cropped-vaccini.jpgdi Giuseppe Sciortino

[Questo articolo è uscito sul «Corriere di Bologna»]

La controversia sui vaccini è benvenuta, e non soltanto perché evita a molti bolognesi di parlare, per mancanza di alternative, dei maldipancia della sinistra radicale cittadina. È benvenuta perché porta all’attenzione una matassa di problemi che resteranno con noi per molto tempo.

È bene partire sgombrando il campo dalla presunzione che si tratti di un fenomeno di ignoranza da guardare con sussiego. L’ostilità ai vaccini – come l’adesione alle cure naturali, la convinzione che le scie nei cieli siano legate a esperimenti militari o la fede nelle capacità salvifiche di certe diete –  si ritrova spesso in genitori mediamente o altamente istruiti, che investono molte più energie della media nel documentarsi sulle proprie posizioni.

Questo rende il fenomeno sia interessante sociologicamente sia difficile da gestire politicamente. È l’effetto di due cause congiunte, che si rafforzano a vicenda.

La prima è che i vaccini – come quasi tutte le misure igieniche ed epidemiologiche – operano principalmente su popolazioni. Il vaccino interviene sulla probabilità che qualcosa avvenga, non è un talismano che protegge ciascuno dei nostri figli singolarmente. Inevitabilmente, come qualunque misura umana, presenta dei rischi, ancorché minimi. Se i genitori si aspettano e pretendono prove che quel singolo vaccino proteggerà proprio loro figlio proprio da quella malattia– e che esso non presenti alcun rischio, anche soltanto meramente potenziale – hanno già vinto la loro battaglia in partenza. Contribuendo tuttavia così a perdere la guerra, perché il vantaggio di non vaccinare i propri figli dipende dal fatto che questi vivano in un ambiente dove tutti gli altri genitori invece lo fanno, riducendo così al minimo i rischi di contagio per i non vaccinati. Salvo il fatto che anche gli altri presto si adeguano. Con particolare velocità quando l’ignavia dei politici regionali e i pregiudizi dei giudici lisciano il pelo a questi atteggiamenti invece di contrastarli.

Il secondo è il processo, che si registra in tutte le società avanzate, di progressivo crollo dell’autorità della conoscenza scientifica e del prestigio professionale. È in corso, e non da pochi anni, una secessione silenziosa dei ceti istruiti da due istituzioni che sembravano essere in precedenza la loro stessa ragione d’essere. Chi rifiuta i vaccini non ignora la conoscenza scientifica, ritiene semplicemente di essere in grado di distinguere da solo tra quello che è «veramente» scientifico e quello che è frutto dell’oscuro agitarsi delle multinazionali. Chi rifiuta i vaccini non ignora le competenze dei medici. Ritiene semplicemente di sapere riconoscere da solo se quello che dicono è parte di una superiore conoscenza professionale oppure del loro appetito finanziario. Col risultato di trasformare le conoscenze scientifiche e la diagnosi professionale in un repertorio dal quale si può estrarre qualcosa serenamente tralasciando tutto il resto. Con l’esito di vedere genitori postare su Facebook allo stesso tempo letteratura contro i vaccini e commenti indignati verso i politici che negano il riscaldamento globale. E’ il trionfo della scienza fai da te e del professionista visto come commesso per il quale il cliente deve sempre avere ragione. Non viviamo forse nel paese del siero Bonifacio, della cura Di Bella, del metodo stamina?

Inutile dire che questo non vuol dire negare che il sempre più stretto intreccio tra finanza e ricerca presenti numerosi problemi. E neanche che la professione medica abbia spesso praticato comportamenti poco conformi al giuramento d’Ippocrate. Vuol dire che certe volte le reazioni posso finire per configurarsi come peggiori rispetto all’offesa iniziale. Che ci piaccia o meno, la scienza è la peggiore forma di conoscenza, eccezion fatta per tutte le altre sperimentate sinora.

17 thoughts on “Sul non vaccinare i bambini

  1. Articolo che condivido del tutto. È doveroso però aggiungere che hanno responsabilità gravissime tutti coloro che dicono che in Italia è presente una “crisi dei saperi umanistici” minacciati dai “saperi scientifici” in quanto più “utilitaristici” e “fonte di profitto immediato” a differenza dell’ “inutile” e “fine a se stesso” umanesimo. Semmai in Italia è presente una falsa cultura dogmatica, parolaia e retorica che si spaccia per “umanistica” ma che ha il solo fine non di far trasmettere che saperi come letteratura, storia e filosofia hanno valori anche per l’uomo d’oggi ma il fine unico di aumentare il prestigio fine a se stesso di quelle discipline (e non parliamo della caricatura che fanno dei saperi scientifici, che quando va male ne parlano come “utilitaristiche” come se Maxwell avesse studiato l’elettromagnetismo per inventare nuove tasse, e quando ne parlano in modo positivo lo fanno sempre “a senso unico” ovvero per aspetti positivi legati alle materie umanistiche, del tipo che la matematica è nata nel mondo classico con Euclide o che la scienza di Galileo è legata a riflessioni filosofiche, non sono mai insomma valorizzate per se stesse). Gente peraltro che dice che ci sono troppe poche ore di latino allo scientifico ignorando che ci sono più ore di latino allo scientifico che ore di matematica al classico. Il tutto a discapito di una vera cultura che ritiene che verità e utilità si sostengano a vicenda in quanto senza la stampa di Gutenberg e la radio di Marconi non si sarebbero diffusi così tanto i “saperi fine a se stessi” e che senza i cannocchiali Galileo non sarebbe stato quello che era. Speriamo quindi che prima o poi il vento cambi.

  2. intanto la cura Di Bella pare sia stata approvata dai giudici e il sistema sanitario deve anche pagarla se il malato la desidera provare. Ciò a fronte di prove di efficacia della stessa portate in tribunale.
    Poi i ciritici della prevenzione coi vaccini pare siano a loro volta ricercatori seri e medici. Chi si deve documentare e su chi? Mi risulta che i vaccini sono buoni per istituzione e non devono superare prove di “tossicità sugli organismi umani” come invece è per i farmaci per averne la commerciabilità. Si sa che ormai si è arrivati a consigliare la vaccinazione a tre mesi dalla nascita, quando il sistema immunitario non si è sviluppato del tutto, e ciò vuol dire rendere le persone dipendenti dall’immunità da vaccini e prive di immunità naturalmente acquisita. PERFETTO! Un mare di clienti a vita!

  3. @Grazia: Non crede che dal momento che, come lei dice, il sistema immunitario a 3 mesi non si è sviluppato del tutto, l’incontro con gli stessi batteri e virus per cui vacciniamo ( ma questa volta non in forma attenuata o parziale come nei vaccini ma alla loro normale vitalità ) sarebbe pericoloso? Ne sono la prova le morti per pertosse che ancora continuiamo a vedere nei piccolissimi.
    Mi creda Grazia, non basta il buonsenso e orecchiare un po’ di informazioni scientifiche; ci vuole una vita dedicata allo studio in questo campo per poter valutare con un grado accettabile di sicurezza i pro e i contro delle pratiche vaccinali.
    E ancora, sa che esistono persone sopravvissute alla ultima epidemia italiana di Polio ( fine anni ’50) che portano segni perenni della loro malattia? E sono quelli sopravvissuti, noti bene. Non clienti a vita, disabili a vita

  4. @ Michele Dr. Al liceo scientifico e anche al mai citato liceo delle scienze umane, dove insegno (come anche al linguistico), ci sono troppe poche ore di latino. Ci sono troppe poche ore di matematica, anche, e se me ne dessero un paio in più anche di italiano farei cose splendide. Poi, lo so, la giornata è fatta di 24 ore e facciamo compromessi.

    Questo non c’entra nulla con la cultura umanistica, la cultura scientifica, i vaccini.
    Buttiamo sempre tutto in vacca, su, per fare la solita polemica da quattro soldi su Gentile che ha stufato anche i morti dentro i sarcofagi degli Egizi.

  5. @ Daniele Lo Vetere. Ho solo indicato un dato di fatto. Allo scientifico ci sono 3 ore di latino ogni anno e al classico 3 ore di matematica al biennio e 2 al triennio. Poi io sono dell’idea che una materia che ha meno di 3 ore alla settimana a scuola non si fa granché, mi sembra un’opinione ragionevole. Giovanni Gentile io non l’ho mai citato nel mio intervento, è un fatto invece che Giovanni Gentile è citato oggi molto in positivo da personaggi che personalmente non ammiro molto come Diego Fusaro, il quale lo affianca anche ad Antonio Gramsci come oppositore alla “globalizzazione capitalistica”.

    Questo è il punto, ci sono sedicenti umanisti che difendono non una cultura umanistica ma una falsa cultura che lancia discorsi ideologici e fumogeni contro persone e idee che non sono “tecnocratiche” e “aziendalizzatrici” ma che vogliono con parole e soprattutto anche con azioni non solo capire il mondo ma anche cambiarlo e migliorarlo, come diceva un filosofo di Treviri che un tempo era molto di moda…

  6. Buonasera,
    non può essere che forse la verità stia – come spesso accade – nel mezzo. Il NO incondizionato ai vaccini è deleterio; ma i vaccini sono sempre prodotti da aziende private, che hanno come scopo prioritario il profitto, perché il fine prioritario di un’azienda è aumentare la redditività.
    La mia fidanzata mi ha raccontato che quando fece il vaccino contro il morbillo, dovette essere ricoverata poiché la febbre le arrivò a 42°; e come lei anche altri bambini ebbero problemi simili … Non si può provare che ci fosse una relazione fra vaccino e manifestazioni febbrili acute, ma neppure il contrario in fin dei conti … Poi, forse non si dovrebbe distinguere all’interno della stessa categoria di vaccini? Alcuni vanno fatti assolutamente, altri si potrebbero evitare in determinate condizioni.

  7. @ Giacomo
    Vede, il fatto che siano prodotti da aziende private è vero. Ma questo non è indice di malafede. Sennò chiunque faccia profitto su qualsiasi cosa sarebbe, ipoteticamente, in malafede.
    Per quel che riguarda gli effetti collaterali, è chiaro che ci possono essere, anche gravi (in rarissimi casi, secondo l’OMS). Ma , come scritto nell’articolo, non potranno mai essere pari a zero. E a fronte di questi effetti collaterali vi è la protezione della popolazione da patologie con effetti ben più deleteri.
    Il fatto che alcuni vaccini siano evitabili è vero. Ma chiediamoci sempre: se iniziamo a non farli, per quanto saranno ancora evitabili?
    Cordiali saluti

  8. @Giacomo: manifestazioni febbrili, anche molto elevate e associate a complicazioni più gravi, ci sono eccome, sono forse il tipo di reazione più comune (dopo l’arrossamento, credo). E non sono ne ignorate, ne nascoste. Sono nei documenti redatti dagli ospedali (indipendemente) che valutano il vaccino “sul campo”. Qui puoi trovare una spiegazione breve e precisa dei cosiddetti “trial clinici” prima dell’approvazione: http://www.lavoce.info/archives/35643/la-sperimentazione-clinica-dei-vaccini/

    Gli ospedali uniscono i dati dei loro pazienti, scrivendo gli effetti avversi e una descrizione del caso (“Bambino di nove mesi con problema X,Y,Z assume vaccino V, dopo un mese è ricoverato per encefalite acuta, esito blabla”). Questi dati sono analizzati da uffici competenti nazionali, da enti indipendenti e dall’azienda stessa.

    Il profilo tossicologico del vaccino è continuamente sotto controllo, ed eventuali problemi vengono presto alla luce e comportano modifiche di produzione, ritiro di lotti o blocco del vaccino stesso.

    L’azienda che vende deve si far profitto, ma per colpevolmente continuare a vendere il suo vaccino “cattivo” (contro quello, magari più sicuro, di un concorrente) dovrebbe corrompere un mucchio di gente: operatori sanitari, policy-makers, politici (locali, nazionali e sovranazionali, in un contesto come l’Europa). Con il fiato sul collo di aziende concorrente che sarebbero ben felici di trovare un problema per poter proporre il loro, di vaccino.

    In ogni caso, ritornando agli episodi febbrili, reazioni allergiche, eczemi etc, ti starai forse chiedendo: ma se si sanno, perchè i vaccini sono venduti?

    La risposta è assolutamente semplice: i rischi sono minori dei benefici. Se temi questi piccoli rischi (che piccoli sono veramente) allora non dovresti prendere nessuna medicina.

    L’aspirina ti può uccidere con sanguinamento gastrointestinale. Molti trattamenti anticancro aumentano il rischio di cancro. Alcuni antibiotici ti possono rendere sordo.

    Potrei continuare per ore, ma il punto da ricordare è che ogni farmaco ha dei rischi, e questi rischi vanno soppesati ai benefici. L’evidenza circostanziale del “mi è successo questo” purtroppo conta zero: va misurato l’effetto su una popolazione e da li decidere.

    I vaccini sono un tipo di farmaco meraviglioso: permettono l’eradicazione di terribili malattie da un intero stato, continente e, se la vaccinazione è concertata, il mondo intero. Come importanza non hanno eguali in medicina. La loro larghissima adozione inoltre fa si che siano tra i farmaci più studiati e testati: gli effetti collaterali sono pochi e sempre meno, di farmaco in farmaco.

    Spero di aver fatto un po’ di chiarezza.. pur essendomi dilungato oltremodo.

  9. Buonasera a tutti,
    l’articolo qui presentato tocca un punto centrale nell’acceso dibattito di questi giorni sui vaccini: quello della contrapposizione tra comportamenti razionali e comportamenti irrazionali, tra persone dotate di spirito critico e altre vittime di pregiudizi e false paure. E proprio nell’incapacità, da parte di un numero sempre maggiore di persone, di prendere decisioni razionali e scientifiche Sciortino individua la causa, o una delle cause, del problema.
    Porre la questione in questo modo, mi sembra, rischia di banalizzare alcuni problemi che in molti si pongono sui vaccini. Si tratta di questioni che, nella maggior parte dei casi, vengono sollevate in primo luogo da pediatri e che non mi sembrano contrarie a un approccio critico e scientifico del problema.
    Di seguito ne elenco solo alcune, a mo’ di esempio:
    1- perché somministrare insieme sei vaccini per malattie diverse tra di loro a neonati che hanno pochi mesi di vita e, di conseguenza, stanno sviluppando il loro sistema immunitario? In una risposta a un commento precedente, la signora Cristina faceva notare che, proprio perché il sistema immunitario dei neonati non è ancora sviluppato, è preferibile che entri in contatto con il virus nella sua forma depotenziata. Ma con l’esavalente il neonato entra in contatto non con una, ma con sei malattie contemporaneamente. Diversi pediatri fanno notare che l’Italia è il solo paese della zona euro a seguire una politica di questo tipo. Perché?
    2- questione collegata alla prima. Che senso ha vaccinare un neonato contro una malattia come l’epatite B, la cui trasmissione avviene attraverso il contatto di fluidi corporei?
    3- Nel debellamento (solo nei paesi occidentali) di alcune malattie quali la poliomelite, quanto conta la vaccinazione, e quanto invece il miglioramento delle condizioni di vita (livelli igienici, alimentazione, possibilità di cura) raggiunto in questi paesi negli ultimi decenni?
    Al di là di queste e di altre questioni, una critica generale che sollevano diversi pediatri riguarda la mancanza di test e studi approfonditi sugli effetti sul breve, medio e lungo periodo dei vaccini.
    Le questioni e i dubbi che ho qui cercato, malamente, di riassumere non sono ascrivibili, credo, a un modo di pensare non scientifico, ma, al contrario, richiamano uno dei punti fondamentali di questo modo di ragionare: quello di porre questioni e di chiedere sempre ulteriori verifiche, senza considerare nessun argomento come un’assioma.
    Chiudo con un’ultima domanda: perché, invece di descrivere quanti sollevano dubbi come degli ossessi scriteriati e pericolosi, il ministero e gli organi di stampa che si occupano della questione non forniscono, in maniera il più chiara possibile, risposte a queste e alle altre domande “normali” che in molti si pongono? Farlo avrebbe effetti sicuramente migliori di quelli ottenuti da questo modo di gestire le informazioni.
    Scusandomi per la lunghezza di questo commento, auguro una buona serata a tutti.

  10. Mi rendo conto di aver tradito lo spirito dell’articolo iniziale nella mia risposta precedente. Non si voleva fare qui l’ennesimo dibattito vaccini sì/vaccini no ma parlare della crisi di autorevolezza della scienza e dei suoi operatori .
    Non risponderò quindi a Tommaso entrando nel merito ma vorrei solo commentare il metodo. Gli studi che lui auspica siano fatti sui vaccini, sono stati fatti da tempo, e su milioni di bambini. È proprio sulla base dei risultati di quegli studi che il mondo scientifico internazionale è arrivato a quelle raccomandazioni .
    Chi si avvicini alla cultura classica e pretendesse di commentarla avendo letto un libro di Fabio Volo ma ignorando l’esistenza di Dante o Manzoni ( e magari rammaricandosi: Ma perché non è mai stata scritta una Commedia, magari Divina…?) farebbe lo stesso errore. Ecco, si auspica spesso una migliore applicazione del ragionamento scientifico; se questi devono essere i risultati io rovescerei l’auspicio: applichiamo piuttosto i metodi della cultura classica a quella scientifica e chissà che non si riesca a capirsi meglio.

  11. Premetto che ritengo i vaccini almeno in linea di principio, dei presidi sanitari ideali, come si capisce se li si confronta con i farmaci. I vaccini, a differenza di farmaci antiinfettivi come tipicamente gli antibiotici, tentano di sfruttare l’autodifesa dello stesso organismo, ed in questo senso sono naturali, sollecitano un comportamento dell’organismo che gli è connaturale, che l’organismo esercita naturalmente.
    Tra tutte le critiche rivolte ai vaccini, ce n’è sicuramente qualcuna del tutto fondata e che non viene per niente affrontata, e che riguarda ad esempio la purezza dei preparati che, essendo ottenuti su brodo di coltura, rischiano sempre di esserne inquinati, portando ad un sensibilizzaizone collaterale che potrebbe concorrere a spiegare l’aumento vertiginoso delle allergie, che come si sa, sono delle malattie autoimmuni. In tal modo, si perde l’occasione di affrontare il tema di come aottenere dei vaccini migliori, più sicuri e privi di effetti collaterali negativi.

    Detto questo, rimane l’atteggiamento da stadio che la classe medica insieme a quella politica manifesta sulla vicenda.
    Anche l’articolo qui postato mi pare di una gravità inaudita, quando connota negativamente il fatto che esista un ceto istruito che non si fida ciecamente di quanto dicono gli esperti dei varii settori del sapere.
    Che sia benvenuto questo sano scetticismo, la specializzazione è il cancro della nostra epoca, quella che ci trasforma da uomini in ingranaggi di un meccanismo complesso che si sottrae già in linea di principio da una possibile analisi individuale.
    La cosa è tanto più grave. ove si consideri come la produzione dei vaccini è affidata al 100% a multinazionali ovviamente del tutto private e di dimensioni finanziarie così ingenti da potere tenere testa ad intere nazioni, se non altro per la loro capacità di veto sull’uso di presidi sanitari, come successo tristemente con farmaci anti-HIV nel cosiddetto terzo mondo.
    Pensare di essere in balia di simili potenze finalizzate esclusivamente al profitto, dovrebbe preoccupare tutti. altro che provocare assurde stigmazzazioni dei sano dubbio socratico in nome di un’autorità infallibile e come tale indiscutibile!
    Che poi, se entriamo nel emrito, avete già dimenticazto l’oscura vicenda del siero anti-SAR che ha movimentato miliardi di dollari per una prevista pandemia, poi rivelatasi una bufala siderale.

    Da una parte, abbiamo una conoscenza scientifica ben lungi dall’essere in grado di fornirci certezze, e questo vale soprattutto nel campo biomedico, dove l’imposizione di un approccio chimico-fisico sempre più si rivela inadeguato, dall’altra la presenza di enormi interessi economici che confliggono inevitabilmente con le pretese finalità assistenziali.

    Come sempre, trattare tutto il settore scettico come fosse un’unità indistinta, può portare soltanto a dare giudizi cumulativi che non aiutano, ignorando sorprattutto che l’attività delel scienze sperimentali fonda sè stessa su un atteggiamento criticamente scedttico, lo scetticismo dello scienziato.

    Si potrebbe poi considerare le implicazioni più generali, al di là dello specifico settore biomedico, di un mondo sempre più controllato da pochi soggetti potenti in cui la singola persona ha perso il possesso della sua propria vita, preda prima ancora delle decisioni dei pochi potenti, della sua stessa mente conformata agli standard mediaticamente imposti.

  12. @Tommaso: attenzione, stai partendo da false premesse. In pratica stai chiedendo: “Perchè non fanno X?” quando invece già fanno X. È uno dei problemi implicati dall’articolo.

    1a) Perchè un esavalente? È mostrato sicuro ed efficace. Una sola iniezione è meglio di iniezioni multiple, proprio per ridurre gli effetti collaterali. In questo modo, inoltre, si protegge il bambino da un’ampia gamma di malattie pericolose, utile proprio perchè il sistema immunitario è più debole. Un esavalente non equivale a prendere 6 malattie, equivale al massimo a prendere un raffreddore (per la maggior parte dei bambini).

    1b) Il vaccino esavalente è usato solo in Italia? Sbagliato! Il vaccino esavalente (o meglio, I VACCINI: sono più di uno) è usato in Europa (e nel mondo). Ci sono continuamente studi sulla loro sicurezza ed efficacia, si trovano facilmente dal 2000 in poi.

    2) I bambini sono esposti al contagio perchè non fanno certo attenzione a cosa mettono in bocca, cosa toccano, con cosa si tagliano. Sai che l’hep b si può prendere anche se un bambino mastica cibo lasciato da una persona infetta? E quanti parenti e amici prenderanno in braccio il bambino e lo riempiranno di baci? C’è poi un motivo specifico per l’età: un’infenzione prima dell’anno di età causerà quasi certamente complicazioni croniche durante la vita (inclusi cirrosi e cancro del fegato). Per bambini più grandi, la percentuale si riduce a circa il 30%. Quindi vaccinare presto, ben prima dell’anno di età è assolutamente sensato.

    3) Si può controllare applicando principi di igiene strettissimi (incluso blocco e screening di chiunque, italiano o meno, rientri da un viaggio), ma senza garanzia di eliminazione del virus “selvaggio”, come si dice: cioè libero nell’ambiente. È quasi utopico, a meno che il paese sia molto piccolo, chiuso e con pochissima immigrazione. Pensa a francia, spagna e germania che negli anni ottanta avevano ancora poliovirus endemico: http://www.polioeradication.org/portals/0/Image/PolioPrevention/HistoryOfPolio/history-1988.png
    In un paese come l’italia, naturalmente privo di frontiere su gran parte del territorio e target di immigrazione, sarebbe follia. Oltre ad essere socialmente deprorevole (usiamo l’immunità acquisita dal resto del mondo per “proteggerci”?), per viaggiare in Europa e nel mondo diventerebbe comunque necessario.

    Infine, ti quoto:

    “una critica generale che sollevano diversi pediatri riguarda la mancanza di test e studi approfonditi sugli effetti sul breve, medio e lungo periodo dei vaccini.”

    Questa è un’altra falsa premessa, ed è principalmente sollevata dagli anti-vax professionisti purtroppo, non dai comuni pediatri (ma non mi meraviglierei se lo fosse, considerando quanti pediatri-omeopati ci sono che guadagnano sulla paura dei pazienti – sembra essere una combinazione remunerativa). Vai su http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed e cerca “vaccine safety”, anche per specifici vaccini (vanno chiamati per nome commerciale, come ho detto sono tanti, diversi, variano nel tempo anche a distanza di pochi anni).

    Ci sono migliaia di studi e “meta-studi”. I meta-studi prendono altri studi e ne controllano i metodi, cosa molto importante nella scienza: non tutta la ricerca è uguale. Dovrai leggerne parecchi se vorrai farti un’opinione, ma anche li, senza un background statistico e biomedico c’è una grossa probabilità di non capirci molto senza studio approfondito e senza pregiudizi (e metto in mezzo anche me, che sono un dottorando ma mi rendo conto dell’enormità e complessità della scienza – ma almeno di statistica e biologia un po’ ne so).

  13. @Vincenzo Cucinotta: quando parla di “sano scetticismo” tocca il punto focale dell’articolo. Lo scetticismo non è automaticamente sano per definizione o per contratto.
    Se io sono scettica sulla capacità delle case automobilistiche di costruire automobili e me ne costruisco una in casa sul tavolo da cucina, probabilmente la mia macchina non camminerà mai.
    Se penso che gli ingegneri siano tutti venali e in mala fede e decido di progettarmi da sola una nuova casa, probabilmente questa non resterà in piedi mezza giornata.
    Il considerare delle competenze tecniche che non ci appartengono come ” un repertorio dal quale si può estrarre qualcosa tralasciando tutto il resto” è uno scetticismo poco sano, spesso figlio di superficialità e narcisismo.
    Ottima cosa dubitare, purché non ci si dimentichi di dubitare anche di se stessi.

  14. @Cristina

    Forse per intenderci, dovremmo partire dal fare un po’ d’ordine, cioè rimettere l’uomo al centro. La piena realizzazione dell’uomo rimane l’unico fine che abbia una sua intrinseca giustificazione. Il resto, la quantità di oggetti che possediamo, il livello di efficienza, l’aumento del PIL, e amenità di questo tipo, dovrebbero essere giudicati proprio sulla base dei vantaggi o svantaggi che ne ricava la persona umana.

    In sostanza gli esempi che porta, non appaiono appropriati, come si fa insomma a mescolare la produzione dell’automobile con tematiche della salute. Le automobili sono il frutto di un procedimento specialistico, e il modo in cui vengono prodotte sono il risultato del criterio di minimizzazione dei costi di produzione, combinato con il progresso tecnologico.

    Malgrado io creda, e pratichi personalmente, l’opportunità di conoscere i fondamenti di come è fatta un’automobile e di come funziona, in ogni caso c’è un’ampia gamma di scelte rispetto all’oggetto automobile. Si può acquistare affidandosi mani e piedi al produttore, si può ignorare l’esistenza dell’oggetto e vivere senza il possesso dell’automobile, senza dovere accedere alla maliziosa ipotesi che lei propone di farsela da sè.

    Quando invece consideriamo aspetti che ci riguardano direttamente come esseri umani (non quindi in ruoli specifici quali consumatori), il discorso necessariamente cambia del tutto.

    Il rapporto ad esempio coi saperi non riguarda il possedere qualcosa, ma lo sviluppo della propria persona, la crescita mentale e culturale, allora cade la possibilità di ignorare la questione. Un oggetto si può ignorare, la propria maturazione no, ci riguarda intrinsecamente come persone. Per questo, per quanto posso, tento di avere una certa conoscenza di base di tutti i possibili saperi, come dicevo anche a proposito delle automobili. Se non siamo interessati a capire il mondo che ci circonda, se ad esempio rinunciamo a fare politica, allora ciò corrisponde a negarsi qualcosa che pure ci toccherebbe, cioè vivere solo parzialmente, senza realizzarsi come uomini in senso globale.

    E veniamo infine alla questione che il post trattava, e cioè il rapporto tra pazienti potenziali o attuali, e la medicina.

    Anche qui, dobbiamo premettere una questione che a me appare ovvia ma che nel pensiero mainstream non ha molta udienza, e che riguarda il nostro corpo .

    La mentalità dominante si potrebbe riassumere con l’espressione “siamo una psiche ed abbiamo un corpo”, come sottinteso nel linguaggio che in questo ambito viene utilizzato, una sorta di oggettivazione del corpo.

    Non so come la pensa Cristina, ma il genere di paragone che avanza, suggerirebbe che anche per lei in fondo un corpo è solo un oggetto, certo molto speciale, ma niente più di questo.

    Se invece accettiamo una visione dell’uomo come unità psico-fisica, allora ci identificheremo con il nostro corpo. Da questa visione, deriva anche una visione differente della gestione della salute di questo corpo. Ad esempio, una persona che ha raggiunto la maturità dovrebbe conoscersi abbastanza bene per diagnosticare almeno quel genere di malanni che ognuno di noi manifesta periodicamente, e di saperne gestire il trattamento. Per questo specifico genere di inconvenienti, il medico non solo non serve, ma disturba, qui la salute non ha motivo di essere delegata a specialisti della materia.

    Quando invece nuovi problemi mai prima riscontrati si verificano, allora l’esigenza degli specialisti sorge. Anche qui, oggi i medici ono in grado di diagnosticare soltanto in presenza di dati strumentali, di analisi di vario tipo, ed anche qui un paziente ben informato è certamente in grado quantomeno di interagire attivamente col medico.

    Cosa disturba così tanto la signora Cristina nel fatto che si voglia usare il proprio spirito critico quando ci si occupa di sè stessi. In un certo senso, sarebbe lo stesso che invece di studiare per aumentare i nostri orizzonti mentali, prendessimo una pillola di informazioni prescritta dal nostro medico, insomma una resa alla possibilità di essere davvero protagonisti della propria esistenza, pronti a subire la cultura dominante predicata dal presunto specialista di turno. Non esiste il nostro corpo, esiste l’aspetto corporeo della nostra persona, quale potrebbe essere l’interesse prevalente nell’interazione col settore della salute, rispetto a quello di appropriarci di noi stessi tramite una chiara comprensione di quanto va avanti in questo o quell’organo?

    Infine, Cristina mi dice che il dubbio devo esercitarlo anche rispetto alle mie convinzioni. Sembra una cosa ragionevole, ma chiariamo meglio il punto. Intanto, è necessario avere delle opinioni, senza opinioni non è possibile coltivare il dubbio, ma solo la propria ignoranza ed ignavia.

    E tuttavia vero che chi ha elaborato delle proprie opinioni, deve sempre essere pronto ad abbandonarle, ma si può abbandonare solo ciò che si ha, non si può abbandonare ciò che non si è mai avuto, senza opinioni, sempre pronti ad ossequiare acriticamente lo specialista di turno, il tema del dubbio neanche si pone.

  15. Gentile Signora Cristina,

    Forse per intenderci, dovremmo partire dal fare un po’ d’ordine, cioè rimettere l’uomo al centro. La piena realizzazione dell’uomo rimane l’unico fine che abbia una sua intrinseca giustificazione. Il resto, la quantità di oggetti che possediamo, il livello di efficienza, l’aumento del PIL, e amenità di questo tipo, dovrebbero essere giudicati proprio sulla base dei vantaggi o svantaggi che ne ricava la persona umana.

    In sostanza gli esempi che porta, non appaiono appropriati, come si fa insomma a mescolare la produzione dell’automobile con tematiche della salute. Le automobili sono il frutto di un procedimento specialistico, e il modo in cui vengono prodotte sono il risultato del criterio di minimizzazione dei costi di produzione, combinato con il progresso tecnologico.

    Malgrado io creda, e pratichi personalmente, l’opportunità di conoscere i fondamenti di come è fatta un’automobile e di come funziona, in ogni caso c’è un’ampia gamma di scelte rispetto all’oggetto automobile. Si può acquistare affidandosi mani e piedi al produttore, si può ignorare l’esistenza dell’oggetto e vivere senza il possesso dell’automobile, senza dovere accedere alla maliziosa ipotesi che lei propone di farsela da sè.

    Quando invece consideriamo aspetti che ci riguardano direttamente come esseri umani (non quindi in ruoli specifici quali consumatori), il discorso necessariamente cambia del tutto.

    Il rapporto ad esempio coi saperi non riguarda il possedere qualcosa, ma lo sviluppo della propria persona, la crescita mentale e culturale, allora cade la possibilità di ignorare la questione. Un oggetto si può ignorare, la propria maturazione no, ci riguarda intrinsecamente come persone. Per questo, per quanto posso, tento di avere una certa conoscenza di base di tutti i possibili saperi, come dicevo anche a proposito delle automobili. Se non siamo interessati a capire il mondo che ci circonda, se ad esempio rinunciamo a fare politica, allora ciò corrisponde a negarsi qualcosa che pure ci toccherebbe, cioè vivere solo parzialmente, senza realizzarsi come uomini in senso globale.

    E veniamo infine alla questione che il post trattava, e cioè il rapporto tra pazienti potenziali o attuali, e la medicina.

    Anche qui, dobbiamo premettere una questione che a me appare ovvia ma che nel pensiero mainstream non ha molta udienza, e che riguarda il nostro corpo .

    La mentalità dominante si potrebbe riassumere con l’espressione “siamo una psiche ed abbiamo un corpo”, come sottinteso nel linguaggio che in questo ambito viene utilizzato, una sorta di oggettivazione del corpo.

    Non so come la pensa Cristina, ma il genere di paragone che avanza, suggerirebbe che anche per lei in fondo un corpo è solo un oggetto, certo molto speciale, ma niente più di questo.

    Se invece accettiamo una visione dell’uomo come unità psico-fisica, allora ci identificheremo con il nostro corpo. Da questa visione, deriva anche una visione differente della gestione della salute di questo corpo. Ad esempio, una persona che ha raggiunto la maturità dovrebbe conoscersi abbastanza bene per diagnosticare almeno quel genere di malanni che ognuno di noi manifesta periodicamente, e di saperne gestire il trattamento. Per questo specifico genere di inconvenienti, il medico non solo non serve, ma disturba, qui la salute non ha motivo di essere delegata a specialisti della materia.

    Quando invece nuovi problemi mai prima riscontrati si verificano, allora l’esigenza degli specialisti sorge. Anche qui, oggi i medici ono in grado di diagnosticare soltanto in presenza di dati strumentali, di analisi di vario tipo, ed anche qui un paziente ben informato è certamente in grado quantomeno di interagire attivamente col medico.

    Cosa disturba così tanto la signora Cristina nel fatto che si voglia usare il proprio spirito critico quando ci si occupa di sè stessi. In un certo senso, sarebbe lo stesso che invece di studiare per aumentare i nostri orizzonti mentali, prendessimo una pillola di informazioni prescritta dal nostro medico, insomma una resa alla possibilità di essere davvero protagonisti della propria esistenza, pronti a subire la cultura dominante predicata dal presunto specialista di turno. Non esiste il nostro corpo, esiste l’aspetto corporeo della nostra persona, quale potrebbe essere l’interesse prevalente nell’interazione col settore della salute, rispetto a quello di appropriarci di noi stessi tramite una chiara comprensione di quanto va avanti in questo o quell’organo?

    Infine, Cristina mi dice che il dubbio devo esercitarlo anche rispetto alle mie convinzioni. Sembra una cosa ragionevole, ma chiariamo meglio il punto. Intanto, è necessario avere delle opinioni, senza opinioni non è possibile coltivare il dubbio, ma solo la propria ignoranza ed ignavia.

    E tuttavia vero che chi ha elaborato delle proprie opinioni, deve sempre essere pronto ad abbandonarle, ma si può abbandonare solo ciò che si ha, non si può abbandonare ciò che non si è mai avuto, senza opinioni, sempre pronti ad ossequiare acriticamente lo specialista di turno, il tema del dubbio neanche si pone.

  16. Gentile Vincenzo,
    Grazie per la risposta .
    Non credo che le nostre concezioni dei rapporti fra corpo e mente siano così diverse e il mio, forse infelice, esempio sulle macchine e le case naturalmente non aveva il senso di porre una similitudine fra esseri umani e oggetti ma solo di sottolineare l’esistenza di competenze specifiche che non si possono improvvisare.
    È necessario avere delle opinioni ma è anche necessario che le opinioni siano basate sulla conoscenza, altrimenti non si chiamano più opinioni ma pregiudizi.
    Quello che si osserva spesso è invece una conoscenza molto confusa e parziale degli argomenti di cui si parla ed è sufficiente scorrere alcuni dei commenti precedenti per averne qualche esempio.
    Chi decide di “essere protagonista della propria esistenza ” in ogni suo aspetto ha tutta la mia stima, ma deve sapere che questo richiede impegno e sto parlando proprio di tempo, fatica, sforzo mentale. È ingannevole, e a volte anche pericoloso, credersi protagonisti quando si è semplici comparse contagiate dalla moda del momento.
    In ultimo, d’accordissimo con lei sulla non necessità del medico nei piccoli malanni e sull’imparare a conoscere i segnali del proprio corpo e a gestire in piena autonomia tutte le volte che questo è possibile.
    Però a volte le cose sono un po’ più complesse.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *