cropped-cropped-SocialMediaStreetArt_feeldesain_13.jpga cura di Andrea Lombardi

[Negli ultimi vent’anni il campo culturale italiano è cambiato profondamente. Alcuni dei mutamenti più radicali sono stati generati dalla rete. Dai primi forum ai blog fino ai social network, internet ha mostrato una grande vivacità letteraria e ha prodotto dei fenomeni che troppo spesso, per pregiudizio o timore, vengono ignorati. Oggi questo rapporto è giunto a una fase per così dire istituzionale, una fase che consente di definire o quantomeno di interpretare aspetti che fino a poco tempo fa apparivano poco chiari. Di qui l’idea di un’inchiesta sul rapporto fra gli scrittori e Facebook, il social network più usato, quello che racchiude alcune peculiarità delle forme online sorte in precedenza, ma che ha prodotto tipi di scrittura e di interazione nuovi e dirompenti. Le interviste contengono domande fisse e domande legate all’attività specifica degli autori intervistati. Nelle settimane scorse abbiamo pubblicato le risposte di Francesco Pecoraro, Gilda Policastro, Vanni SantoniGiuseppe Genna, Giulio MozziGherardo BortolottiHelena JaneczekFranco Buffoni e Alessandro Broggi]

1) In che anno ti sei iscritto a Facebook e che cosa ti aspettavi quando l’hai fatto?

Credo 2010. Era una novità e sono curioso delle novità. Poi mi interessava sul piano della sperimentazione linguistica.

2) All’inizio hai pensato di dover gestire il tuo profilo tenendo conto del fatto di avere un’immagine pubblica in quanto scrittore o non ti sei posto il problema?

Non distinguo tra immagine pubblica e privata. Il mio privato è pubblico e viceversa.

3) Che tipo di materiale condividi nella tua bacheca? Quanto è riconducibile al tuo ruolo pubblico e quanto alla vita privata? Si può parlare, nel tuo caso, di una poetica di Facebook?

Condivido ciò che mi sembra stimolante per creare dibattiti e provocazioni.

4) L’intromissione del privato quale conseguenze ha, a tuo parere, sui lettori? Lo scrittore perde l’autorevolezza che scaturisce da un rapporto fondato esclusivamente sulla lettura delle sue opere?

Non lo so e francamente non mi interessa.

5) Il circuito di Internet prevede l’equivalenza degli utenti in quanto produttori di contenuti, il che mette in crisi la gerarchia autore-lettore ponendoli sullo stesso piano nelle sedi online. Come interpreti tale rapporto, anche alla luce della tua esperienza su Facebook?

Come un puttanaio letale. Siccome non esiste morte che non preveda rinascita, sono fiducioso e cedo si svilupperanno nuove forme di conoscenza e di comunicazione anche attraverso Facebook. Ora è in fase di sperimentazione. Lo rimarrà a lungo.

6) Una caratteristica dei tuoi post, soprattutto scritti, è quella di generare thread che coinvolgono un gran numero di commentatori. Quale valore ha per te l’elemento interattivo?

Assoluto. E’ anche l’idea di un possibile pensiero dialogico collettivo a stimolarmi. Pensa che bello, piccole accademie su Facebook al posto dei gattini o della tipa che mette la foto di se stessa vent’anni prima.

7) Da tempo si dice che i social network abbiano aperto una nuova fase della storia del web letterario. Qual è la tua posizione a riguardo e come giudichi, in generale, la loro comparsa?

Una grande opportunità. L’uomo tende a sprecare le opportunità. Si tratta di guardare oltre il proprio naso e giocare a mettersi in gioco. Sarà un processo lungo, ripeto, ma credo irreversibile.

[Immagine: Ironic Subject, Social Commentary, street art (gm)].

7 thoughts on “Scrittori e Facebook/10. Aldo Nove

  1. Non si spreca in spiegazioni, Nove. Ma spira una freddezza da quelle sue poche parole… ghiacciano le trippe, direbbe il Dottore.

  2. Il lapsus cedo/credo (“sono fiducioso e cedo”) è l’evviva della sintesi della sintesi. Saluti! Coda.

  3. Intervista imbarazzante. Imbarazzante per arroganza (si confronti la lunghezza delle risposte con quelle della stessa rubrica) e spocchia (si crede un guru? lol). E poi Aldo Nove non era quello che se ne era andato da FB dopo essere stato insultato da migliaia di persone? Potrebbe dirci di più, era un case study interessante…

  4. meglio forse intervistare autori che hanno ancora qualcosa da dire? ce ne dovrebbero essere ancora diverse decine in giro.

  5. Sara: dove starebbero esattamente l’arroganza e la spocchia? Io non le vedo. Piuttosto, sono le domande, che al loro interno contengono delle asserzioni date come verità incontestabili, a lasciarmi perplesso.

  6. @ Samuele la brevità e icasticità nelle risposte. Sono temi enormi, su cui c’è molto da dire. Quando si intervista uno scrittore ci si aspetta un minimo di spessore (che Nove peraltro avrebbe, si vedano i suoi libri); non a caso, infatti, tutti gli altri interpellati e immagino i prossimi ne hanno dette molte, di cose. Rispondere così? La diagnosi mi pare questa: si crede un genio, probabilmente non lo è, idee rimaste ne ha poche, nessuno lo ascolta più o tantomeno lo invità in TV, allora reagisce con spocchia. Oppure era infastidito dal fatto di venire interpellato in realtà (immagino) non in quanto scrittore che usa bene FB ma in quanto scrittore con una dipendenza da FB, luogo in cui inanella senza sosta figure barbinissime. Eh pax pax. Occasione Persa.

  7. Ho risposto a delle domande cercando di essere il più chiaro ed esaustivo possibile. Non sono interessato a intrattenere il pubblico o a menare il cane per l’aia.
    A che pro?

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