi Paolo Giovine 

 [Questo intervento è uscito su Year O p.s.

Sono distratto, da molte settimane. Ho seguito superficialmente vicende affascinanti (la Siae che importa telefonini, la coppia Santanché/Ferrari in corsa per l’Unità, le ordinate riforme costituzionali), ma la tecnologia mi aiuta ed ho messo da parte molti ritagli digitali su cui tornerò nel mio buen ritiro estivo.

Però ieri non ho resistito, e al terzo titolo sul Decreto Cultura ho aperto il sito del Ministero di Dario Franceschini e mi sono regalato un’attenta lettura; non ho trovato nulla sull’iva degli ebook, nulla sul digitale nella scuola. Ho un moderato entusiasmo per gli incentivi fiscali ai mecenati, ma forse serviranno; insomma, leggevo leggevo leggevo, fino a quando:

Misure  urgenti  per  favorire  l’occupazione  giovanile  presso  gli   istituti e luoghi della cultura di appartenenza pubblica

ATTENZIONE, finalmente si fa sul serio, siamo alla svolta.

1. “Gli istituti e i luoghi della cultura dello Stato, delle Regioni e degli altri Enti pubblici  territoriali  istituiscono,  secondo  le rispettive competenze e in base ai  rispettivi  ordinamenti,  elenchi nominativi di giovani di eta’ non superiore ai 29 anni,  laureati  in storia dell’arte e in altre  discipline  afferenti  ai  beni  e  alle attivita’ culturali,  da  impiegare,  mediante  contratti  di  lavoro flessibile,  anche  in  deroga  alle  disposizioni   del   comma   28 dell’articolo 9 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78,  convertito, con modificazioni, dalla legge 30  luglio  2010,  n.  122,  per  fare fronte  a  esigenze  temporanee  di  rafforzamento  dei  servizi   di accoglienza e di assistenza al pubblico, al  fine  del  miglioramento del  servizio  pubblico  di  valorizzazione  del  bene  culturale  in gestione. Possono essere impiegati anche i giovani  in  possesso  del titolo  rilasciato  dalle  scuole  di  archivistica,  paleografia   e diplomatica di cui al decreto  del  Presidente  della  Repubblica  30 settembre 1963, n. 1409. In nessun caso i rapporti di cui ai  periodi precedenti possono costituire titolo idoneo a instaurare rapporti  di lavoro a tempo  indeterminato  con  l’amministrazione.  Ogni  diversa previsione o pattuizione e’ nulla di pieno diritto e improduttiva  di effetti giuridici.

2.  La  medesima  finalita’  di  miglioramento  del   servizio   di valorizzazione dei beni culturali grazie all’impiego dei  giovani  di cui al comma 1 puo’ essere conseguita mediante la  presentazione,  da parte degli istituti della cultura  di  appartenenza  pubblica  o  da parte dei corrispondenti uffici amministrativi competenti,  anche  su richiesta degli Enti  pubblici  territoriali,  di  appositi  progetti nell’ambito  del  Servizio  nazionale  civile,   settore   patrimonio artistico e culturale.

3. I rapporti di lavoro flessibile per le  esigenze  temporanee  di cui al comma 1 non pregiudicano le concessioni  dei  servizi  per  il pubblico di cui agli articoli 115 e 117 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22  gennaio  2004,  n. 42, e successive modificazioni, che non costituiscono in nessun  caso motivo ostativo al ricorso ai predetti rapporti.

4. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri,  adottato su proposta del Ministro dei beni e delle attivita’ culturali  e  del turismo, di concerto con i Ministri dell’istruzione, dell’universita’ e della ricerca,  del  lavoro  e  delle  politiche  sociali,  per  la semplificazione e la pubblica amministrazione e dell’economia e delle finanze, sentita la Conferenza Unificata, da adottarsi entro  novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto,  sono  stabiliti  i  titoli  di  studio  utili,  le modalita’ di tenuta e di aggiornamento degli elenchi, le modalita’ di riparto delle risorse di cui al comma  5,  nonche’  le  modalita’  di individuazione dei  giovani  da  impiegare,  assicurando  criteri  di trasparenza, pubblicita’, non discriminazione e rotazione.

5. Agli oneri derivanti dall’applicazione del presente articolo  si provvede, nei limiti di 1,5 milioni di euro per l’anno 2015, ai sensi dell’articolo 17.”

Lo so, letto in fretta non si capisce. Forse diamo ai giovani un’occasione di lavoro, con criteri trasparenti, basati sul merito.

Adesso rileggetele, le misure urgenti per favorire l’occupazione giovanile. Se un’istituzione culturale, pubblica, ha bisogno di manodopera qualificata a basso costo, può attingere da elenchi di giovani laureati, per il tempo necessario e senza alcun tipo di percorso formativo: i requisiti sono quelli delle comparse di Cinecittà, se ho bisogno di due Centurioni avanzino due robusti figuranti di Frascati; che, alla bisogna, saranno anche due validi mangiatori di fuoco o degli avventori rissosi in un bar di Little Italy.

Che cos’è che rende bella la visita di un museo, di una mostra, di una città? Essere guidati da persone che di quei luoghi conoscono i dettagli, la storia, l’anima; che passano del tempo ad acquisire competenze, a prendersi cura della bellezza, ad approfondirne ogni aspetto. Un giovane laureato dovrebbe essere responsabile di un progetto di medio periodo, dovrebbe occuparsi di sviluppare percorsi, anche usando nuove tecnologie e proponendo idee innovative; non dovrebbe aspettare la chiamata un po’ casuale di qualcuno sottorganico, che già sa di non poterlo inserire strutturalmente nel suo staff ed avrà per lui la stessa attenzione che molti dedicano agli stagisti da fotocopiatrice.

L’idea è che un parcheggio temporaneo possa servire a qualcosa; un rapporto a orologeria, dove una parte mette una pezza e l’altra occupa il tempo, in attesa di qualcosa di serio. Una misteriosa idea dell’attitudine di un laureato (perchè di laureati si parla, non di studenti o di laureandi, ma di persone che hanno concluso la loro formazione).

Ecco, il solito disfattista, sei solo buono a criticare, cerca di cogliere il segnale, una nuova attenzione alla Cultura, un segnale di discontinuità, una svolta.

Occhio al doppio salto mortale, anche un po’ carpiato. Dal Corriere della Sera del 23 luglio 2014: “Gli ex consiglieri del Pirellone che nel corso degli anni e delle legislature regionali hanno beneficiato della possibilità di richiedere i contributi versati per il vitalizio sono 130. Il totale dei soldi restituiti dalla tesoreria del Pirellone ai politici lombardi supera i sedici milioni di euro.”

Bene, adesso andate al punto 5 delle “Misure urgenti per favorire l’occupazione giovanile etc. etc.”: ai laureati interinali andranno complessivamente 1,5 milioni di euro per tutto il 2015.

Uno virgola cinque milioni di euro. Diamo a 100 laureati 15.000 euri (lordi) annui? questa la chiamiamo una misura urgente e ci facciamo i titoli sui giornali (cercateli, su Google, neppure il Piano Marshall)?

Una speranza, invero, c’è: perché la cosa si metta in moto serve un altro Decreto della Presidenza del Consiglio, entro 90 giorni e dopo aver consultato cinque ministri e le misteriose Conferenze Unificate. Come dire da subito, “abbiamo scherzato”. E allora la faccio, la proposta. Possiamo, di grazia, stabilire che cosa ci serve? Fare una programmazione seria delle necessità, un minimo di strategia per prolungare le aperture dei luoghi di Cultura, tenere aperte le biblioteche nei week-end, riesumare le collezioni nascoste negli scantinati, riaprire palazzi e opere d’arte. Sarà così difficile aprire excel e mettere in fila due colonne? E poi raccontarlo con chiarezza, agli studenti, quali saranno le opportunità, e come, e dove, e con quali obiettivi? O meglio, raccontarglielo per discuterne insieme, per formulare nuove proposte, inventarsi soluzioni e strumenti. Ci serve questa retorica, questa propaganda? Non possiamo occuparci seriamente dei problemi, ovvero, strutturalmente dei problemi? Si può definire una strategia e lavorare su quella? Possiamo entrare nel merito, nel dettaglio? (erano domande retoriche; evidentemente si può, evidentemente non si vuole)

[Immagine: Dario Franceschini (gm)].

7 thoughts on “Un altro memorabile Decreto Cultura

  1. Ma in Italia fare l’intellettuale significa specializzarsi nell’attività di lamentarsi, denunciare, criticare, gridare allo scandalo per il potere perduto e il sacerdozio profanato? Chiedere un po’ di immaginazione in più e qualche sforzo di inventarsi una nuova maniera di essere è troppo?

    Non riesco a capire cosa ci sia di scandaloso nel decreto legge qui commentato. Iniziative simili sono state prese al Louvre in collaborazione con le scuole d’arte e non mi sembrano che siano un indice dei mala tempora che incorrono.

  2. Caro The Real Guy,
    premetto mi piacerebbe “fare l’intellettuale” come lei suggerisce, mentre più modestamente scrivo quello che penso sul mio piccolo spazio che, talvolta, viene qui ripreso.
    Lei cita il Louvre, e volentieri la seguo, invitandola a leggere questa intervista http://bit.ly/1AXBzpm, dove si chiarisce molto meglio il punto: da una parte c’è una strategia (si formano le persone e poi le si inseriscono strutturalmente nel sistema), dall’altra (la nostra) si susseguono provvedimenti di brevissimo respiro, di dubbia utilità e sostenuti da investimenti ridicoli. Salvo spacciarli per mirabolanti e innovative iniziative (mi pare che anche a lei così sembri, anche su questo il disaccordo è profondo).
    Tempo fa, altro ministro, scrissi un post ugualmente noioso, che credo però pertinente http://bit.ly/1kp9eTK; gli “intellettuali” e gli ordinari cittadini (tra i quali mi colloco) dovrebbero monitorare costantemente e raccontare la realtà, senza preoccuparsi di essere tacciati di disfattismo o di altro. E lei potrebbe utilmente dimostrare nel merito, ad ogni occasione, che ho ed ho avuto torto, e che le sorti sono magnifiche e progressive.

  3. Eppure c’è sempre un peggio.

    Nei giorni scorsi il Ministro Franceschini è stato al centro di una vivace polemica inerente l’iniziativa “Notti al museo”, meritoriamente finalizzata a “ promuovere la creatività italiana in alcuni dei luoghi della cultura statali più significativi, contribuendo, altresì, a potenziare l’offerta in occasione delle aperture notturne e ad attrarre, di conseguenza, un numero più ampio di visitatori attraverso altre espressioni d’arte” eccetera, eccetera.
    Peccato che il bando prevedesse per gli artisti non soltanto la totale gratuità della prestazione, ma addirittura l’assunzione di tutti gli oneri previsti dalla legge (leggi balzello SIAE e polizza assicurativa).
    Un giovane violoncellista, tale Michele Spellucci, ha scritto al Ministro una lettera pubblica che è rimbalzata un po’ ovunque e che ha indotto Franceschini al ritiro del bando nei seguenti termini:

    “Gentile Michele,

    le scrivo per comunicarle il ritiro dell’avviso pubblico per la realizzazione di eventi culturali durante le aperture serali dei musei statali. Mi permetta di chiarire che quel bando si prefiggeva, così come lei ha ben colto nella sua lettera, di entusiasmare la creatività e offrire la possibilità agli artisti di esprimersi nei più bei luoghi della cultura italiana.

    Lo scorso anno, quando ancora non ero ministro della cultura, in molti hanno salutato positivamente l’iniziativa ‘un sabato notte al museo’ e per questo la Direzione Generale per la Valorizzazione del Patrimonio Culturale del ministero ha riproposto il bando 2013 anche per il 2014. Non mi interessa capire perché allora non vi furono polemiche quanto piuttosto ringraziarla per la sua lettera perché mi permette di affrontare un tema che mi sta particolarmente a cuore: la remunerazione e il rispetto dei lavori creativi. Troppo spesso, infatti, nel settore dell’arte i giovani artisti – e purtroppo non solo loro – vengono chiamati a lavorare gratis come se questo rappresentasse una tappa obbligata della loro crescita professionale. Come a dire ‘stringete i denti e andate avanti perché tanto, prima o poi, verrete lautamente ricompensati. Non ora però’. Trovo questo atteggiamento ingiusto e non vorrei che fosse proprio il MiBACT ad avallarlo, seppur involontariamente. Non è certamente nelle nostre intenzioni, anzi, solo un mese fa, abbiamo salutato positivamente la definitiva approvazione della legge che riconosce le professioni culturali perché riteniamo con convinzione che non può esserci piena tutela e valorizzazione del patrimonio culturale se non si valorizzano le competenze di chi vi opera.

    Per tutto questo, in attesa di avere maggiori disponibilità finanziarie per remunerare adeguatamente gli artisti che partecipano ai nostri progetti di valorizzazione, ho dato indicazione di annullare l’avviso pubblico oggetto della sua lettera.

    Cordialmente,
    Dario Franceschini
    Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo “

    Voi ce la fate a considerare questa lettera un buon segnale? Io no.

  4. Caro Giovine,

    non ho mai descritto l’iniziativa come qualcosa di mirabolante e innovativa. Mi sembra qualcosa di maldestro e da molti punti di vista insufficiente. Ma non mi sembra che si tratti di qualcosa che meriti né l’attenzione né l’invito alla disperazione o alla satira che il suo pezzo le consacra. Le potrei citare migliaia di esempi di mal gestione del Louvre ma il problema non sta qui.

    Mi sembra solo che sia più urgente, interessante, e soprattutto più utile, immaginare e realizzare qualcosa di diverso invece di assumere sempre e solo la postura della denuncia. Ma su questo, come Lei scrive, il disaccordo è profondo.

  5. Caro Real,
    io passo la vita a immaginare e realizzare cose diverse, qualcuna mi riesce bene, altre meno. Lo può verificare facilmente su Google, nome e cognome sono i miei. Anche per questo credo di essere libero di evidenziare quello che (a mio avviso) non va, senza peraltro limitarmi all’invettiva o al sarcasmo; aspetto il giorno in cui un ministro si dedicherà ad una vera strategia, con un po’ di trasparenza, mettendo in fila numeri, problemi ed esigenze. Non l’ennesimo generico “concorso di idee”, non la solita improduttiva “adunanza dei saggi”; un documento comprensibile di poche pagine che spieghi esattamente che cosa non funziona e perché. Dove spendiamo i soldi, e perché; dove non li spendiamo, e dovremmo; ne discuterei volentieri, non sotto i riflettori o su twitter, ma in quelle che una volta si chiamavano le “sedi opportune”.
    Come vede, su questo non siamo in disaccordo. Peraltro esporre pubblicamente una critica è l’unico modo per avviare questi processi, ed è normalmente il più faticoso; se il silenzio è assenso, tocca parlare.

  6. Caro Giovine,
    non avevo alcuna intenzione di accusarla personalmente. Mi riferivo solo alla strana abitudine di pensiero che, per esempio, la porta a scrivere qui soprattutto per esporre pubblicamente una critica e una lamentela, invece di raccontarci le cose diverse che ha immaginato e realizzato. Volevo solo suggerire che è più urgente, utile e vitale leggere e sapere di cose realizzate piuttosto che ascoltare lamentele sull’ennesimo decreto mal riuscito. C’è fin troppo rumore attorno a questi decreti, e invece c’è un silenzio intellettuale enorme (che non è assenso) su quello che si è fatto e si potrebbe fare.

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