di Adelelmo Ruggieri
[Questa è l’undicesima e ultima puntata della mia rubrica dedicata alle piazze. In precedenza sono usciti i testi di Enrico Capodaglio, Franca Mancinelli, Linnio Accorroni, Eliana Petrizzi, Marilena Renda, Enrico De Vivo, Antonella Anedda, Nadia Agustoni, Renata Morresi e Stelvio Di Spigno].
Per ogni sosta qualcosa rimane.
Anna Elisa De Gregorio, Dopo tanto esilio
Era la seconda volta che andavo sul Delta del Po. La prima fu a Goro, ma è talmente lontano nel tempo; vidi un ponte di barche.
Questa volta ero con l’amica Anna Elisa, famiglia di origini beneventane, ma nata a Siena, e lì ha trascorso la fanciullezza, e poi vennero a stare in Ancona. C’eravamo sentiti alcune settimane prima, e in quella occasione le parlai di un cortometraggio di Michelangelo Antonioni, la sua opera prima, del ’43-‘47; si chiama Gente del Po; e lei, dopo un po’ di giorni mi scrisse di averlo visto. Mi disse di avere sentito la paura oltre che la bellezza. Decidemmo di andare, e sabato 24 maggio, vigilia delle Europee, andammo. Per il tragitto lei si era affidata a me, ma io, che pure ci rimuginavo sopra da giorni, non mi preparai. Continuavo a guardare il cortometraggio. C’era una piazza. Si vedevano gli argini. Un giovane li scavalca. C’è ad aspettarlo una donna. L’argine è verso lo spettatore, e dunque la piazza sta sul lato destro, il lato di Tolle, e questo iniziò a trarmi in inganno. Ora è tutto chiaro, allora niente. Stampai due cartine dalla rete. Raggiungemmo faticosamente il Po al suo delta, e quanto vedemmo fu del tutto casuale. Ma questo fu un gran bene perché mi impedì qualsiasi petulanza su qualcosa che non conoscevo. Non salimmo nemmeno sugli argini. Non li vedemmo, eppure stavano lì, sul fianco destro del fiume, costeggiavano la provinciale, si stagliavano lineari e continui sulle terre del Delta. A un certo momento ci trovammo presso l’Idrovora Boscoli di Polesine Camerini, e arrivò il manovratore e ci spiegò che eravamo arrivati; oltre il dosso, a duecento metri c’era la Sacca di Canarin. Non riuscimmo a trovare la foce del ramo principale, ma la vedemmo da lontano. Passarono alcune settimane.
Studiavo il Delta del Po non meno di due ore al giorno. La conoscenza reale e ravvicinata di quei luoghi, anche se del tutto fugace, mi aiutava. I tasselli del puzzle del Delta – il delta attivo e quello fossile, la campagna, gli argini e le golene, le valli da pesca, le lagune, le sacche, gli scanni – iniziarono a stare, nella mia mente, dove e come realmente stavano. Due cose specialmente mi avevano aiutato a capire: la prima era stata assimilare come funziona il Po alla sua foce, l’altra capire come funziona il Comune sparso di Porto Tolle. In senso stretto Porto Tolle non c’è: c’è un comune capo-frazioni, Ca’ Tiepolo, e lì sta la Casa Municipale; poi c’è Tolle, ma Porto Tolle non c’è, perché Porto Tolle è l’insieme delle sue frazioni. E dunque quando lessi che Gente del Po era stato girato a Porto Tolle, di questo mi convinsi; ma non era esatto, perché bisogna dire la frazione, e quella piazza, di questo cominciavo a essere certo, se stava da qualche parte – e da qualche parte doveva pur stare –, stava nella frazione di Tolle. L’altra cosa che iniziò ad aiutarmi fu comprendere il Po al suo delta. Funziona così: il ramo principale è il Po di Venezia, ma di fronte a Ca’ Tiepolo dall’argine sinistro si stacca il Po di Maistra, e la foce del Po di Maistra è la più a nord. Dopo Tolle il Po di Venezia si divide in due bracci, in alto il Po di Pila, a sud il Po di Tolle. Ma un poco prima, a ovest di Ca’ Tiepolo, il Po di Venezia si dirama ancora, e questo ramo è il Po della Donzella. Ci sono altre diramazioni, ma di queste, in questa occasione, è inutile dire. Ecco, siamo arrivati al punto: perché il Po di Maistra a nord e il Po di Venezia / Po della Pila staccano dalla terraferma una isola fluviale, che si chiama Isola di Ca’ Vernier; il Po di Venezia / Po di Tolle e il Po della Donzella staccano l’Isola della Donzella; e infine il Po di Pila e il Po di Tolle staccano da queste due una terza che è l’Isola di Polesine Camerini. Il Comune sparso di Porto Tolle è fatto da queste tre isole fluviali, e ciascuna di esse ha le sue frazioni. Mi convinsi che la piazza di Gente del Po appartenesse a una di queste frazioni, quasi di sicuro a Tolle; e insieme a questo avevo trovato una foto della chiesa che insisteva sulla piazza di Tolle quasi eguale a quella del cortometraggio.
Forse erano intervenute delle modificazioni, ma la somiglianza, al piede della chiesa, nel suo prospetto principale sulla piazza era forte. Ho scritto “insisteva” perché girando e rigirando sul tridimensionale ogni angolo di Tolle quella chiesa non c’è. No, non poteva essere la chiesa vecchia di Tolle. Il distanziamento fra i piedistalli delle due facciate era sensibilmente diverso. E inoltre quella chiesa a Tolle non c’è più. Dovevo trovare quella chiesa, ripresa alla sua base, nel cortometraggio, per nove secondi, fra 6.14 e 6.23. Trovata la chiesa avrei trovato la piazza. Iniziai a passare in rassegna le chiese della Diocesi di Chioggia, niente. Allora chiamai il parroco di Tolle, non lo trovai; chiamai la Sede diocesana di Chioggia; spiegai di che si trattava, e loro mi dissero che l’unica cosa era chiamare la Pro Loco di Porto Tolle. Mi rispose la signora Luisa che cordialissima mi disse di mandare una mail con tutti i dati del caso e avrebbero visto. Si sono riuniti in sei. Hanno guardato con la massima attenzione ogni fotogramma.
Al minuto 6.01 appare fugacemente inquadrato un campanile. È il campanile di Crespino, in Alto Polesine. È la piazza di Crespino la piazza di Gente del Po.
Geografia frattale – questo tracciarla, perseguirla con esattezza è balsamo alla sciatteria dell’indifferenziato. Grazie, anche per aver composto questa serie in modo tanto accorto e intelligente.