di Vanni Santoni
[È uscito in questi giorni, nella collana Solaris di Laterza, Muro di casse di Vanni Santoni].
…
Eccone un’altra che arriva dal punk, seduta sulla scaletta di un tir.
Ciao Cleo.
Oh oh, i’ Gori.
Come l’è?
Mah.
Sai chi ho beccato un secondo fa? Il Futre.
Sì, l’ho visto anch’io…
Ti ricordi quando eravate punk?
Lui era punk. Io ero Oi!.
Ohi ohi, arriva l’accademia…
C’è la sua differenza.
Secondo te allora perché un sacco di gente è passata dal punk alla free tekno?
È normale no?
Sì?
Cercava un altro spazio di ribellione. Un altro scossone. Anche se ormai la gente non si scuote più per niente.
Be’ questa festa, per dire, è un discreto bordello.
Infatti sì, fa, infatti sì, e si accende un cicchino, Cleo, con quella faccia come sempre incazzata. Ma durerà? Sarà repressa? Inglobata? Non dicevamo sempre che è necessario supportare qualunque cosa sovverta il pensiero comune, ma è diventato così difficile, così difficile… Certo non lo potevi fare più col punk! Sai cosa ho visto l’estate scorsa a Stoccolma?
Ah già c’hai la donna su… Come sta Emma?
Tutto bene, tutto bene. Sta qua alla festa eh. Da qualche parte… Ma sai cosa ho visto su? I Bad Religion. Dal vivo. In un luna park. Tra i tiri a segno e le montagne russe. La gente che guardava il concerto dalla terrazza di un “gyros bar”. Neanche vendevano la birra.
Be’ magari vuol dire che la Svezia è avanti, se i Bad Religion lì sono musica per famiglie. Ti immagini i Bad Religion a Gardaland?
Tu ridi ma era triste. Come quando allo zoo vedi quelle vecchie bestie tutte spelate…
Se ci fossero stati i Black Flag sarebbe stato peggio.
O i Crass! Ma andrà tutto a puttane anche con le feste. Sai cosa cerca ormai la gente? Dico la gente che è qui col furgone, eh. Coca per scraccare. Speed. Ketch al massimo. Md e acidi sono più cose da vendere, per il pubblico occasionale.Le cose hanno i loro cicli. Dicono che in Repubblica Ceca la situazione sia bella.
Dai retta, ma per caso ti servono cartoni?
Che, ti sei messa a fare le storie?
No, macché, è che ne ho comprati tre, poi Emma l’aveva già preso…
Che sono?
Calendari maya.
Fai un po’ vedere…
Vieni, mettiti a sedere, aspetta che sposto questo tizio… Come si fa a addormentarsi a questo modo, veramente…
Quindi il calendario maya sarebbe fatto così? Credevo fosse quello tondo, sai, con la faccia in mezzo…
Quella è una ruota solare azteca, mi dice mentre spacchetta un involucro di stagnola, poi lesta lo rinfila in tasca mentre passa una ragazza con la telecamera, e a pensarci sarebbe bello oggi ripescare quel filmato, tra i tanti, tutti di infimi spezzoni, che ci sono su YouTube, e non è poco trovarne dato che YouTube è stato aperto soltanto due anni più tardi di quel teknival, nel 2006, sembra che esista da sempre e sono giusto nove anni – sarebbe bello ritrovarsi, sebbene a guardare quelle clip non si capisca più cosa stesse veramente accadendo, sono girate per lo più di giorno, vedi accampamenti sparsi di cinque auto e un furgone, qualche tenda, soundsystem con una o due persone che gli ondeggiano davanti, senti frasi smozzicate in francese, in inglese, col rimbombo sempre in sottofondo, vedi passare un cane, scorgi le prime canottiere da basket (quando è stato, poi, che si è coagulata l’uniforme, che si sono imposte le canotte sportive, le osiris D3, i pantaloncini Kani? Una volta bastava un cappellino con la tesa sfilacciata…), ma ecco in fondo a uno di quei video, come fossero titoli di coda, una lista di nomi, EN2, E2R, Hazard Unitz, Redkill, Tribal Boss, System 18, ACME, Random, Epsylon, Saltimbank, CareKillon, D.I.B., KZP, ONG Korp, Subsonik, OGM, Symbioz e non sono neanche tutte le tribe presenti, io stesso ricordo che c’erano i Metek, per dirne solo una, chissà quante di esse esistono ancora, chissà chi ricorda ancora i loro nomi, ecco un popolo senza idoli o eroi (ma erano eroi! a proprie spese, in perdita, a far pari quando andava bene, per metter su tutto quell’ambaradan – per carità, qualcuno magari faceva pure “business” ma tutti i soldi che potevi fare davvero erano spiccioli rispetto a quel che significava portare un sound fino in quei monti, dalla Francia o dal Norditalia o da chissà dove), nomi che resistono solo in queste specie di lapidi online, magri mausolei in coda a un video o su un flyer appiccicato in qualche casa, in cucina da Melusine c’è quello del teknival di Pinerolo del 2007, vi si legge di nuovo il nome degli Hazard Unitz, poi Nonem, Rmetik, THC, Puzzle, Tribe Unitz, Sbandao Bullets, Illegal Sound Resistance, OTK, Duotek, Subaliens, Enigmatik, DMT, Ketwork32, Bankitek, Stereofreezed, Blackstocksound, Bordelik, Indecis, Hekate, Systematek, Revolt99, KNS, Psykopatik, Arbotek, Baktribe, Otonom Corp, Lego, Hektek… Alcune sono tribe storiche, viste in mille e mille feste, ritrovate in Portogallo o in Repubblica Ceca, altre esistite il tempo di una o due serate, falene nel fuoco di quelle notti, e se la scienza viene pian piano a rendere giustizia ai costumi di quella cultura [1] , chi ricorderà coloro che le hanno dato il sudore e gli anni? Qualche mese fa sono stato a trovare Rocamadour e Sayfa, ventesimo arrondissement, un appartamentuccio al sesto piano tutto rovinato dall’umidità, una bimba piccola e il cane in terrazza e loro che erano contro il sistema a vivere di sussidi, e li avrei voluti abbracciare mentre Sayfa versava un fondo di pastis e Rocamadour girava una canna e se la prendeva con non so che politico in tv, gli avrei voluto dire eravate stelle, non lo dimenticate, proprio voi, con quei piedacci ancora ficcati nelle scarpe da skate, con quelle facce mezze frolle dove sono rimasti i taglietti sottili dei piercing, con quella malinconia che non sapete più levarvi di dosso, brillavate come il sole e neanche eravate presi nel fuoco incrociato di infanzia e celebrità.
E come va, ci sono ancora le feste in Italia, chiedeva Sayfa, ma i suoi occhi parevano chiedere Davvero è tutto finito, eh Iacopo? E forse, sì, era tutto finito, dappertutto se non in Repubblica Ceca (lì a nulla era valsa anche la repressione più brutta, al Czechtek del 2005 la polizia aveva attaccato ma quelli niente, nove anni dopo stanno ancora lì a smartellare), ma piuttosto, dove era cominciato?
Dove era cominciato, eh Sayfa?
Mah, fa, e scozza i capelli alla figlia, noi andavamo a delle feste hardcore a Paris… Arrivava la police e chiedeva chi ha organizzato, chi ha organizzato? E noi: Henri! E loro chiedevano dov’è Henri, chi è Henri, chiedevano se Henri era quello che suonava e noi, no, no, Henri è un altro, e non lo trovavano mai e tutti però gli confermavano che il boss era Henri, che aveva fatto tutto Henri, che era tutta colpa sua. Che risate. Tu, Iacopo?
Io? Ero coi miei ragazzi, era il duemila. Una cosa normale. Stavamo a chiederci come avremmo buttato il capodanno, l’anno prima fai conto che l’avevamo passato a una serata di techno commerciale alla Fortezza da Basso di Firenze, una di quelle serate dove entrare costava anche ottanta o novantamila lire, ti impasticcavi, ci bevevi dietro una decina di vodka lemon e ti ritrovavi mezzo rincretinito, per terra, a pomiciare con un gavorchio.
Un gavorchio?
Sì, insomma, una ragazza molto brutta. Facevamo ridere, ci mettevamo delle giacchette, delle magliette… Ma quell’anno arrivò un nostro amico con un volantino in mano, c’era disegnato un cervello in una campana di vetro e la scritta BRAINSTORM, Bologna, e andammo lì e per dei ragazzi che arrivavano dal Valdarno era grossa, fuori dall’ingresso c’era una situazione che avevamo visto al massimo nei videogiochi tipo Double Dragon, bidoni di lamiera col fuoco dentro e intorno lo smazzo a cielo aperto, cartoni, pasticche, figurati che a quei tempi neanche sapevamo cosa ci fosse dentro, cosa fosse l’MDMA, pensavamo fosse anfe tagliata a morfa.
Morfina?
Sì, sai, per l’effetto entactogeno… Il “morbidone” non ce lo spiegavamo, era fuori dalle categorie di droghe di cui avevamo esperienza o di cui avevano esperienza i relitti della generazione precedente che bazzicavano i nostri stessi bar. E già allora, già allora ricordo bene una ragazza, la ragazza da cui comprammo gli acidi, Super Hofmann vecchia scuola, sole, luna, bicicletta, la scritta 1943, quella tipa sembrava uscita da Mad Max, aveva degli occhialetti da aviatore sul capo, veniva chiaramente da un altro mondo, da un’altra cultura, e ripeteva eh ogni anno diciamo boicotta il Livello boicotta il Livello e poi siamo sempre alle serate del Livello, suggerendo quindi che esistesse addirittura qualcosa di diverso e migliore di quello che avevamo davanti, qualcosa di ulteriore e più puro, e da lì [2] (perché poi, puristi o non puristi la festa fu bella, Sayfa, che te lo dico a fare) fu tutto un cercare di tracciare il movimento, di trovare gli affluenti di quel fiume sotterraneo, di arrivare alla matrice, fino a scovare siti come kyuzz.org, olstadsound.com, e da lì le feste, e metterci a ballare, bagnati finalmente, e per la prima volta nelle nostre vite, nelle acque di qualcosa di vero (e sudicio e strinato e pieno di peli di cane, certo, cosa c’entra).
Note
[1] La classifica di pericolosità delle varie sostanze stilata dalla rivista medica Lancet nel 2008 colloca l’MDMA al diciottesimo posto e l’LSD al quattordicesimo, molto al di sotto di droghe pesanti come eroina o cocaina, ma anche di alcol, tabacco, canapa e benzodiazepine.
[2] (il fatto è che non esistevano neanche le categorie semantiche: dagli archivi online si possono recuperare articoli su quel capodanno bolognese intitolati “Odissea rock nel 2001 da alternativi fuori orario” oppure “Al Palanord di Bologna una grande festa di suoni e immagini, per entrare nel 2001 all’insegna della contaminazione tra culture diverse”. Era per quello forse che ancora nessuno pensava a perseguitare, a reprimere: perché nessuno si rendeva neanche conto di cosa stesse succedendo. A Milano, capodanno successivo, quello davvero “purista”, con il fior fiore delle tribe dell’epoca, Olstad, Desert Storm, Tomahawk, Hekate, Kernel Panik, arrivò la polizia e di fronte a quella messinscena nera e cibernetica, a quei muri di casse assommitati da schermi che trasmettevano disegni geometrici a ciclo continuo, chiesero cosa sta succedendo e Betty, storica attivista di là, gli disse “ma niente un raduno di culture underground…” e quelli “quando finisce?” e lei “boh tra un paio di giorni” e quelli “ah bene, mi raccomando non lasciate vetro in giro” e andarono via: andarono via.)
[Immagine: Muro di casse].
Ho appena letto qualcosa di stupendo.
Nostalgia
GRAZIE VANNI
grande
libro importantissimo