di Adelelmo Ruggieri
19 gennaio. Ieri è stata una giornata atroce. E qui nelle Marche meridionali siamo distanti un centinaio di chilometri dall’epicentro, e qui non c’è un metro di neve. Le prime tre scosse del mattino, un mastodonte immane non tanto lontano che si risveglia e scuote violento tutto quanto gli è intorno; e così un’altra volta nel primo pomeriggio. I sismologi dicono che c’è contagio a cascata fra le faglie adiacenti, che è “l’ultimo pezzo di crosta carico di energia che restava sano tra le zone dei sismi del 2009 e quelle dei mesi scorsi. Non potevamo sapere quando, ma ce le aspettavamo, e adesso sono successe”. I sismografi oscillano impetuosi. Sono trascorsi ottanta giorni dalla scossa del 30 di ottobre. La penultima quattro giorni prima; la prima il 24 agosto, una tragedia immane. Lo hanno chiamato il Triplo Sisma. Ieri la quarta data; ma non una scossa, quattro, tutte di magnitudo superiore a 5. Ho trovato nella rete alcuni filmati che documentano la prima di agosto. In uno di essi il giornalista Daniele Morini raggiunge lo stesso giorno del sisma Pescara del Tronto. Il filmato mostra la distruzione rovinosa. A chiudere c’è una giovane donna che racconta tutta la paura di quella notte; erano le 3:36; chiamava i suoi cari; non si sentiva niente, vedeva solo uno spiraglio di luce, e allora prese a farsi spazio fra le macerie e le pietre venute giù, e uscì fuori da lì; poi prende a dire della bimba che stava con il marito e c’era una finestra, e lui si lancia con la piccola dalla finestra, e si salvano per primi; poi si salva lei da un altro lato, e infine i soccorritori aiutano la madre e anche lei è salva.
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All’inizio di gennaio ero andato a fare un viaggetto di quattro ore fra le montagne delle Marche, quelle al confine con l’Abruzzo; volevo scrivere un testo; il primo di una serie; il Gran Sasso, La Laga, il Versante orientale dei Sibillini, e più in alto, a nord, Poggio San Vicino; il Conero; l’Ascensione – L’Ascenziò. Avevo raggiunto Villa Lempa, sotto la Montagna dei Fiori, appena dopo c’è la Montagna di Campli; stanno insieme, sono i Monti gemelli, all’estremo nord orientale dell’Appennino Abruzzese, a far da sentinella alle colline pedemontane. Feci una passeggiata in Via della Montagna dei Fiori. Prima di andare avevo cercato di capire quali sono i fiori di quella montagna. Quando è il loro tempo sui suoi fianchi ne crescono di moltissimi: la primula, la genziana e la genzianella, il giglio, la peonia, la viola, e tantissimi altri; e anche il verbascum. Non avevo idea quale fosse questo ultimo. Lo cercai nella rete. E capii di quale si trattava. È quell’erba alta, dalle foglie lanuginose e coi fiori gialli a spiga. Arriva fino a due metri di altezza. Ne scrive Beatrice Venturini Sylos Labini. E nel suo testo viene trascritto un passo del Capitolo XXXIII dei “Promessi sposi”, dove è detto del tasso barbasso, il verbasco. È quando Renzo, guarito dalla peste, torna al suo paese, e si ferma presso la sua vigna inselvatichita. Appena dopo incontrerà un vecchio compagno. I due si riconoscono, “E dopo un’assenza di forse due anni, si trovarono a un tratto molto più amici di quello che avesser mai saputo d’essere nel tempo che si vedevano quasi ogni giorno; perché all’uno e all’altro, dice qui il manoscritto, eran toccate di quelle cose che fanno conoscere che balsamo sia all’animo la benevolenza; tanto quella che si sente, quanto quella che si trova negli altri.” Scrissi un testo, l’ho riassunto nelle righe appena sopra. Ma intanto è arrivato ieri, il giorno della quadruplice scossa e della neve sulle montagne alta un metro, due, due e mezzo – doppia emergenza, terremoto più neve e valanghe –, con noi di qui non poco lontani dall’epicentro a uscire di casa sgomenti, a guardarci in viso, a chiederci cosa stava succedendo. Che sta succedendo sulle montagne all’orizzonte? È che sono pericolose, in grado massimo, è questo, e la stanno mostrando tutta la loro pericolosità.
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Sabato 21. Ascolto su RaiNews24 le notizie del mattino. Un giornalista sta raggiungendo una casa da quattro giorni del tutto isolata. Ma vanno avanti con whatsapp, e hanno un generatore. È stata la nevicata più intensa degli ultimi 45 anni. Ma da Amatrice arrivano buone notizie: le prime venticinque casette di legno sono state assegnate. Si chiamano Sae, soluzioni abitative di emergenza. Per l’assegnazione viene valutato caso per caso la situazione preesistente dei richiedenti; sono considerati appartenenti al nucleo familiare anche coloro che offrono assistenza domiciliare a persone non autosufficienti. L’ordinanza che disciplina la loro realizzazione porta la data del 19 settembre 2016. Confidiamo tutti che siano realizzate a breve.
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Lunedì 23. Ieri volevo tornare sulle montagne dell’Ascolano, farmi un’idea da vicino. Vedere che è successo. Le Montagne dei terremoti; azzurre e pericolose; le montagne della dorsale appenninica. Il terremoto non dice a nessuno quando viene, ma è un dato certo la pericolosita’ sismica della zona in cui si sta; qui è Zona 2; tra quelle montagne all’orizzonte Zona 1. Poi il terremoto di forte magnitudo a un certo punto, e nessuno sa quando, arriva; sette volte dal 24 di agosto; e si è tutti nello stato emergenziale. E tutto prende a mettersi insieme dirompente: soccorso e speranza, vite perdute, rabbia e sfiducia, dolore, neve alta due metri e valanghe, piani neve se ci sono o no, efficienti o no, allarmi devastanti che in parte rientrano il giorno dopo; soccorso e impegno profuso: vite salvate. Volevo farmi una idea da vicino di questo allarme emergenziale, ma sappiamo molto bene cosa è successo, un terremoto fortissimo, “la terra che si fa sentire”, come ho letto, lo abbiamo avvertito tutti; sette scosse in cinque mesi; la prima tra Accumoli, Amatrice e Arquata del Tronto; la seconda tra Visso, Ussita e Castelsantangelo sul Nera; la terza tra Norcia e Preci; a gennaio le altre quattro nell’Aquilano, tra Montereale e Capitignano; e tutti i comuni, a esclusione di Arquata e Ussita in Zona 2, in Zona 1: “la più pericolosa, dove possono verificarsi fortissimi terremoti”, non possiamo sapere quando, ma in cinque mesi ne sono stati sette, quattro lo stesso giorno.
[Immagine: la crepa che si è aperta sul Monte Vettore a causa del terremoto].