di Stefano Nicosia

[LPLC si prende una pausa natalizia fino al 9 gennaio. In questo periodo ripubblicheremo alcuni pezzi usciti nei mesi precedenti. L’intervento che segue è uscito il 1 aprile 2016].

«A partire dalla seconda metà dell’Ottocento il principio dell’istruzione di massa e l’accesso allo studio furono al centro del dibattito illuminista.». Rigo sesto della prima pagina di uno dei manuali per la preparazione al concorso a cattedra 2016 (Rosanna Calvino, Andrea Gradini, Avvertenze generali per tutte le classi di concorso. Manuale per la prova scritta e orale, Maggioli Editore, Rimini 2016), di quelli che al momento nelle grandi catene di librerie formano una delle isole di libri nel settore Concorsi (uno di quei libri che, ammettiamolo, uno un poco si detesta a comprarlo, ma scende a patti con il futuro sé, dal quale non vorrebbe mai essere rimproverato: “Ah, magari se avessi comprato quel manuale…!”). Ma tornando all’ardito prolungamento dell’età dei lumi fin dentro il nostro Risorgimento, si ammetterà che, come svista, è abbastanza notevole. La lettura di questi manuali è di per sé sgradevole, trovarci pure «soglie» di questo tipo peggiora l’umore.

Ma non è tanto questo il problema. Continuando a leggere il paragrafo L’evoluzione storica della scuola italiana, l’effetto dell’incipit spiazzante si amplia e non riesce a essere sopito in alcun modo. Il percorso è scandito in maniera serrata, le informazioni essenziali, le frasi brevi ed efficenti, la prosa certo non elegante, con qualche inciampo a volte, ma suvvia, tollerabile, non deve essere un testo letterario. Sembra, piuttosto… Non so se Andreotti l’abbia detto sul serio o se faccia parte della sua mitologia, ma non importa: «A pensare male», con quel che segue. Cercando la pagina di Wikipedia sulla Storia dell’istruzione in Italia[1] e alcune pagine ad essa correlate, non è stato molto difficile trovare alcuni brani che appaiono chiaramente un ipotesto delle pagine del manuale (dirò poi perché, a mio avviso, non sia viceversa). Si confrontino i due brani:

Questa legge servì soprattutto per formare i nuovi cittadini: oltre ad imparare a leggere, a scrivere ed a far di conto, agli alunni veniva insegnata educazione civica in modo da introdurre i giovani nella società. Venne dato anche molto spazio alle materie scientifiche e venne cambiata la metodologia di insegnamento, da un rigido dogmatismo alla concretezza, poiché questa legge fu influenzata dalla filosofia positivista del momento. […]Tuttavia, i cattolici criticarono ampiamente questa legge, dato che essa aveva un taglio laico, dovuto all’influenza positivista […]. Perciò molti figli di cattolici intransigenti vennero mandati nelle scuole private, le quali erano in parte gestite dalla chiesa cattolica[2].

Questa legge aveva l’intento di formare alla cittadinanza come diremo [sic] in termini attuali. Infatti, oltre agli insegnamenti di base, agli alunni veniva insegnata a scuola l’educazione civica. La legge Coppino ampliò anche lo spazio di insegnamento dedicato alle materie scientifiche e in qualche misura iniziava una importante rivoluzione nella metodologia scolastica. Grazie all’influenza della filosofia positivista di quell’epoca […]. Fu proprio questo nuovo approccio ricondotto ad una cultura laica che mosse le resistenze dei cattolici i quali scelsero per i propri figli le scuole private, prevalentemente gestite dalla Chiesa cattolica[3].

Nessuna grande differenza. A parte l’uso di gran lunga migliore della punteggiatura su Wikipedia.

Per la legge Gentile del 1923, del resto, il tipo di lavoro non cambia.

Nel primo governo Mussolini (1922-1924) è Ministro della Pubblica Istruzione il filosofo Giovanni Gentile. La sua nomina ed il suo operato segnano la convergenza tra cultura neoidealista e buona parte degli ambienti cattolici. Espressione della sopracitata borghesia conservatrice, la riforma Gentile (definita da Mussolini “la più fascista delle riforme”) prevedeva cinque anni di scuola elementare uguale per tutti, frequentata da tutti gli aventi diritto con iscrizioni in base all’anno di nascita.[4]

La legge Gentile del 1923 segna la convergenza tra la cultura neoidealista e buona parte degli ambienti cattolici. Espressione della borghesia conservatrice, la riforma Gentile fu definita da Mussolini «la più fascista delle riforme». La riforma Gentile prevedeva cinque anni di scuola elementare uguale per tutti, frequentata dagli aventi diritto con iscrizioni in base all’anno di nascita.[5]

Si potrebbe andare avanti ancora, per esempio con le pagine sulla Riforma Moratti (pp. 12-13) , passando dai Decreti delegati (pp. 8-10), scrupolosamente copincollate dalle rispettive pagine di Wikipedia, peraltro con effetti spaesanti dati dallo zapping dei tempi verbali delle diverse fonti: qui passato prossimo, lì presente, lì ancora passato remoto. Confortevole poi il senso di macchina del tempo, dal momento che «la riforma Gelmini ci consegna l’attuale sistema scolastico non avendo l’attuale ministro dell’istruzione Profumo attivato [attivato?!] sostanziali modifiche» (p. 13)[6].

Attraversato questo palinsesto di varia natura – da vellicare ai filologi le più sfrenate fantasie, ma che certo all’aspirante docente, che ha per di più sborsato una buona somma di denaro per l’acquisto, dona solo ulteriore frustrazione – anche il capitolo sulle teorie psicologiche e pedagogiche è un trionfo del Ctrl+C Ctrl+V. Si veda un esempio ancora di questa allegra intertestualità con Wikipedia, a proposito dello psicologo Erik Erikson. Così il sito:

Molto nota è la sua rielaborazione dei processi di sviluppo individuale che, partendo da una matrice psicoanalitica classica, evolvono in direzione dell’analisi delle 8 fasi (ciascuna legata ad un tipo di conflitto bipolare) che caratterizzano l’intero ciclo di vita (Life-Span Developmental Psychology). Il passaggio allo stadio successivo avviene ogni volta che l’individuo, nell’interazione con la realtà esterna, riesce a superare una “crisi evolutiva” e attraverso questi stadi di sviluppo realizza l’integrità dell’Io. Le sue teorie hanno rappresentato un’importante tappa nell’espansione della teorizzazione psicoanalitica, nell’ottica del riconoscimento del dinamismo intrinseco anche ai periodi di vita adulta e senile (e che quindi non si ferma – come processualità dinamica – al raggiungimento dell’età adulta, come invece era teorizzato nei primi contributi psicoanalitici). Il suo modello ebbe molta fortuna sia negli Stati Uniti che nel resto del mondo.[7]

Così il libro:

Molto nota è la sua rielaborazione dei processi di sviluppo individuale che, partendo da una matrice psicoanalitica classica, evolvono in direzione dell’analisi delle 8 fasi (ciascuna legata ad un tipo di conflitto) che caratterizzano l’intero ciclo di vita. Il passaggio allo stadio successivo avviene ogni volta che l’individuo, nell’interazione con la realtà esterna, riesce a superare una «crisi evolutiva» e attraverso questi stadi di sviluppo realizza l’integrità dell’Io. Le sue teorie hanno rappresentato un’importante tappa nell’espansione della teorizzazione psicoanalitica, nell’ottica del riconoscimento del dinamismo intrinseco anche ai periodi di vita adulta e senile e che quindi non si ferma – come processualità dinamica – al raggiungimento dell’età adulta, come invece era teorizzato nei primi contributi psicoanalitici. Il suo modello ebbe molta fortuna sia negli Stati Uniti che nel resto del mondo.[8]

Un fallimento se proposto come gioco sulla «Settimana Enigmistica»: le differenze tra i due testi sono tristemente poche, e inessenziali.

Anche l’esposizione della teoria di Piaget, per esempio, è uguale al testo presente su un sito di un privato, che si dichiara autore dei testi del sito (certo, stai a vedere. Andreotti insegna. Ma non è questo il punto).[9] A p. 100 mi sono fermato, ma il resto del libro non deve essere da meno. Il manuale in questione è una riedizione aggiornata di un testo uscito nel 2012 degli stessi autori (si badi, non curatori) per lo stesso editore Maggioli – e non c’è nulla di male – e si trova parzialmente anche su Google Books[10]. “Ma allora forse Wikipedia ha copiato il manuale!”. Secondo me no, e il sospetto che i testi del libro siano copiati e riadattati da internet, e non viceversa, a mio avviso è rinforzato da questi dati: da gran consumatore di Wikipedia, mi suona strano che un autore della piattaforma si sforzi di mutare (goffamente) la prosa della sua fonte; inoltre, aggiungendo dettagli (si veda la voce su Erikson), che nel manuale non ci sono: si lavora più facilmente per sottrazione, quando si copia; nel manuale non c’è nemmeno una nota bibliografica, mentre su Wikipedia sì (e no, non figurano manuali di preparazione ai concorsi); sono così tante le pagine-fonte che o il manuale Maggioli è riconosciuto come Il Libro da cui scrivere le pagine Wikipedia, o è esattamente il contrario; è coinvolto almeno un altro sito internet, citato più su, oltre alla libera enciclopedia, cosa che è ulteriormente anomala.

Passi, volendo, per le citazioni della legislazione sulla scuola – stampate senza soluzione di continuità tra il testo del curatore del manuale e quello ministeriale, quindi non davvero citata – ma per il resto una prassi editoriale del genere è quasi surreale. Probabile che mille altri manuali e di diversi argomenti siano confezionati così, non ho modo di dirlo (ne ho visto un altro dello stesso tipo, della casa editrice Edises, e non sono riuscito a rintracciare pratiche similari). Probabile che i due curatori siano due assistenti della casa editrice, magari precari e sottoposti a ritmi di lavoro feroci, e ancora più probabile è che non siano esperti in senso stretto degli argomenti di cui trattano (Ma sarebbe poi una scusa? Ad ogni modo, non sono riuscito a trovare informazioni professionali a riguardo. Al contrario, Edises, per esempio, per i cui tipi sono usciti contemporaneamente manuali simili, condivide sul proprio sito il profilo degli autori[11]). Cosa dice Maggioli di sé sul sito? «Maggioli Editore pubblica ciò che è rilevante, anticipa gli scenari […]. L’attenzione ai contenuti, la facilità di apprendere e veicolare l’informazione […] è da sempre l’elemento chiave dell’attività di Maggioli Editore. Le ragioni sono in chi scrive, nel modo in cui si accede alle informazioni, nella corrispondenza con i lettori, nel criterio di scelta degli autori: prestigiosi specialisti […], che operano in sinergia con altri professionisti»[12]. E certo nessuno scriverebbe di sé qualcosa di meno lusinghiero, in una presentazione, ma quelle parole, adesso, mi suonano in maniera diversa. Che poi, che un insegnante studi da un manuale copiato è quasi un capolavoro.

Si dirà, Wikipedia è libera proprio per questo. Nemmeno per sogno. «Il contenuto di Wikipedia può essere copiato, modificato e ridistribuito, a patto che la nuova versione garantisca la stessa libertà ad altri e riconosca il lavoro degli autori delle voci di Wikipedia usate (un link diretto alla voce soddisfa l’attribuzione di paternità che richiediamo a tutela del lavoro degli autori).[13]» Naturalmente, invece, di chi è il Copyright del manuale? Di Maggioli S.p.A, e «i diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale con qualsiasi mezzo sono riservati per tutti i Paesi». La cosa si commenta da sé.

Che poi, potrebbero pure scriverlo: Il presente libro è un arrangiamento di materiali presenti in rete. Noi vi facciamo risparmiare il tempo di ricerca e sistemazione dei contenuti. E poi vediamo in quanti lo comprerebbero (tanti, di sicuro).

Visto che in Italia gli aspiranti presidi, avvocati (e insegnanti. Oh, gli insegnanti!) non sono certo immuni da trucchi, pizzini e cartucciere, sarebbe inutile additare in questo esempio il motivo della Corruzione Dei Costumi e dello stile di una professione (anche se sono manuali veramente scritti male, per concorsi, del resto, ancor peggio pensati), o sprecare troppi o tempora o mores. Pur tuttavia, dal momento che da insegnante parlo ai miei allievi di onestà intellettuale, editoria e altre amenità, non posso che pensare di venire costantemente turlupinato io, e in fondo forse, tutto sommato, di turlupinare io stesso i miei studenti.


[1] https://it.wikipedia.org/wiki/Storia_dell%27istruzione_in_Italia . Creata nel 2005. Ultima modifica 27 febbraio 2016.

[2] https://it.wikipedia.org/wiki/Legge_Coppino . Pagina creata nel 2007; brano già presente nel 2009; ultima modifica della pagina 6 gennaio 2016.

[3] Rosanna Calvino, Andrea Gradini, Avvertenze generali per tutte le classi di concorso, cit., pp. 5-6.

[4] https://it.wikipedia.org/wiki/Storia_dell%27istruzione_in_Italia . Brano già presente su Wikipedia nel 2006.

[5] Rosanna Calvino, Andrea Gradini, Avvertenze generali per tutte le classi di concorso, cit., p. 6.

[6] Per fortuna poi si tratterà la 107/2015, tranquilli tutti.

[7] https://it.wikipedia.org/wiki/Erik_Erikson . Pagina creata nel 2005; brano presente già dal 2007; ultima modifica della pagina 24 dicembre 2014.

[8] Rosanna Calvino, Andrea Gradini, Avvertenze generali per tutte le classi di concorso, cit., p. 90. Ma il lettore potrebbe continuare il confronto anche con le pagine successive.

[9] http://www.homolaicus.com/teorici/piaget/piaget.htm . Ultimo aggiornamento del sito il 26 aprile 2015.

[10] Bisogna anche considerare che, quindi, l’operazione su descritta va moltiplicata per il numero di edizioni, oltre che di copie di ogni singola edizione (inoltre, per ogni concorso, manuali diversi hanno parti “generali” uguali).

[11] http://www.edises.it/concorsi/cc1-1-avvertenze-generali.html

[12] http://www.maggiolieditore.it/chi-siamo . Corsivi miei, naturalmente.

[13] https://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Copyright#Informazioni_per_i_riutilizzatori . Ultima modifica 22 marzo 2016.

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[Immagine: Wikipedia (gm)]

1 thought on “Plagiare Wikipedia in un manuale per docenti

  1. L’aforisma “A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si indovina” è del card. Siri. Andreotti lo ripeteva spesso, e oggi lo si attribuisce a lui.

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