2 thoughts on “Il dialogo come genere letterario

  1. “ 7 giugno 1988 – Che cosa non è la letteratura: non è la « conversazione » né la « sincerità » né il « dialogo ». Ti parlo ma non parlo a te. (La letteratura è sempre intransitiva?) Inoltre non guardarmi perché non c’è niente da vedere. (E se ti guardo non credere che ti veda) “.

  2. “ Mercoledì 28 aprile 2004 – Ripenso al dialogo. Ma davvero somiglia a un contratto? Non più di quanto un coltello somigli a un mestolo. Mah. Boh. E, mentre penso così, gli occhi mi cadono su un librettino di colore giallo: Giacomo Noventa, Hyde Park (L’unificazione socialista o L’innocenza della cultura), Milano, All’Insegna del Pesce d’oro, 1972. Apro e leggo: « Le conversazioni possono essere divine, demoniache, tragiche e comiche. Questi mi sembrano i tipi principali, da cui tutti gli altri tipi o sottotipi derivano. La conversazione divina è quella che avviene fra gente che si conosce, si stima e si ama, e vuole conoscersi, stimarsi e amarsi di più. La conversazione demoniaca è quella che avviene fra gente che si conosce, si disprezza e si odia, e vuole conoscersi, disprezzarsi e odiarsi di più. La conversazione tragica è quella che risulta dall’intersecarsi della conversazione divina con la conversazione demoniaca: quando cioè due individui, o due gruppi di individui, conversano e da parte di uno, o di un gruppo, si usa il primo tipo, e da parte dell’altro, o dell’altro gruppo, il secondo. La conversazione comica risulta anch’essa dall’intersecarsi della conversazione divina con quella demoniaca: ma da un intersecarsi nell’intimo di ognuno dei due individui o dei due gruppi che conversano: e cioè quella che avviene tra gente che non si conosce abbastanza, non sa fino a che punto si disprezza e si odia, e vuole conoscersi di più, senza sapere se questo conoscersi di più significherà stimarsi e amarsi di più, o tutto il contrario. » [*] [*] Penso che andrebbe aggiunto un quarto tipo di conversazione: quello nel quale uno dei due che conversano sa benissimo di parlare una lingua che l’altro non capisce, ma non per questo cessa di parlarla, perché quello che vuole non è essere capito ma fare male. Chiamerò questo quarto tipo la « conversazione sadica ». “.

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