14 thoughts on “The Italian Trap

  1. Però ora che la ascolto bene la versione di Dolcenera sembra quasi Diamanda Galas.

  2. Scusate, la rete non è già piena di spazzatura? Chi viene qui cerca civiltà e bellezza. Avete pubblicato un articolo in cui si asseriva l’illeggibilità di Paul Valéry (va detto che adesso anche uno di questi sublimi trovatori ha scritto un libro, “Swag negro”, Rizzoli, nientemeno: forse quello è leggibile), e adesso date risalto a questa roba?
    Va pur notato che oggi Wu Ming collabora con lo Stato Sociale, mentre Aldo Nove ha consacrato un libro (Bompiani…) ad un paroliere di canzoni sanremesi. Una volta D’Annunzio collaborava con Debussy, Cocteau e Daniélou con Stravinskij. Immagino sia anche quella roba ormai illeggibile e inascoltabile. I tempi cambiano, del resto. De gustibus.

  3. Matteo, ogni tanto la bellezza (o la consapevolezza) viene anche dall’immondizia, non credi?
    Dipende dalla luce con la quale è illuminata, e dall’ombra che fa. Vedi ad esempio le opere di Tim Noble e Sue Webster.

  4. Non pago affitto è supremo capolavoro di comicità, seppure involontaria. Il resto no bono, come il nuovo governo, pare di capire.

  5. @ Elena Grammann

    non so perché, anche per questo parlo di involontarietà, ma quando ascolto Non pago affitto (l’ho ascoltata un sacco di volte) mi viene da ridere, a differenza degli altri pezzi di Bello Figo, che per la maggior parte di quelli che ho ascoltato sono brutti e basta. Ogni tanto ci sono dei guizzi (come ad es. “addominali Renzi in Matteo Renzi), ma solo in Non pago affitto tutti gli elementi di palese incapacità e di bruttezza diventano sublimi dal punto di vista comico e letterario. Intanto la sua voce fastidiosa quando pronuncia Mattarella. Poi c’è un gioco di voci che si incastra bene: no bono no bono; quando a un certo punto da lontano qualcuno urla Gynooozzz!. E che dire di “non mi sporco le mani perché sono già nero” come controcanto fatto da una voce profonda? Ma il meglio lo raggiungono nella pausa, credo sempre involontaria (ma se è stata fatta di proposito mi tolgo un mese di wi-fi), all’inizio: “tutti i miei amici sono venuti con la……………… barca, swag barca”. Quel barca che non arriva mai… mi fa ridere in maniera leggermente diversa da quando si ride per il ridicolo di qualcuno che fa male qualcosa, e su youtube è pieno di trash del genere. Ma in questo caso per me non è comicità generata dal senso di ridicolo o dalla demenzialità di bassa lega sul farsi le seghe. Quando dice “dai cau, peschiamo” dopo aver detto che preferisce la pasta col tonno io ci vedo del genio, in piccolo, ma ce lo vedo. Potrei essere del tutto in errore eh, ma non sto scherzando. Ci metto anche che una volta un ragazzo che conosco che sta in un programma per rifugiati mi ha raccontato che una volta nella casa dove è ospite è passato uno dell’enel e alla richiesta delle bollette il ragazzo gli ha detto che lui non pagava le bollette… Come si fa a non ridere?

  6. Dubito in effetti che sia involontaria: troppo ben congegnata verso le bufale sui migranti perché l’autore (chiunque sia) non l’abbia pensata per bene. Resta appunto il nodo autore: le altre “canzoni” di Bello Figo non solo sono molto meno riuscite, ma anche stilisticamente i testi non sembrano scritti dalla stessa mano. Vai a sapere.

  7. @ FF vs PPP

    Ammetto volentieri di essere del tutto sprovvista dei riferimenti culturali necessari per apprezzare (nel senso di valutare) il fenomeno Bello Figo, di cui fino a ieri ignoravo perfino l’esistenza. Ammetto inoltre senza difficoltà che l’esistenza stessa del fenomeno Bello Figo, nel momento in cui ne prendo coscienza, mi crea una specie di vertigine che cerco di ignorare perché, se non la ignorassi, dovrei uscirei io dal mondo.
    Detto questo, Non pago l’affitto, che ho ascoltato due volte, la seconda volta per senso del dovere e con grande noia, mi ha fatto l’impressione di qualcosa di fastidiosamente invasivo – genere colonscopia, per intenderci.

  8. @ Elena Grammann

    be’, più che avere certi riferimenti culturali credo bisogni essere un po’ scemi per apprezzare Non pago affitto, che certo, tolto il divertimento per il resto, come tutto il resto è fastidioso. Provare la già citata Matteo Renzi, che ripete in loop come mantra appunto Matteo Renzi Matteo Renzi Matteo Renzi + qualsiasi cosa Matteo Renzi, pantaloni sotto il culo, sotto il culo Renzi. Per quattro minuti, sopra una base musicale tutta uguale, semplicissima e di nuovo fastidiosa. è insomma una roba per adolescenti o adolescenti cresciuti che però ancora si divertono con le stronzate. Ma per dire, Young Signorino per il solo brano messo qua sopra lo manderei all’istante a vangare il terreno.

    Poi sull’involontarietà, per riprendere gli altri commenti, mi riverivo ai passaggi citati, la pausa, certe espressioni, non al contenuto del brano. Anche se essendo tutti i brani fatti di robe ripetute a caso, non la escluderei neanche del tutto. Quello che però sul quale sono in dubbio è che io non credo si tratti di ironia sulle bufale nei confronti dei rifugiati. Io credo che Bello figo dica la verità nell’interpretare un personaggio di fantasia. Ed è questo che lo rende insopportabile ai più. Nel senso che è vero che i rifugiati sono un costo per la collettività ed è vero che non tutti scappano dalla guerra e dalla fame e che qua fanno la bella vita rispetto a prima. Hanno vitto e alloggio e corsi di formazione. Il punto è se questo è un problema. Se siamo tutti d’accordo nel sostenere questo costo perché lo riteniamo accettabile e bello, dal punto di vista umanitario, oppure no. E in certi casi non credo sia disumano ritenere di no.

  9. (Che il guizzo satirico di Bello Figo sia un risultato inconsapevole è molto probabile, e per avere un’idea di questa probabilità basta ascoltare le interviste di Bello Figo su youtube. Anch’io non ne sapevo nulla, prima di trovare questa playlist. Vivo sulla luna. Meno male che c’è chi fa cultura).

  10. https://thevision.com/intrattenimento/ironic-young-signorino/

    “Se prima ridevamo di qualcosa di strano, con giusta e sana ironia, adesso che abbiamo sposato l’ironia come fondamento del mondo, e perso qualsiasi punto di riferimento, finiamo col prendere sul serio fenomeni da baraccone solo perché ci fanno ridere, e dalla risata passiamo al dispensare patenti di genialità per la trovata del momento, finiamo per amare ciò che un tempo avremmo considerato per meno di un secondo.”

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