[Proponiamo la lettera aperta ad Annalisa Cima in merito alla discussione sul Diario postumo di Eugenio Montale, riaccesa, tra gli altri interventi, da un recente libro di Federico Condello].
Gentilissima Signora Cima,
questa lettera Le giunge sottoscritta da oltre centoventi studiose e studiosi che operano in oltre trenta diverse sedi italiane ed europee. La ispirano amore di verità e desiderio di confronto scientifico. Confidiamo in un Suo riscontro.
Come Lei ben sa, negli scorsi mesi si è riaccesa, con qualche clamore, la discussione sul cosiddetto Diario postumo attribuito a Eugenio Montale. Tutti i firmatari di questa lettera, pur esprimendo posizioni diverse in merito all’autenticità della raccolta, concordano su un punto che pertiene al metodo e alla deontologia di ogni disciplina scientifica: la necessità di un dialogo aperto, fondato su dati sicuri, alieno da qualsiasi pregiudizio o animosità.
Perciò i firmatari di questa lettera si rivolgono a Lei come alla principale testimone delle vicende editoriali del Diario postumo, nonché unica proprietaria dei relativi autografi e dei tanti materiali connessi (testamenti e lettere-legato, conversazioni registrate, disegni, e altro ancora). Solo il Suo intervento potrà permettere alla comunità scientifica di chiarire, una volta per tutte, i numerosi punti oscuri di una questione che non merita né silenzio né dimenticanza, e che oggi può essere affrontata con piena serenità.
Registriamo con piacere la disponibilità che ha manifestato a «La Stampa» del 19 novembre 2014, p. 36 («sarebbe stato sufficiente chiedermeli [scil. gli autografi del Diario postumo]»); e proprio questo vorremmo invitarLa a fare: mettere a disposizione tutti i documenti utili a un’analisi approfondita e pacata dei dati. Ci riferiamo innanzitutto ai manoscritti originali del Diario postumo; in secondo luogo – auspicabilmente, onde fugare ogni dubbio – ai manoscritti originali dei testamenti e delle lettere-legato, alle registrazioni delle Sue conversazioni con Montale, ai disegni e ai numerosi altri inediti di cui anche in tempi molto recenti (cf. «Il Giornale del Popolo», 6 dicembre 2014, p. 12) è stata data notizia.
Una Sua positiva risposta a questa richiesta, Signora Cima, sarebbe di grande valore per l’accertamento della verità.
Con i più cordiali e grati saluti
23 febbraio 2015
Firmato
Gianfranco Agosti (Roma La Sapienza); Simone Albonico (Lausanne); Giancarlo Alfano (Napoli L’Orientale); Annalisa Andreoni (Milano IULM); Gian Mario Anselmi (Bologna); Giulia Arpino (Trento); Luisa Avellini (Bologna); Giovanni Barberi Squarotti (Torino); Marco Bardini (Pisa); Mario Barenghi (Milano Bicocca); Andrea Battistini (Bologna); Marco Antonio Bazzocchi (Bologna); Giuliana Benvenuti (Bologna); Francesca Bernardini (Roma La Sapienza); Bolzoni Lina (Pisa SNS); Alberto Bertoni (Bologna); Mirko Bevilacqua (Roma La Sapienza); Luigi Blasucci (Pisa); Angela Borghesi (Milano Bicocca); Luciano Bossina (Padova); Renzo Bragantini (Roma La Sapienza); Giuseppina Brunetti (Bologna); Franco Buffoni (Milano IULM); Paolo Canettieri (Roma La Sapienza); Andrea Capra (Milano Statale); Rino Caputo (Roma Tor Vergata); Chiara Carpita (Oxford); Stefano Carrai (Siena); Alberto Casadei (Pisa); Riccardo Castellana (Siena); Pietro Cataldi (Siena); Silvana Cirillo (Roma La Sapienza); Francesco Citti (Bologna); Stefano Colangelo (Bologna); Federico Condello (Bologna); Renzo Cremante (Pavia); Francesco de Cristofaro (Napoli Federico II); Franco D’Intino (Roma La Sapienza); Anna Grazia D’Oria (Lecce); Tiziana de Rogatis (Siena); Francesco De Rosa (Pisa); Mirko Degli Esposti (Bologna); Adele Dei (Firenze); Laura Di Nicola (Roma La Sapienza); Paolo Di Stefano (Milano); Raffaele Donnarumma (Pisa); Bruno Falcetto (Milano Statale); Lucio Felici (Milano Statale); Giulio Ferroni (Roma La Sapienza); Luciano Formisano (Bologna); Nicola Gardini (Oxford – Keble College); Andrea Gareschi (Roma Tor Vergata); Valentina Garulli (Bologna); Christian Genetelli (Freiburg); Sonia Gentili (Roma La Sapienza); Massimo Gezzi (Lugano); Roberto Gigliucci (Roma La Sapienza); Marco Giovenale (Roma); Nicola Grandi (Bologna); Maria Antonietta Grignani (Pavia); Pasquale Guaragnella (Bari); Alessandro Iannucci (Bologna); Giorgio Inglese (Roma La Sapienza); Paola Italia (Roma La Sapienza); Stefano Jossa (London); Francesca Koban (Padova); Giuseppe Ledda (Bologna); Niva Lorenzini (Bologna); Romano Luperini (Siena-Toronto); Martin Maclaughlin (Oxford); Massimo Magnani (Parma); Andrea Manganaro (Catania); Piero Manni (Lecce); Sebastiano Martelli (Salerno); Clelia Martignoni (Pavia); Donatella Martinelli (Parma); Stefano Martinelli Tempesta (Milano Statale); Giorgio Masi (Pisa); Aldo Mastropasqua (Roma La Sapienza); Susanna Matteuzzi (Bologna); Guido Mazzoni (Siena); Pier Vincenzo Mengaldo (Padova); Marzia Minutelli (Genève); Maddalena Modesti (Bologna); Cristina Montagnani (Ferrara); Michele Napolitano (Cassino); Massimo Natale (Verona); Giuseppe Nicoletti (Firenze); Sebastiana Nobili (Bologna); Mauro Novelli (Milano Statale); Vinicio Pacca (Pisa); Giorgio Panizza (Pavia); Italo Pantani (Roma La Sapienza); Laura Paolino (Salerno); Lucia Pasetti (Bologna); Maria Pia Pattoni (Milano Cattolica); Bruna Pieri (Bologna); Massimo Pinto (Bari); Tiziana Piras (Trieste); Giuseppe Plazzi (Bologna); Tommaso Pomilio (Roma La Sapienza); Laura Pugno (Roma); Leonardo Quaquarelli (Bologna); Giulia Raboni (Parma); Paolo Rinoldi (Parma); Andrea Rodighiero (Verona); Giovanna Rosa (Milano); Gino Ruozzi (Bologna); Pasquale Sabbatino (Napoli Federico II); Niccolò Scaffai (Lausanne); Giuseppe Stellardi (Oxford); Pasquale Stoppelli (Roma La Sapienza); Riccardo Stracuzzi (Bologna); Antonio Stramaglia (Cassino); Fabio Tamburini (Bologna); Enrico Tatasciore (Bologna); Silvia Tatti (Roma La Sapienza); Francesca Tomasi (Bologna); Natascia Tonelli (Siena); Martina Treu (Milano IULM); Gianni Turchetta (Milano Statale); Carlo Varotti (Parma); Paola Vecchi (Bologna); Claudio Vela (Pavia); Matteo Viale (Bologna); Luigi Weber (Bologna); Luca Zuliani (Padova)
Spero che questo documento possa essere letto e linkato da molti. Si tratta di un ulteriore passo per arrivare al chiarimento definitivo dell’ormai annosa questione del “Diario postumo”, che proprio alla fine dell’anno scorso è entrata in una nuova fase, grazie ai nuovi studi pubblicati e a giornate di dibattito come quella di Bologna (11 novembre 2014) organizzata da Federico Condello. Credo che l’imponente numero di studiosi, e in particolare di grandi montalisti, che hanno sottoscritto la Lettera sia di per sé indicativo della volontà di non ricevere nuove risposte interlocutorie o evasive, bensì di arrivare sino in fondo. Per questo, credo che occorra uno sforzo ulteriore, in modo che la Lettera e i documenti che saranno a breve resi noti (vd. i commenti al contributo di Condello pubblicato in LPLC l’11 dicembre 2014) entrino nel nostro circuito culturale e critico a tutti i livelli: è, prima di tutto, dovuto a Montale.
Alberto Casadei
Care e cari, credo sia utile segnalare il pezzo che “La Stampa” di ieri ha dedicato al pluri-sottoscritto appello e ad alcune delle importanti scoperte che gettano luce sulla sinistra genesi del “Diario postumo”, raccoltina anonima del secondo Novecento. Il pezzo è firmato da Mario Baudino ed è leggibile per intero presso la Rassegna Stampa del MIUR:
http://rstampa.pubblica.istruzione.it/utility/imgrs.asp?numart=3NDT6L&numpag=1&tipcod=0&tipimm=1&defimm=0&tipnav=1.
Dunque, grazie a Paola Italia, sappiamo ora che un arruffato autografo del “Diario postumo” è stato vergato nel 1976 sul retro di una cartolina emessa nel 1979. Altre novità analoghe seguiranno.
Quanto all’appello, per ora nessuna risposta. Ma attendiamo con granitica fiducia: gli autografi, a quanto pare, “bastava chiederli”. O, come la Cima dichiarò in altri tempi, e si direbbe senza un filo di ironia, “i manoscritti sono in una banca di Lugano e chiunque può vederli” (“Il Secolo XIX”, 27 luglio 1997, p. 2).
Federico Condello
Scrive Baudino: “Un Montale che si ricopia nel ’79, con molte correzioni, e per di più appone la data 1976, è quantomeno bizzarro. Un giallista non resisterebbe alla tentazione di citare la pistola fumante”. Uno studioso, invece, non resisterebbe alla tentazione di ricordare che “Dora Markus” fu scritta fra il 1928 e il 1939, “La primavera hitleriana” fra il 1938 e il 1946, e che dunque per Montale era normalissimo tornare su propri testi a distanza di anni mantenendo, com’è ovvio, il richiamo all’originaria occasione ispirativa.
Merita di essere segnalato un brillante e risoluto intervento di Claudio Giunta su “Il Domenicale-Sole 24 Ore” di oggi. Fa piacere che qualcuno legga e si misuri con argomenti reali, senza timori e senza pregiudizi. Qui il testo dell’articolo: http://www.claudiogiunta.it/2015/04/exit-diario-postumo/.
Giunta è pregevolmente chiaro: egli ritiene che, letti tutti i contributi di questi mesi, «il dubbio di una quindicina d’anni fa abbia ormai poche ragioni d’essere, e che l’onere della prova tocchi ormai non a chi contesta l’autenticità del Diario, ma a chi la sostiene». Un punto cruciale.
Giunta fa poi benissimo a ricordare il cortese appello ad Annalisa Cima firmato da oltre 130 studiosi, e pubblicato qui sopra: che la proprietaria mostri finalmente autografi e documenti assortiti. «“Sarebbe stato sufficiente chiedermeli”, ha dichiarato la Cima a “La Stampa”. Bene, hanno chiesto: vediamo le carte»: così Giunta. Il quale, per parte sua, suggerisce che le sospirate carte si potrebbero in fin dei conti anche ignorare, «una volta che i termini della questione siano stati – come sono stati, molto meritoriamente – chiariti»: e si chiede se il “Diario postumo” non vada semplicemente accantonato, perché in ogni caso non vale nulla, nemmeno «la mezz’ora che si impiega a leggerlo».
Opinione rispettabilissima. Chi ha sottoscritto la lettera qui sopra, invece, ha preferito non sottrarsi al confronto e ha offerto ad Annalisa Cima una notevole apertura di credito. Ma, a quanto pare, si vorrebbe far finta di niente, con un silenzio che rischia di essere eloquentissimo.
Questo dispiace soprattutto per gli sparuti ed evidentemente imbarazzati autenticisti. Le carte sarebbero la loro unica via d’uscita, perché – forse non se ne sono accorti – alla paternità montaliana del “Diario postumo” ormai non crede quasi più nessuno. Tacere, balbettare o reiventare l’accaduto peggiora solo la situazione: e avvia la raccoltina a definitiva e unanime condanna.