di Gabriel Del Sarto
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Livelli
Lo vedo, quell’albero. E vedo
te, oggi, in questa luce di una stagione successiva.
La fluidità delle chiome in un vento
mutevole.
………………Quello che passa è solo una rappresentazione
e questi sono i cambiamenti
della gente comune, le cose che si fanno
per non essere niente.
Ho un passato, lo distinguo. Ho il resto
di una mia verità, le faccende quotidiane, uguali.
Vedo tutto questo: la parte bianca
dei tuoi occhi socchiusi, colpiti
da un sole obliquo e pulito, a pelo
dell’erba, che sa esistere ora, in questo non decifrabile
ora, sottovoce, sottovento,
fra i fili mossi e le foglie accese
da una morte fastosa – ora – semplicemente
confondersi col marmo più freddo.
Perfect Timing
Le zanzare, l’umido dei fossi, il verde quasi
blu di una sera come questa, a fine
estate, sollevata dal mondo. Ancora mi chiedi
di quel colpo di rimbalzo, come si fa
se è il polso.
………………..Nel pomeriggio, io e te,
al tavolo del circolo, il tè freddo,
la terra rossa che cerchia le caviglie. Qui
molto – i gesti coordinati, le geometrie
dell’impatto – parla d’altro, e spesso
c’è un silenzio elegante. Siamo stati così, seduti
e sudati, a lungo. Mi hai sorriso spesso.
È stato quando con lo sguardo basso hai colpito
un paio di volte la suola – presto
mi batterai, lo sappiamo entrambi – e a piccole
strisce sfarinate la terra ha colorato
l’impiantito. Come una sosta dipinta
fra le altre della nostra vita. Ho mancato
alcune parole a voce bassa. Generazione.
Hai detto «vado» e senza più guardarmi
sei sparito, oltre la soglia dello spogliatoio.
Il tuffo
Quando abbiamo cercato il mondo, io e te, in un tuffo
perfetto verso il palo lontano.
Ti ho seguito con lo sguardo, la torsione,
le grida di compagni e avversari.
Nel momento dell’esplosione, increduli
gli altri o zittiti, mentre la palla deviava
a lato di ogni cosa, confuso ti ho cercato ancora
in me, quello che sei stato e sei
ogni volta mutato ad ogni parata o gol subito.
Da queste pericolanti tribune di periferia
vedo il fango del campo sportivo, gli abbracci
e tutto quello che conta ha l’odore acre e dolcissimo
dello spogliatoio, il rumore uguale dei tacchetti sul cemento.
Il senso
Il senso era qui, luminoso
e perduto, nell’attenzione improvvisa
dei tuoi occhi mentre mi parlavi
di lui, del tuo sognare la sua morte
mentre accadeva. Eri qui. Lo sguardo
su te ora è sul vuoto e quella sedia
è come morte, altra morte ancora.
Siamo questa speranza
trafitta dalla cenere dopo la luce
di un gesto, come se avesse questa tua pazienza
ogni storia, o differenza, che sapevi
e raccontavi: così ascoltare era come
assaporare il tessuto che mi lega
al dolore di un padre e di un figlio.
Il resto, le guerre, è lontano da qui
e viviamo in un mondo ovvio,
che non si cura di noi, e lo chiamiamo
casa. Ma anche stasera dopo il pasto dopo
il cartone animato, i popcorn caramellati,
soffrire fonda la serietà della vita. Sono
gli infiniti che si raccolgono
nel sonno dei miei figli, sonde e respiri.
E non so quale notte poi,
dolce e infinita forse, è la forma
del racconto che da oggi ti comprende.
Se quel vento è intimità che salva.
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[da Sul vuoto, Transeuropa 2011]
Perfect timing e Il tuffo sono davvero molto belle.
respiro splendido di una densità e leggerezza poche volte trovato in poesia, in Italia. Sul vuoto è un libro da tenere sempre molto vicino.
splendido poeta che non conoscevo e che voglio approfondire. con un linguaggio essenziale va diritto al cuore delle cose .
di una densità e legerezza e di una luce che taglia il mondo di sbieco, lo scodella sulla linea di fondo.ma nammerda
Giacinta io ti amo
Il linguaggio degli ultimi commenti è riprovevole. Spero che gli autori dei commenti abbiano almeno la dignità di qualificarsi e di argomentare in modo più convincente le proprie opinioni. Questo sito è uno spazio civile di dibattito.
x Luca: è riprovevole per te; lascia agli altri la loro capacità di giudizio e il loro sentire, che è unico e non cambia niente se sotto il commento c’è scritto Blumy o Genoveffa.
Sullo stile di una poesia si può sempre discutere ed essere in disaccordo, ma sulle cadute di stile di chi commenta credo non vi siano equivoci: volgari e inappropriate
Grazie a tutti. Ma.. nammerda è il mondo? :-) un abbraccio e mi scuso per non avervi letto ieri. Gabriel
molto belle, rimango colpito da quell’assestarsi continuo della percezione ne “il tuffo”
qui lo scrivente – ascolta – e si perde nell’ incisione che di lui fa la poesia
chi scrive si lascia scrivere con rara leggerezza così come dovrebbe essere vissuto
il tempo della vita e il senso del suo termine che lo impugna e lo vigila – il peso lo facciamo noi, i viventi – e ancora qui nelle immagine evocate il passato diventa futuro
come mi piace dire di esseri incontrati ancora da incontrare: forse è questa la personale immortalità su cui abbiamo potere di levitazione ognuno di noi.
un saluto senza rileggere
paola lovisolo