di damiano & abeni
[Da un coacervo di traduttori dilettanti, schierati sulle due sponde opposte di un mare mai stato nostro, sono stati distillati damiano & abeni (Brescia 1956, S. Teresa di Gallura 1966, Tucson 1973, Vipingo 1986, Baltimora 1990, Chiang Mai 1993, Baltimora 2006, S. Miguel de Allende 2012, Salonicco 2016), ex-rugbisti saggiamente dedicatisi all’allevamento dei maiali.
Migliaia di anni fa, sotto lo pseudonimo di Giona & Giobbe, pur convinti di essere l’uno la traduzione dell’altro o, piú precisamente, i profeti l’uno del Pierre Menard dell’altro, non sono mai esistiti.
Ciò nonostante, si trovano a dover trascorrere una settimana su un’isola italiana, durante l’estate del 2011, e tengono un diario in inglese in cui viene scomposta una genesi capovolta: from the dairy of jonas & job, inc., pigfarmers (ikonaLíber, Roma, 2017), da cui sono tratti i figmenti lirici che qui presentiamo, eccetera.
“Il disco fonografico, il pensiero musicale, la notazione musicale, le onde sonore, tutti stanno l’uno all’altro nella relazione interiore di raffigurazione che sussiste tra linguaggio e mondo”. La versione italiana di questa degenesi mosaicata, variazioni e varianti comprese, va quindi essenzialmente considerata un saggio sulla traduzione.
Le chiose tra parentesi quadre non appartengono al libro succitato, o comunque non in quella posizione o non in forma di chiose.
Per la pubblicazione di questi frammenti ringraziamo Fabrizio M. Rossi, editore di ikonaLíber, e Marco Giovenale – curatore della collana Syn scritture di ricerca (Damiano Abeni)].
da dai latticini di giona & giobbe, S.p.A., suinocultori
[Sardegna, Madre]
Per lo più lei scivola nei crepacci tra sonno
e sonno. I suoi sogni formano forse una specie
di forma sferica, così: un lago di tempo
a cui manca il presente, senza posa sottomesso
a un’imprevedibile immobilità. Lei
non li consuma, questi sogni. Per lo più, in vero,
si fa sempre più giovane tra i sogni.
Così questi casamenti squadrati bloccano
i tramonti a cinquecento chilometri da qui.
Ma adesso ho capito dove eravamo allora.
Mostly she slips in crevices between sleep
and sleep. Her dreams might form like
a spherical form, this way: a lake of time
lacking a present, and incessantly submitted
to unpredictable stillness. She does not
wear these dreams out. Mostly, in truth,
she does grow younger among dreams.
So these square buildings do block out
sunsets three hundred miles away.
But I figured out where we were then.
[…]
[Pontedilegno; Felix Mendelssohn Bartholdy, Concerto
per 2 pianoforti e orchestra N. 2; Madre 2]
Un maggiore in la bemolle, chi l’ascolterebbe—per non dire
chi gli ubbidirebbe? Distanti dall’equilibrio, abbiamo continuato
con la stessa stenografia delle emozioni:
dalle particelle elementari a quelle post-laurea.
La corrispondente indeterminatezza continua a riferire
da zone di guerra: sulla sua sedia a rotelle, in modo saggio
approfittano dell’ascensore, la fanno rotolare
lungo torrenti anadromi di cose che iridescentemente
individuiamo grazie all’esperienza, alla resilienza,
e all’osservazione. Una mattina ci si sveglia
e si trova l’invasore. Cara,
siamo assolutamente liberi, ma ciechi.
Mi sto ripetendo?
A flat major, who would ever listen, let alone
abide to that? Far from equilibrium, we got
on with the shorthand of emotion:
from elementary to post-graduate particles.
The corresponding indeterminacy keeps reporting
from war zones: on her wheelchair, wisely
they take advantage of the lift, take her
rolling along anadromous torrents of things
we iridescently spot with experience, resilience,
and observation. One morning one
wakes up and finds the invader. My dear,
we are absolutely free but blind.
Am I repeating myself?
[…]
[Separati dal nulla, si collocano in un taschino
di tessuto sociale]
Città murata, file, corsie, in salita fino ai musei,
gelati e bibite ghiacciate—più veloce di ieri,
ma immobile … Piante in vaso, secche, sui terrazzi,
vuol dire che siamo in vacanza! Verde è solo
dove sta il milite ignoto, o meglio, giace,
in alto, lassù. Si vede che gli danno da bere. Bianco
è la tonnellata di tonnellate di marmo immobile su di lui,
indelicato, rosso deve essere stato—così si canta—
il di lui sangue. Il progresso proclama che di lei
potrebbe essere, adesso. Quella è la bandiera.
Un oggetto affondante non identificato, come
gli organismi monocellulari fosforescenti
al largo delle coste d’Irlanda, è caduto
nel pozzo—quindi si starà molto meglio adesso.
City walls, lines, lanes, uphill to the museum,
ice creams and cold drinks—faster than yesterday,
but still … Dried potted plants on terraces
must mean it’s vacation time! Green is only
where the unknown soldier stands, or lies,
way up there, because they water it. White
is a ton of tons of unkind marble,
red must have been—as the tales tell—
his blood. Progress proclaims it could be
hers, from now on. That’s our flag.
An unidentified diving object, like
mono-cellular phosphorus-emitting organisms
off the coast of Ireland, fell
into the well—so it must be much better now.
[…]
[Appena fuori la metropoli elettorale;
Michael Nyman, Crematorium Conspiracy]
È duro, perché il corpo recalcitra,
passa indietro la palla dove non c’è il portiere,
rifiuta di ubbidire al sopra-di-sé.
Il corpo brama l’inorganico, l’impressione mentale
di se stesso, una specie di caprice
des dieux per manichini. Dovremmo farlo adesso,
se il sicario riuscisse a trattenere in un retino
da farfalle le conseguenze. Come un neonato nudo,
come gemiti che affogano nei numeri. Gioco vero,
abbandono. Misticismo è mistificazione.
L’anima è un falso, ad esempio. Il rifugio
della “mia bestia”, invece, ha un ruolo, anche
se tu non ne hai nessuno. Forse faresti meglio
a chiudere gli occhi.
It’s hard, because the body is recalcitrant,
it kicks the ball back where no goalie is,
it refuses to obey the above-himself.
The body craves the inorganic, the whim
of himself, sort of like a caprice
des dieux for dummies. We’d better do it now,
if the murderer could keep in a butterfly
-net its consequences. Like a naked baby,
like cries drowning in numbers. True game,
abandonment. Mysticism is mystification.
The soul is a hoax, for example. The hamlet
of “my beast”, instead, has a role, though
you do not have one. Maybe you better
close your eyes.
[…]
[Il Sesto Giorno decisero di scoprire qualcosa,
ma intuirono che prima dovevano passare un po’
di tempo a teatro. Bene!]
Così, come vivi? Leggi? No,
una volta leggevi, una volta c’era una volta.
Adesso dimentichi.
Qualcosa che ti piacerebbe fare?
Dimenticare, compito non facile. Forse,
perdere la mente—o entrambe le cose, ad esempio.
Qualcuno c’è riuscito: hanno deciso, prima,
si sono decisi, hanno detto
addio, poi si sono impegnati, allenati,
duramente, e ce l’hanno fatta.
Ce l’hanno fatta e sono impazziti.
Crisoliti e berilli, e turchesi,
la luna e il mare nella madreperla
di una cassa, o una bara: un miracolo, come
se l’impossibile fosse possibile. Io do la mia vita
così che non mi possano vedere.
So how do you live? Do you read? No,
once you read, once, once upon a time.
Now you forget.
Anything you would like to do?
To forget, that’s no easy task. Perhaps,
lose my mind, or both, for instance.
Somebody made it: they decided,
they resolved, they said
goodbye, then they practiced
and they made it.
They made it, and went mad.
Crysolites and berylliums, and turquoises,
the moon and the sea in a mother-of-pearl
casket, or coffin: a miracle, as if the impossible
were possible. I give my life
so that they may not see me.
[…]
[Exploratory Data Analysis;
John Cage, Apartment House 1776]
Una cosa qualsiasi che rende
una descrizione più semplice
possibile rende
la descrizione più
facilmente maneggiabile. Una cosa qualsiasi
che guarda sotto
la superficie precedentemente
descritta rende
la descrizione più efficace.
Quindi saremo sempre
contenti di (a) semplificare
descrizioni e (b)
di descrivere uno strato
più a fondo.
* […]*
Essere in grado di dire
che abbiamo guardato
uno strato più a fondo,
e che non abbiamo trovato niente,
è un deciso passo
in avanti.
Essere in grado di dire
“se cambiamo
il nostro punto di vista
così e così
[…] non succede niente,
ma le cose sono più semplici”
è sempre un guadagno.
Anything that makes
a simpler description
possible makes
the description more
easily handleable. Anything
that looks below
the previously described
surface makes
the description more effective.
So we shall always
be glad (a) to simplify
description and (b)
to describe one layer
deeper.
*[…]*
To be able to say
that we looked
one layer deeper,
and found nothing,
is a definite step
forward.
To be able to say
“if we change
our point of view
in the following way
[…] nothing happens,
but things are simpler”
is always a gain.
[…]
[Isola Tiberina; Split couplets; Lutto;
State cum silentio audientes intente. Exeunt]
Tre perfetti archi di pietra, portati dal vento
leggero
che è portato dall’acqua, che è
portata
dai tuoi occhi—ciechi nella scintillanza.
Il movimento
solido del vetro, l’immobile informazione geometrica
che resta
quando collocazione, scala ed effetti rotazionali vengono
filtrati, via
dalla fascinazione della caduta, dalla bambina
curiosa.
Scarpette di lacca, nero brillante, e il viola
delle calze
sul miele del calcare metamorfosato.
Disperdersi,
muto e deforme, di foglie morte.
Che altro?
Le mie antiche Timberland prese da Finkelstein’s.
Three perfect stone arches, carried
by the breeze,
which is carried by the water,
which is carried
by your eyes—blind in the glaze.
The solid movement
of glass, the still geometrical information
that remains
when location, scale, and rotational effects
are filtered out
from the fascination of the fall,
the curious girl.
Shiny tiny shoes, varnish-black,
and purple leggings,
on metamorphosed limestone-honey.
A scattering,
quiet and deformed, of dead leaves.
What else?
My ancient Timberlands from Finkelstein’s.
[Immagine: Broom with a View. Foto di Damiano Abeni].
ottimo direi (a parte che in *State cum silentio, audientes intente* manca la virgola, e che un precedente in Italiano è già in http://www.satisfiction.se/il-conflitto-delle-interpretazioni/)