di Daniele Giglioli
A Charleville-Mézières si è costituito il diciottenne sospettato di essere il terzo autore della strage di Charlie Hebdo. Pare abbia un alibi. Da Charleville-Mézières partì nel 1871 il sedicenne Arthur Rimbaud per raggiungere Parigi all’alba della Comune. Era senza un soldo. Scriveva merde à Dieu sulle panchine. Fu violentato in una caserma e ne scrisse in una poesia indimenticabile, Le Coeur volé. In altre sue poesie risuona fortissima anche l’eco della repressione della Comune.
Alla Butte Chaumont si radunavano i fratelli Chérif e Said Kouachi (piccoli malavitosi, poeti rap, forse ex volontari jihadisti di ritorno dalla Siria) e i reclutatori del network integralista islamico. La Butte Chaumont fu teatro di alcuni degli atti più eroici della resistenza comunarda contro le truppe di Versailles, nonché delle fucilazioni sommarie della settimana di sangue.
Mentre scrivo, tanto i fratelli Kouachi quanto il nuovo presunto terzo attentatore, Amedy Coulibaly sono asserragliati insieme a degli ostaggi. Improbabile ne escano vivi. Amedy Coulibaly aveva ucciso il giorno prima una poliziotta a Montrouge. Montrouge era uno dei cinque forti in mano alla Comune all’inizio degli scontri. Braccati e asserragliati dalla polizia finirono nel 1912 quelli della banda Bonnot, di cui ha parlato nelle sue Memorie di un rivoluzionario Victor Serge, che li conosceva bene. Anarchici e rapinatori di banche, furono tra i primi a servirsi dell’automobile per i loro colpi. Con l’automobile sono arrivati e ripartiti in pochi minuti i tre attentatori di Charlie Hebdo.
Le analogie colpiscono quanto le differenze. Entrambe parlano a nostro sfavore. Tra Rimbaud e i comunardi e i fratelli Kouachi si spalanca un abisso di miseria simbolica. Il mondo non ha cominciato ieri a essere confuso e feroce. Ma sapeva anche essere mirabile, scrivere le Illuminazioni e imporre la giornata lavorativa di otto ore, la parità tra i sessi e l’istruzione obbligatoria per tutti. Oggi sono le banche che rapinano, i Bonnot sono diventati bigotti e i rivoltosi aspirano al califfato.
(Nel frattempo la polizia ha fatto irruzione. Pare che i fratelli Kouchi e Amedy Coulibaly siano morti. Con loro alcuni ostaggi. Pare anche che l’omicida di Montrouge avesse una compagna, Hayat Boumeddiene. Non è chiaro se sia ancora viva o se sia morta con lui. I giornali hanno già parlato di Bonnie e Clyde).
[Immagine: Parigi, 7 gennaio 2015].
Ben detto.
Stamattina sono entrato in una cartoleria davanti a casa per delle fotocopie. Avevo anch’io come Giglioli in testa la contaminazione di due piani temporali riguardanti Parigi, capitale simbolica della modernità occidentale. Per me ciò che interagiva con il presente era la guerra d’Algeria e le manifestazioni parigine narrate da Perec in Le cose.
Cercavo nel mio vuoto angoscioso, in Sylvie e Gerome anziché in Rimbaud degli appigli cognitivi, di decifrazione e comparazione, come Giglioli, grazie alla compresenza di spazi e di tempi…
In cartoleria, la signora mi parlava del tempo e delle magre vacanze; la radio era accesa e dava notizie del latitante: “maledetti” ha sussurrato fra se la cartolaia, senza spegnere del tutto il suo sorriso.
Credo non ci sia da maledire, perché questi fatti ci abitano, stanno in noi, ci definiscono…avrei voluto tentare di dirle.
Ho continuato invece a parlare del tempo, mentre la fotocopiatrice faceva le sue fusa luminose e impersonali
giornalista affetto da feticismo e mitomania? parole in libertà? anche hitler si lavava i denti? anche i francesi a volte puzzano?
Chiedo scusa per quello che sembrerà (e probabilmente è) un intervento inutilmente polemico, ma non resisto: raramente ho letto un commento più pomposo e autocompiaciuto di quello precedente di Emanuele Zinato (gratuito autobiografismo, paralleli genericamente dotti, immensa aria di superiorità sui comuni mortali, conclusione poetica, ecc…).
Avrei ascoltato più volentieri i ragionamenti della cartolaia.
Maddechestataparlà?!
@Giovanni
ha ragione. Siamo (o magari, spero, sono…) ridotti così davanti all’afasia e al disastro delle nostre categorie per interpretare il macello in cui siamo.
@Giovanni: i discorsi della cartolaia, che non ho riportato , sono tuttavia intuibili: quelli del senso comune e di chi vota e voterà Lega in nome della “sicurezza”. Del resto, qui a Padova, abbiamo già Bitonci…
é bizzarro. Invece di andar a cantar la marsigliese con Hollande, Sarkozy e persino il piccolo Renzi, oggi son andata per la prima volta al père lachaise, coté sud-est. Volevo vedere, forse omaggiare con foto, il muro dei fucilati e i fiori secchi poggiati ai comunardi. Persino da lì si udivano i canti della socialdemocrazia e lo sventolare di bandiere non satiriche. Poi, dopo qualche ora, ho trovato il vostro articolo. Lo trovo interessante, un’immagine dialettica che mancava nel mare di articoli su Charlie Hebdo. Come mancano i ribelli, ma di certo non mancheranno i muri.
Come sempre, Daniele Giglioli ha espresso i propri pensieri con una lucidità illuminante.