Tre poesie di Ocean Vuong nella versione di Damiano Abeni e Moira Egan
[Nato a Ho Chi Minh City nel 1988, Ocean Vuong è arrivato negli USA nel 1990. Dopo aver studiato con Charles Simic e Ben Lerner ha pubblicato due plaquette, ormai introvabili. Il suo primo libro, Night Sky With Exit Wounds (Cielo notturno con fori di uscita), in libreria a inizio 2016 per la Copper Canyon Press, ad aprile era già stato ristampato. Ha vinto nel 2014 la Ruth Lilly/Sargent Rosenberg fellowship della Poetry Foundation e nel 2016 il Whiting Award, dalla cui motivazione si legge: “questo giovane poeta scrive sia con sicurezza che con vulnerabilità. Viscerali, tenere e liriche, le sue poesie affrontano con risolutezza l’eredità di violenza e di sradicamento culturale pur mantenendo un atteggiamento di meraviglia davanti al mondo”. Nel 2016 è stato Fellow della Civitella Ranieri Foundation a Umbertide.
Ringraziamo La nave di Teseo Editore, che pubblicherà in Italia la raccolta di Ocean Vuong a giugno 2017, per il permesso di presentare qui le traduzioni accompagnate dai testi originali].
AUTORITRATTO IN FORMA DI FORI D’USCITA
Invece, che sia l’eco di ogni passo
affogato dalla pioggia a tranciare l’aria come un nome
gettato su una barca che affonda, a spingere tra spruzzi la corteccia del kapok
dentro il marcio & il ferro d’una città che cerca di dimenticare
le ossa sotto i marciapiedi, poi dentro il campo profughi
nauseabondo di fumo & inni a mezza voce,
una baracca di ruggine nera & accesa dall’ultima candela
di Bà ngoại, i grugni dei porci che reggevamo in mano
e credevamo fratelli, lasciamo che entri in una stanza illuminata
dalla neve, arredata solo di risa, pane della Wonder Bread
& maionese portati a labbra screpolate come testimonianza
di un trionfo che nessuno ricorda, che accarezzi la gota rubizza
del neonato mentre il padre lo prende tra le braccia, inghirlandato
di visceri di pesce & Marlboro, e tutti fan festa mentre un altro
muso giallo si sbriciola sotto l’M16 di John Wayne, il Vietnam
che brucia sullo schermo, lasciate che entri da un orecchio e esca dall’altro,
livido, come una promessa, prima che buchi il poster
di Michael Jackson che luccica sul divano, nel
supermercato dove una donna Hapa è pronta
a credere che ogni bianco che la prende per il naso
è suo padre, lasciate che possa cantarle, brevemente, in bocca
prima di farla sdraiare tra i barattoli di pelati
& le scatole blu della pasta, la mela rosso cupo che rotola
dalla mano, poi in una cella di prigione
dove suo marito se ne sta a guardare la luna
fino a convincersi sia l’ultima ostia
che dio gli ha rifiutato, lasciandosi colpire la mascella come un bacio
che abbiamo dimenticato come scambiarci, sibilando
a ritroso fino al ’68, alla Baia di Ha Long: il cielo soppiantato
dal fuoco, il cielo a cui solo i morti
alzano lo sguardo, che possa raggiungere il nonno che si scopa
la contadinella incinta sul retro della jeep militare,
coi capelli biondi che gli rilucono nel vento infocato dal napalm, che lo inchiodi
nella polvere da cui sorgono le sue figlie future,
dita scorticate da sale & Agente Arancio, che aprano
la sua tenuta di corvé color oliva, che afferrino il nome che gli pende
dal collo, il nome che si schiacciano sulla lingua
per ri-imparare la parola vivere, vivere, vivere – ma se
non per altro, lasciate che intrecci io questo raggio di morte
come una cieca ricuce un lembo di pelle
sulle costole della figlia. Sì – lasciatemi credere di essere nato
per armare questo fucile, lucido & lustro, come un vero
viet cong, come i passi di spettri brumosi nella pioggia
mentre mi chino sul mirino – & prego
che non si muova niente.
SELF-PORTRAIT AS EXIT WOUNDS
Instead, let it be the echo to every footstep
drowned out by rain, cripple the air like a name
flung onto a sinking boat, splash the kapok’s bark
through rot & iron of a city trying to forget
the bones beneath its sidewalks, then through
the refugee camp sick with smoke & half-sung
hymns, a shack rusted black & lit with Bà Ngoại’s
last candle, the hogs’ faces we held in our hands
& mistook for brothers, let it enter a room illuminated
with snow, furnished only with laughter, Wonder Bread
& mayonnaise raised to cracked lips as testament
to a triumph no one recalls, let it brush the newborn’s
flushed cheek as he’s lifted in his father’s arms, wreathed
with fishgut & Marlboros, everyone cheering as another
brown gook crumbles under John Wayne’s M16, Vietnam
burning on the screen, let it slide through their ears,
clean, like a promise, before piercing the poster
of Michael Jackson glistening over the couch, into
the supermarket where a Hapa woman is ready
to believe every white man possessing her nose
is her father, may it sing, briefly, inside her mouth,
before laying her down between jars of tomato
& blue boxes of pasta, the deep-red apple rolling
from her palm, then into the prison cell
where her husband sits staring at the moon
until he’s convinced it’s the last wafer
god refused him, let it hit his jaw like a kiss
we’ve forgotten how to give one another, hissing
back to ’68, Ha Long Bay: the sky replaced
with fire, the sky only the dead
look up to, may it reach the grandfather fucking
the pregnant farmgirl in the back of his army jeep,
his blond hair flickering in napalm-blasted wind, let it pin
him down to dust where his future daughters rise,
fingers blistered with salt & Agent Orange, let them
tear open his olive fatigues, clutch that name hanging
from his neck, that name they press to their tongues
to relearn the word live, live, live—but if
for nothing else, let me weave this deathbeam
the way a blind woman stitches a flap of skin back
to her daughter’s ribs. Yes—let me believe I was born
to cock back this rifle, smooth & slick, like a true
Charlie, like the footsteps of ghosts misted through rain
as I lower myself between the sights—& pray
that nothing moves.
*
PREGHIERA PER I RECENTEMENTE DANNATI
Carissimo Padre, perdonami, perché ho visto.
Oltre la staccionata, un campo illuminato
dall’estate, un uomo che preme uno stinco
sulla gola di un altro uomo. Acciaio che si fa luce
sul collo viscido di sudore. Perdonami
per non aver distorto questa lingua nella forma
del Tuo nome. Per aver pensato:
dev’essere così che ogni preghiera
comincia – con le parole Ti prego che mandano
il vento in frantumi, in ciò
che un ragazzo sente nel suo bisogno di conoscere
come il dolore benedica il corpo riportandolo
al suo peccatore. L’ora d’improvviso
immobile. L’uomo, le labbra premute
contro lo stivale nero. Mi sbaglio se amo
quegli occhi, se vedo qualcosa di così limpido
& azzurro – se imploro che rimanga limpido
& azzurro? Mi ha tremato il volto
quando l’ombra bagnata gli è sbocciata sull’inguine
& è sgocciata nell’ocra del terriccio? Con che rapidità
la lama diventa Te. Ma concedimi
di ricominciare: C’è un ragazzo che si inginocchia
in una casa con tutte le porte sfondate a calci
sull’estate. C’è una domanda che gli corrode
la lingua. Un pugnale che tocca
il Tuo dito conficcato nella gola.
Carissimo Padre, che ne sarà del ragazzo
non più ragazzo? Ti prego—
che ne è del pastore
quando le pecore sono cannibali?
PRAYER FOR THE NEWLY DAMNED
Dearest Father, forgive me for I have seen.
Behind the wooden fence, a field lit
with summer, a man pressing a shank
to another man’s throat. Steel turning to light
on sweat-slick neck. Forgive me
for not twisting this tongue into the shape
of Your name. For thinking:
this must be how every prayer
begins—the word Please cleaving
the wind into fragments, into what
a boy hears in his need to know
how pain blesses the body back
to its sinner. The hour suddenly
stilled. The man, his lips pressed
to the black boot. Am I wrong to love
those eyes, to see something so clear
& blue—beg to remain clear
& blue? Did my cheek twitch
when the wet shadow bloomed from his crotch
& trickled into ochre dirt? How quickly
the blade becomes You. But let me begin
again: There’s a boy kneeling
in a house with every door kicked open
to summer. There’s a question corroding
his tongue. A knife touching
Your finger lodged inside the throat.
Dearest Father, what becomes of the boy
no longer a boy? Please—
what becomes of the shepherd
when the sheep are cannibals?
*
UN GIORNO AMERÒ OCEAN VUONG
Ocean, non avere paura.
La fine della strada è tanto distante
che è già alle nostre spalle.
Niente paura. Tuo padre è tuo padre soltanto
finché uno di voi non se ne dimentica. Come le vertebre
non si ricorderanno le proprie ali
a dispetto di tutte le volte che le tue ginocchia
baceranno il lastrico. Ocean,
mi ascolti? La parte più bella
del tuo corpo è ovunque
si proietta l’ombra di tua madre.
Ecco la casa con l’infanzia
ridotta a un unico cavetto rosso, innesco di mina.
Niente paura. Basta che lo chiami orizzonte
& non lo raggiungerai mai.
Ecco l’oggi. Salta. Ti garantisco non è
una scialuppa di salvataggio. Ecco l’uomo
dalle braccia ampie abbastanza da accogliere
il tuo andartene. & ecco l’attimo
subito dopo spente le luci, in cui ancora scorgi
la flebile fiaccola tra le sue gambe.
E come la usi, ripetutamente,
per ritrovare le tue mani.
Hai chiesto un’altra chance
& ti viene concessa una bocca da cui svuotarti.
Non avere paura, gli spari
sono solo il rumore di gente
che cerca di vivere un po’ più a lungo
& non ce la fa. Ocean. Ocean –
alzati. La parte più bella del tuo corpo
è il luogo verso cui si dirige. & ricorda,
la solitudine è comunque tempo trascorso
insieme al mondo. Ecco
la stanza in cui ci sono tutti.
Gli amici morti che ti
attraversano come il vento
che soffia tra i sonagli a vento. Ecco una scrivania
con la gamba zoppa & un mattone
per farla durare. Sì, ecco una stanza
così calda & vicina al sangue
che giuro, ti sveglierai –
& crederai che questi muri
siano pelle.
SOMEDAY I’LL LOVE OCEAN VUONG
Ocean, don’t be afraid.
The end of the road is so far ahead
it is already behind us.
Don’t worry. Your father is only your father
until one of you forgets. Like how the spine
won’t remember its wings
no matter how many times our knees
kiss the pavement. Ocean,
are you listening? The most beautiful part
of your body is wherever
your mother’s shadow falls.
Here’s the house with childhood
whittled down to a single red trip wire.
Don’t worry. Just call it horizon
& you’ll never reach it.
Here’s today. Jump. I promise it’s not
a lifeboat. Here’s the man
whose arms are wide enough to gather
your leaving. & here the moment,
just after the lights go out, when you can still see
the faint torch between his legs.
How you use it again & again
to find your own hands.
You asked for a second chance
& are given a mouth to empty out of.
Don’t be afraid, the gunfire
is only the sound of people
trying to live a little longer
& failing. Ocean. Ocean—
get up. The most beautiful part of your body
is where it’s headed. & remember,
loneliness is still time spent
with the world. Here’s
the room with everyone in it.
Your dead friends passing
through you like wind
through a wind chime. Here’s a desk
with the gimp leg & a brick
to make it last. Yes, here’s a room
so warm & blood-close,
I swear, you will wake—
& mistake these walls
for skin.
[Immagine: Ocean Vuong].
Allora sarà lecito sperare che La nave di Teseo prenderà in considerazione di pubblicare anche le raccolte del poeta americano Ross Gay o anche solo il suo Catalog of Unabashed Gratitude?
Grazie per questo post: non conoscevo l’autore, i suoi testi mi sembrano interessantissimi. Cercherò le sue pubblicazioni.
Buona giornata.
Caro Antonio Coda, grazie per l’apprezzamento.
Stiamo lavorando alle poesie di Ross Gay (alcune sono già apparse qui, altre sull’ultimo numero de Lo Straniero, altre usciranno su Gli Asini…).
Non sarà facile trovare un editore, ma “colmare lacune editoriali” è uno dei nostri scopi principali…
Un saluto.
Conosco già La nave di Teseo, che ha pubblicato un bel libro di Varoufakis, “I deboli sono destinati a soffrire?”. Sono felicissima che si pubblichi in Italia poesie di autori da noi poco noti, ma che hanno così tanto da dire; Vuong e molti altri poeti americani contemporanei hanno un grande talento e io sono affamatissima di poesia moderna. Grazie ancora, per la traduzione, per la scelta del poeta, per il futuro volume e per aver cndiviso qualcuno dei testi tradotti su questo sito.
Mi interessa molto questo Vuong.