di Gianluca D’Andrea
[Pubblichiamo alcuni testi dalla raccolta di Gianluca D’Andrea Transito all’ombra, in uscita in questi giorni per la nuova collana di poesia «Le Ali» di Marcos y Marcos].
Acquario
Passano le figure, inseguono gli eventi.
Ombre, i bambini trascorrono
in gesti, in un piede piegato o i passi.
Gli uomini impiegano il tempo
in frazioni strutturate,
il movimento ha passioni e dolori
e quadri che si aprono a brusii,
flussi trapassati, sorprese
negli scorci, membrane che respirano
le azioni compiute;
la giustizia si sposta nello stesso
luogo, si sgrana in tempi impercettibili.
Zingonia
Un luogo cui fu offerta una promessa
rifiutata dal luogo; contingenze,
si narra, che portarono al grigio
delle fabbriche chiuse, ai primi freddi,
a una popolazione in affanno.
Oggi un attrito di odori ci accompagna,
le vostre difficoltà sotto mura incomplete
e sotto lo sguardo volatile di questo umile nord,
più tiepido, vibratile…
l’origami disegna gru, s’immilla.
Zone recintate
I. La luce, peli pubici
Giorno, Peschiera, vista sul water
nello spostamento dei raggi,
il ritmo delle tossine dalle altre stanze,
inoculato a forza d’isolamento.
Archi, insenature pronte a capitolare
in crocevia imprevedibili solo adesso,
a scomparsa.
Aprendo scaracchi di lago al confine
risorge lo spettro lombardoveneto,
in mezzo all’evo che segna
passerelle e suoni del dopo fine.
Tutti accesi nel cielo pubico,
nel pelo luminoso sul bordo,
in bilico nel semibuio.
Altro dittico
I.
Mi spostavo eternamente connesso,
ero strumento, sempre a un passo
dall’innesto distruttivo. La fine
s’innescava feroce nelle zampette
di chi auscultava il proprio battito.
Immagino pomeriggi nella stanza
di mia figlia, giocando disteso
sul lettone con lo stetoscopio
nell’orecchio. Gli auricolari trasmettevano
una scansione sconosciuta,
il battito è volgare, la musica
lenta che sconfina nel rumore
e la morte avvertita nelle pause.
Il suono ricomincia a punzecchiare
i sensi. Pregno d’inserzioni, sono
la sensualità che non avverto,
il sigillo del movimento intimo
e la mia firma un essere fluttuante
che si aggira frenetico per le stanze,
la forza centripeta, filiale.
II.
E l’abbracciai quella forza
che mi scosse, mutuando dall’inerzia
un fruscio, poi il tocco della pelle,
l’odore di luce liquida –
e la rosa? – che spegne tutti i sensi,
il fatto che i capelli sono brividi,
provocano delicatezze sensuali,
niente di casto ma un limite
che solo il pensiero – e la cultura? –
rende invalicabile.
Tutto liscio, caldo, squillante
come t-shirt nel cassetto
o indossate dopo ritorni da lunghi viaggi,
da luoghi ignoti, slogati.
Il profumo e il limite diventano dovere,
neoformazioni fatali di giustizia,
di corpi che riprendono la via
al decentramento, a un’altra scomparsa.
Note
Acquario: quello di Genova nel 2013.
Zingonia: località in provincia di Bergamo dove ho insegnato nel 2012/2013, famosa per il progetto integrativo (zona industriale – area urbanistica) degli anni ’60. Il progetto non fu portato a termine, adesso Zingonia è una sorta di banlieu multietnica.
L’ultimo verso è un richiamo alla leggenda giapponese – una volta letta in classe – Tsuru no ongaeshi (La gru riconoscente); la gru ha valore augurale, soprattutto l’origami che la rappresenta, se ripetuto mille volte, potrebbe garantire la guarigione da ogni malattia. Mille gru per mille etnie.
[Immagine: Foto di Isabela Cruz Holguin (gm)].
Tutti è così accurato che sembra trovarsi dentro un dentro, con il bisturi tra le punte delle dita e un’emozione vivida e piena. C’è oeoorii tutto in questi testi di Gianluca: scarto,laboratorio,realismo emozione.cimplimenti, bellissimi!
Grazie Roberto