cropped-712a379a05ff769acb9bacd1f2ca21f0-1.jpgdi Lidia Riviello

[È uscito il nuovo libro di poesie di Lidia Riviello, Sonnologie (Zona contemporanea). È accompagnato da una postfazione di Emanuele Zinato in cui si legge «Gli utenti e i clienti, onnipresenti nei versi di Lidia Riviello, circolano infatti soprattutto lì, nel sonno, così come il flusso del valore e il vapore del capitale. Questa mutazione, indistinguibile dall’aria che respiriamo, è dicibile ormai pressoché esclusivamente mediante gli strumenti della poesia: straniamento, guerriglia linguistica. Sonnologie lo dimostra lapidariamente: denominando il fenomeno intero come “mercanzia onirica”. Il termine ‘sonnologie’ qui sembra alludere a una qualche scienza che studia il sonno: i ritmi, le posizioni o il movimento delle palpebre. Si tratta in realtà della ricreazione linguistica di un mondo altrimenti indicibile: “sull’uso e non sul significato dei sogni/ lavorano incessantemente/ sottotitolando misticamente il profitto”. Un arredamento della mente, un piano che si fa casuale, a “velocità commerciale”, capaci di darci intera la mappa o la segnaletica del presente: tra linee gialle da non oltrepassare, interni dell’Ikea, amministrazione di mitologie, splendori mistici dell’ebay.
Questi versi ci dicono molto del surrealismo di massa e della colonizzazione dell’inconscio in cui da due o tre decenni, come sonnambuli, alloggiamo. Ma senza nessuna ironia o morbido nichilismo, rendendoli terribilmente evidenti, proclamandoli cioè come fatto conclamato, al contempo esigono nel lettore coscienza e veglia. Il mondo che ne consegue, scandito da un decalogo in corsivo, solo in apparenza sognato, è esattamente il nostro: rivelato da un sopramondo o sottomondo fantascientifico, è copia “taggata”, esasperata e conforme del Reale».
Presentiamo un brano tratto dalla parte finale di Sonnologie. La persona che viene più volte citata, Sebastian Thrun, è l’ingegnere informatico esperto di robotica che ha contribuito a sviluppare, fra le altre cose, Google Street View]. 

 

si munda femoralia habet
non prolificate in mutazione

 

dentro la cabina di guida
nessuna curiosità per l’assenza dell’uomo al motore per quella mano
mutata nella corsa a digiuno

 

dentro la cabina di guida
resta accesa la mail di sebastian thrun quando il cliente disorientato
cade,
si riavvolge nelle ripetizioni,
la metropolitana leggera si ferma nelle natalità scintillanti.

 

la bottoniera di cabina sensibile al tatto toccata da uno solo dei clienti
in posa nel quadro elettrico, viene allestita per il giorno
stesso. 

 

guarda l’effetto dalla torre di babele, è arrivata la parete cellulare
con le sue forme magnifiche, il nudo integrale di barbie, una
estinzione di ossa scintillanti mai viste.

 

  

  

 

 

occorre vedere nella pubblicità il surrealismo
combattuto sul nascere

 

 

 

driverless si sposta in collaudi minimal, li chiamano collant
nel progetto

 

apoteosi momentanea

 

garantita sempre la velocità commerciale, i bambini verranno
trasportati gratuitamente risulteranno i primi nel cartogramma
descritti da colori e simboli ignoti.

 

se la folla si assoggetta completamente il mare non calmerà il cane
mentre dorme;

 

il cane
e il mare saranno visibili solo dai treni;

 

incompleta la macchina giace in attesa,
è in questo momento che scompaiono dai punti di controllo
le cascate del niagara

 

 

 

 

la segnaletica con fiore
opera di comunicazione visiva,

 

accorgersi di una voragine non porta che divieti ulteriori fino
alle fontane sfregiate,

 

inutile chiudere da fuori il pantografo.
il colosso aumenta la sua strana felicità da solo.

 

 

sebastian thrun non risponderà alle e-mail
vive dove nevica sempre.

 

 

[Immagine: Jenny Holzer, Your oldest fears are the worst ones (gm)].

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

3 thoughts on “Sonnologie

  1. Appena arrivato in libreria, non vedo l’ora di leggerlo. Grazie Lidia, solo la poesia ci può aprire gli occhi e salvare dagli incubi della quotidianità.

  2. Grazie, Lidia, per averci fatto sbirciare dentro il tuo emporio onirico.

  3. il velo della tua poesia che si posa su oggetti e persone mi stona e mi intenerisce
    Gioacchino

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *