di Franco Arminio

Ho iniziato a leggere Orbita clandestina a pagina 112. Il libro è finito a pagina 195. Lo ha scritto Sergio Nelli. Mi è arrivato con la dedica un po’ di tempo fa, ma forse Nelli mi aveva detto che era un romanzo e questo mi ha tenuto lontano dal libro. Ho grandi pregiudizi negativi verso i romanzi. A un certo punto Nelli mi ha scritto una piccola mail dove mi ha segnalato di sentirsi trascurato. Piccolo senso di colpa, seppellito forse da sensi di colpa più grandi. E poi libro finito chissà dove nel caos della mia libreria. Poi arriva un risveglio precoce. Senso di calore allo stomaco, un piccolo, inedito dolorino in una zona dove c’è il fegato, organo nobile e silenzioso. Mi alzo, so che non posso fare altro che alzarmi. Per fortuna ho la connessione rotta. Niente computer allora. Vado a cercare Nelli in libreria. Lo trovo e lo apro in mezzo. Inizio a leggere e subito vado avanti per due pagine. Ottimo segno. Decido di portarmi il libro a letto. E di andare avanti fino alla fine. L’idea è di leggere mezzo libro e di fare mezza recensione. A lettura finita, mi viene l’idea che le mie recensioni non possono che somigliare ai miei reportage. Lì parlo dei paesi per parlare di me. Qui parlo di Nelli per parlare di me. Anche questo è un genere. Il  mezzo libro mi è talmente piaciuto che ho cominciato a leggerlo anche dall’inizio, altre dieci pagine. Ho letto anche il risvolto di copertina.  Dunque, siamo a Firenze. C’è uno che aspetta un trapianto e c’è la sua storia con una puttana cinese. Mentre leggevo a un certo punto mi è venuto in mente lo scrittore francese Houellebecq. Un motivo dev’esserci. Il protagonista del libro parla di sé e del mondo, Firenze e le comete, il padre, i figli, gli amici, tutto sta sulla pagina con un lieve fremito che permette alle frasi di raggiungere la mia testa. Nelli e il suo personaggio sanno che tutto ormai è mescolato e che forse non è più possibile ascendere verso la purezza o sprofondare nell’inferno, è tutta questione di passi laterali, di passi nel groviglio delle cose, essendo noi stesso un groviglio.

Penso che sto leggendo un libro molto simile a quello che scriverei io se cominciassi a scrivere un romanzo. E mentre scrivo questa frase penso al dolorino nella zona del fegato. Un dolorino che mi allontana e mi avvicina a Nelli. Il suo libro continuerò a leggerlo anche dopo aver scritto questa recensione. Erano molte settimane che aprivo libri a caso fermandomi dopo poche righe. Pochi libri oggi, anche i grandi libri del passato, reggono la concorrenza con le chimere del computer. Il libro di Nelli, complice l’assenza di connessione, che ha indebolito al forza del computer, ha vinto questa concorrenza e si è fatto leggere. Potrei finirla questa recensione. Ho la tentazione di parlare del mio dolorino. Ho dei motivi del risveglio. Mentre leggevo pensavo che Nelli mi aveva portato finalmente fuori dalla mia vita, mi aveva avvicinato alla vita del suo personaggio. Leggendo provavo un sentimento di amicizia per il personaggio. Forse questo è un buon successo per uno scrittore. Non so cosa hanno detto i recensori di questo libro. A me pare un libro che parla del mondo com’è adesso e delle persone come sono adesso. Sembrerebbe una cosa ovvia e invece sono pochissimi i libri che centrano questo bersaglio. Sono libri che non risolvono niente. Che ci lascino coi nostri dolorini, ma abbiamo comunque capito che non siamo soli, che altri stanno al mondo più o meno come ci stiamo noi. Stamattina grazie a Nelli sono uscito dalla prigione dei miei paesi. Sono stato a Firenze, sono stato nel corpo di un professore di mezza età, sono stato nell’occidente e nel suo sfinimento. L’ho guardato da un altro punto di vista. E quello mi serviva stamattina. Per questo mi ero svegliato, perché non stavo bene nel mio corpo e nel mio letto.

3 thoughts on “Mezzo libro, mezza recensione

  1. Franco m’hai incuriosito. Mi interessa poi la storia d’amore colla cinese inserita nell’ampolla d’un’attesa chirurgica, ché sono cose che si sentono poco nella narrativa oggigiorna.
    Bella recensione.

  2. “A me pare un libro che parla del mondo come’è adesso e delle persone come sono adesso”. Che cosa vuol dire? Quali persone? Ma è un romanzo o un trattato di sociologia?
    E poi: ci basta questo? Non chiediamo altro alla narrativa?

  3. “parlare del mondo come’ è adesso e delle persone come sono adesso” non mi sembra poco. Balzac si sottrarrebbe alla sua accusa di ombelichismo?
    (E suvvia, smettiamola di non capire, o di fingere di non capire, la forma di scrittura di Arminio. Esiste una cosa che si chiama ironia, e si accompagna volentieri all’intelligenza).

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