di Pietro Cataldi
[Il 14. 15 e 16 ottobre si terrà presso l’Università per Stranieri di Siena un convegno dedicato alla pratica del commento ai testi letterari. Anticipiamo la locandina e la prima parte dell’intervento introduttivo di Pietro Cataldi. (db)]
Nella generale perdita di prestigio della critica letteraria, la pratica del commento può costituire un genere particolarmente meritevole di riflessione. Se la perdita di prestigio della critica dipende innanzitutto dalla crisi delle mediazioni, e dalla pretesa di gestire la relazione fra scrittura e lettura in forma dunque ingenua e appunto immediata, il genere critico del commento insiste proprio sullo snodo che coinvolge testo, interprete e destinatario, creando una triangolazione che configura una scommessa di socialità. Il commentatore non è uno che si frappone tra emittente e destinatario, come il senso comune talvolta obietta; ma qualcuno che si confronta con la complessità della trasmissione del senso. La sfida del commentatore non sta solo nel confronto con il testo che commenta, ma più ancora nel confronto con i destinatari della propria mediazione di senso. Lavorare a un commento comporta innanzitutto chiarezza su questo punto: un commento ha un destinatario da misurare pragmaticamente con il testo. E d’altra parte un commento è la figura di un dialogo con gli altri commentatori esistiti, la cui voce sta al commentatore di valorizzare facendola risuonare nella propria. Lo sguardo del commentatore deve dirigersi dunque, strabicamente, verso il passato degli interpreti che lo hanno preceduto, dialogando con le loro voci, e verso il presente di destinatari in attesa di una provvisoria ultima parola; deve raccogliere e rilanciare; deve dubitare e proporre.
La realtà del commento non è sempre in grado di valorizzare queste potenzialità. Lo stato di crisi spinge a rinchiudersi nel ruolo e negli stereotipi che ne derivano, lasciando che dilegui la realtà anche banalmente sociale del gesto che si compie, e permettendo di praticare un genere per sua natura servile senza chiedersi al servizio di chi. Ecco allora i commenti tautologici, che si limitano a descrivere i testi senza misurarsi con il loro significato; ecco i commenti elusivi, che abbandonano i lettori dove più ci sarebbe bisogno di soccorrerli; ecco i commenti centrifughi, che chiedono alla moltiplicazione intertestuale di dare alla letteratura quel senso che non si sa trovare in un testo solo. Ed ecco il discredito del commento fra gli studiosi, e più di recente anche fra i valutatori della ricerca.
Il Convegno che si svolgerà dal 14 al 16 ottobre prossimi presso l’Università per Stranieri di Siena riunisce studiosi che si sono occupati a vario titolo del commento, nel tentativo di interrogarne lo statuto. Alla luce della condizione di crisi che lo travolge, ma anche delle potenzialità che gli sono proprie. Con la fiducia che chi commenta i testi possa condividere un modello di civiltà in cui il lavoro intellettuale cerca il senso al cospetto di un dialogo e nel bisogno di una condivisione.
[Immagine: Eugenio Montale, Notizie dall’Amiata].