di Silvia Dai Pra’

 

Escortforum è stato uno dei miei passatempi preferiti, il mio buco della serratura per la mente maschile, per il diverso; non è il solito sito di annunci privati: gli utenti possono recensire le ragazze, denunciare foto ritoccate, discutere, conoscersi. I nick vanno da tenerorso a sventrapapere68, da j.holmes74 a piùgrossodirocco, i mestieri dall’operaio al medico, gli argomenti dal per chi votare alle prossime elezioni a un evergreen che ricompare puntualmente: perché paghi una escort – quando (almeno a sentir loro) i protagonisti non avrebbero alcuna difficoltà a conquistare una donna. Questo mi ha fatto ricordare un pensiero concepito da bambina, quando, vicino a casa mia, l’offerta di sesso da strada si era ridotta a qualche anziana prostituta senza denti. C’era stata la liberazione sessuale, il femminismo, gli anni settanta: le amiche di mia madre parlavano di avventure, andavano agli appuntamenti. Mettete insieme le due cose, filtratele attraverso la mia mente candida, e avrete questa teoria: che presto il mondo del sesso a pagamento sarebbe stato dimenticato, ultimo residuo di una società che frenava la libera espressione del piacere, reprimeva le donne e impediva un reale incontro tra i sessi.

 

A sentire gli utenti di escortforum, però, il punto non è quello: e non è neanche che “paghi una donna non tanto per averla, ma per mandarla via quando hai finito”, come scrive uno di loro, o che, se ti tocca offrire tre cene, alla fine spendi lo stesso (cinici e misogini dichiarati sono la minoranza), il punto è il bilancio familiare, la vita di coppia. Sì, siamo nel solito film dell’Italia di provincia – un marito, una moglie, dei bambini, lo sguardo di lui che a fine serata indugia malinconico sul cortile interno… – e la maggior parte ammette di ricorrere a una professionista perché ama sua moglie. La passione è svanita, lei non concede più variazioni, ma un’amante sarebbe un rischio troppo grande: quanto soffrirebbe lei, se mai lo scoprisse con la segretaria?

 

C’è però un altro motivo che si affaccia in queste pagine: non sono solo i diversivi ad attrarre, ma quella straordinaria facilità delle escort a provare piacere, la loro abilità a democratizzare lo stallone, a farti sentire, per qualche ora, un Rocco. A differenziare le escort dalle ragazze che stanno sulla strada, non è una maggiore bellezza, è il contesto. Un minimo di conversazione introduttiva, una casa carina, un quartiere signorile, una doccia, un massaggio, l’orgasmo femminile, meglio se multiplo – se si dà ascolto ai clienti, quello della escort è il lavoro più invidiabile che esista: raggiungono tra i tre e i cinque orgasmi a rapporto, e, alla fine, non solo non ringraziano colui che ha regalato loro tanto piacere, ma si fanno dare anche trecento euro.

 

Anche se poi, F., quando parlava dei suoi clienti, non usava tanto l’espressione grande amatore, quanto l’aggettivo tirchio. F. era un’ex segretaria, trentott’anni, escort da tre: obiettivo minimo, arrivare a tirar su settecento euro al giorno; obiettivo alto: fama, tv, Grande Fratello. Non sarebbe stata certo la prima a sfondare a quarant’anni – e allora suo padre (un ex operaio che lei nominava ogni cinque minuti, in un vertice di odio, amore e desiderio di riconoscimento) avrebbe capito che donna era, sua figlia. Fino a una certa età, F. aveva pensato che la provincia, un compagno e un lavoro fossero una vita decente: poi col compagno s’era lasciata – lei non voleva figli, lui non aveva ambizioni – l’azienda dove lavorava era fallita, ai colloqui a cui si presentava veniva automaticamente bollata, a trentacinque anni, come troppo vecchia. Così, ha scattato le foto, si è aperta il sito, si è spostata a Roma per essere più vicina “alla gente che conta”: tanto, di cose strane ne aveva fatte già, sesso di gruppo, scambio di coppia. Il vero problema? Le cinesi, che devastano il mercato con prestazioni in casa a dieci euro.

 

Offresi nuove esperienze erotiche ed artistiche; donna raffinata, di cultura enciclopedica; vera dama di compagnia, classe ed eleganza; è possibile conversare di arte e di musica; sui siti delle escort non ce n’è una che non si definisca amante della cultura, come se ciò che conta fosse tracciare una linea netta tra loro e le prostitute, tra i loro clienti e quelli che chiedono “quanto vuoi?” a lato degli stradoni decadenti – ed è deludente cliccare sulle foto e, invece di trovare Juliette Binoche intenta a leggere de Sade, scoprire le solite immagini sgranate di vagine in primo piano o signore a quattro zampe. Ma, per quanto anche F. si definisse di alto livello socio-culturale, in casa sua non c’era un libro, la scuola l’aveva piantata a sedici anni: a lavar via lo squallore ci pensava il Rolex, il Mac sul tavolino, i bastoncini di incenso. Sembrava di essere nella sala d’aspetto di un centro estetico, almeno finché lei non è arrivata con lo strap-on, una cintura che terminava in quindici centimetri di fallo; ci sono tipi che mi chiedono di usarlo su di loro, mi ha detto: solo in quel momento mi sono ricordata che il suo mestiere aveva a che fare con questo. “E te, ti vedi con qualcuno?” mi ha chiesto, mentre la conversazione si spostava verso zone più intime: “E’ qualcuno di importante? Ti fa regali? Mica è un tirchio?”

 

Anche un’altra escort, L., morbida signora sui quarant’anni, dava per scontato che i rapporti tra sessi si basassero solo su questo; e, dopo avermi riempita di consigli (gli stessi che poteva darmi mia nonna: gestisci tu il gioco ma fagli credere che sia lui a comandare; non farti mai vedere troppo intelligente…), mi ha congedata con questa massima: “gli uomini sposano solo le brave ragazze, ma noi leonesse dobbiamo imparare a infilarci nei loro letti e a trarne vantaggio” .

Non era facile comunicare con loro. La candida bambina di ieri si stava ribellando; la donna di oggi cominciava a sentirsi un’imbecille; gli uomini del forum non mi divertivano più, anzi; e le mie escort mi avrebbero sicuramente schiaffeggiata, se mi avessero vista, poche ore dopo averle incontrate, dividere per due il conto al ristorante. Così, ho deciso che su questo argomento non sarei andata più a fondo.

 

Solo F. non ha mollato: e, convinta che io fossi quel deus ex machina capace di regalarle la ribalta, ha deciso di sedurmi con l’unica filosofia che conoscesse – l’equo scambio. Prima si è offerta di presentarmi un numero imprecisato di “amici importanti”, poi mi ha annunciato che avrebbe fatto pubblicità sul suo sito al mio libro appena uscito (ndr sulla scuola) – e il suo tono diventava sempre più aggressivo mentre ripeteva: “guarda che prima o poi io sfondo”. Infine, mi ha chiamata per dirmi che avrebbe fatto la conduttrice di una sagra di paese: visto? Era il primo passo. “Capisci che ti conviene farlo su di me il libro? E’ uno scambio giusto. Tu mi fai pubblicità, poi io vado in tv e te vendi. Perché non vuoi più scrivere? Sarai mica innamorata? Ma almeno è uno importante?”

 

[Questo articolo è uscito su «Saturno»]

18 thoughts on “Gli uomini e le escort

  1. Malinconico, questo pezzo. Lo capisco. Peccato che, pur essendo firmato da una donna, l’obiettivo si sposti gradualmente dall’antropologia maschile (descritta con toni che vanno da una iniziale ridicolizzazione a una latente giustificazione) a quella femminile; e che su quella femminile (ancora?) si concentrino le critiche e le messe a punto. Lo sconforto dell’autrice giunge alla decisione di non parlarne più, di questo mondo. E invece, dal momento che lo ha avvicinato, secondo me dovrebbe parlarne, e con occhio “scientifico”, risalendo ai perché e ai per come, stabilendo il collegamento stretto che esiste fra questa moderna (antica) prostituzione e chi contribuisce alla sua prosperità. Non dimenticando che esiste anche la prostituzione maschile e quella gay, ma nessuno degli uomini ne parlerà mai; forse, una donna potrebbe.
    Grazie.

  2. A più di quarantanni dal suo sorgere, il femminismo non riesce prorpio ad uscire da una prospettiva sessista. Io dico basta, non se ne può più, col sessismo di qualsiasi tipo (maschile come femminile) non si va da nessuna parte per l’ovvia considerazione che suscita un sessismo opposto e simmetrico. Ancora, dopo decenni una sorta di grido alla donna traditrice, a chi non si iscrive alla causa, tanto tempo trascorso evidentemente per nulla.
    Eppure, per quanto malinconico, il pezzo è interessante, anche proprio per il fatto stesso di focalizzarsi sulle escort, e non soltanto sui loro clienti. Questa ricerca del denaro e del successo non è infine l’aspetto ideologico di questa società, cosa ci può essere di più interessante di ciò?
    Il cliente non solo è un porco ma è anche stupido perchè paga, e io non contesterò certo questo, ma siamo certi che chi si vuole arricchire non sia altrettanto stupido, non è questo che andrebbe smentito della mentalità dominante?

  3. Grazie a Shangaili per la segnalazione, ne sono contenta. Al Sig. Marcello Nobili: veda anche il commento di Cucinotta, che – pur non condividendolo del tutto – va nella mia stessa direzione di pensiero.
    Dopodiché, per favore, io ho espresso un mio parere, come chiunque può (spero).

  4. Fare la escort, la prostituta o la mignotta (io sono di Roma e a Roma ci sono sempre state le mignotte), mettetela come vi pare, ma è e rimarra sempre un mestiere di pusillanimi per pusillanimi. Perchè? Perchè per fare sesso ci si fa pagare. Per godere 5 orgasmi ci si fa pagare. Per fare le cose porche che un maschio non ha più il coraggio di desiderare e di fare con la moglie perchè gli piace più pensarla MAMMA, è da automi che pensano che il sesso vero si possa asservire alle leggi di mercato… Quando la sessualità sarà goduta come esperienza del DONO (non dello scambio ma del dono) allora ne riparliamo…Il velo necessario di pulizia e cultura del sesso pagato è un ridicolo modo di buttare giù la pillola amara del sudicio dell’inconscio…Il vero problema è che c’è di mezzo il denaro, il baratto, i giudizi, i desideri e la mamma. I maschi dovrebbero accettare la loro miseria sentimentale e lavorarci su in gruppo, le donne dovrebbero vivere la prassi dell’eros donato e imparare a ” tradire” i propri compagni non per vendetta ma solo per il piacere di darsi…e poi si ritorni a saper sostenere il desiderio e l’immaginazione. Cucinare una cena per una donna e poi riaccompagnarla a casa….sostenere il desiderio, anche questo dice se sei un uomo o un criceto. Chiudamoli questi out let trash del sesso perbene che l’incenso e le tendine rosso bordello non celano la puzza del sesso pagato, nè la tristezza e il vomito post coito di quelle femmine serve con la frusta dentro…. per un padre troppo amato.

  5. Testo, a mio modo di vedere, del tutto inutile, piatto e scontato: le puttane lo fanno per i soldi, chi paga per scopare è fesso. Senza parlare della chiosa moralistica sul conto diviso a metà: è una puttana anche la donna che si fa invitare a cena, e un fesso chi la invita? Credo che il rapporto fra sesso, potere e denaro sia un po’ più complesso di quanto emerga da questo post (vedi le riflessioni di Walter Siti sulle pagine di questo stesso sito).

  6. F aveva un compagno che ha lasciato perché lei a 35 anni non voleva figli (lui ne aveva quaranta). Una povera scema. Gli rimproverava di non essere ambizioso: una povera scema anche in ragione del carattere tutto particolare dell’ambizione di F.
    Il problema sta in quella parola, compagno, che come ragazzo (o ragazza o compagna) non significa un fico secco. Uomini e donne hanno findanzati o fidanzate oppure frequentano amanti (è questo ora il rapporto più frequente che corre tra i giovani che vanno dai sedici ai trenta anni) oppure si scaricano con mignotte o gigolò. Fidanzati e fidanzate; amanti e mignotte o gigolò. Non esiste altro. Non può esistere. Niente di male. E’ un fatto. Soltanto che i giovani che hanno “il ragazzo” o “la ragazza” non lo sanno e quindi non sanno se sono fidanzati o se stanno frequentando un’amante. Il medesimo discorso vale per i quarantenni che hanno compagne o compagni. Conviene sempre chiamare le cose con il loro nome.

  7. Son capitato qua per caso, da un link. Non sono mai stato con una donna a pagamento, quindi non parlo pro domo mea: ci tenevo solo a dire che il commento della signora maria smintello è una delle cose più tristi e moralistiche che io abbia mai letto in rete. Scusate, mi spiace offendere, ma, fatto salvo che ci sono dei paletti che non devono essere superati, chi si permette di giudicare spocchiosamente dall’alto gli altri esseri umani, mettendo tutto un intero universo all’interno di poche e ristrette categorie (i soldi contro il dono, la “puzza di sesso pagato”…eh, ma dove siamo?) mi dà fastidio e mi rattrista. La sensazione di fastidio è più forte, però.

  8. Comunque una donna, nella scelta di un partner (per una breve relazione così come, e a maggior ragione, per la vita), si fa guidare anche, se non soprattutto, dal denaro.

    E’ raro che un uomo finisca sul lastrico per le prostitute. Ben più alto il numero dei padri separati che finiscono a fare i clochard.

    Non dico che – come hanno sostenuto alcuni biologi – la prostituzione sia la forma a priori del rapporto fra uomo e donna (senza contare che moltissimi rapporti, ad esempio nel lavoro, sono di tipo prostitutivo, e per di più pagati ben poco); ma certo un qualche sottile nesso esiste.

    E come si spiega, poi, la hierodoulìa, la prostituzione sacra, spesso, e paradossalmente, legata, nella storia della civiltà, al matriarcato?

  9. Pezzo impeccabile che ricalca un quadro al maschile piu’ che condivisibile, riscoprire in un’ accompagnatrice il senso della virilità repressa negli ultimi quarantanni in cui la donna si è autodefinita padrona del sesso facendo della sua intima proprietà un premio da elargire solo all’ uomo “perfetto” colui che risponde perfettamente alle sue esigenze. Non lamentiamoci allora se le tanto criticate escort si son fatte strada, virtualmente parlando, in ogni luogo e in ogni dove in cui l’ uomo possa allungare l’ occhio, creare nuove fantasie, uscire dalla depressione sessuale, o quella psicologica, non trascuriamo neanche questo aspetto.
    Gli uomini e le escort potrebbe essere un’ appendice di vita per ogni donna che ha voglia di riscoprire i sacrosanti piaceri della vita anzi che continuare a perdersi nella nebbiosa idea che sesso e indecenza siano dei sinonimi.

  10. Recuperato per accidente e in ritardo rispetto alla composizione (come capita in rete), mi è piaciuto l’articolo; mi hanno sorpreso la varietà e animosità, e in certi casi l’ingenerosità, dei commenti; brava Dai Pra’, ha pigiato molti bottoncini giusti

  11. Bell’articolo, scritto molto bene, che ha svelato ciò che più o meno sapevano tutti: l’eterosessualità è ancora vittoriana, quindi, in tante forme e misure, lei si fa pagare da lui. Lui ha bisogno di pagare per sentirsi padrone e lei ci guadagna contenta. La solita miseria sentimentale. “Sostenere il desiderio” ? Cucinare per una donna e accompagnarla a casa dopo? (Maria Smintello) Già fatto. Inutile scomodarsi: per lei, conta il portafoglio.

  12. La mamma cucina con amore.
    Quando sono in viaggio, vado al ristorante. Il cuoco lo fa per soldi, ma se scelgo bene il ristorante, mangio piatti squisiti.
    Di ritorno dal viaggio, cucino per mia mamma piatti nuovi provati al ristorante.

  13. Uno qualsiasi: Condivido quanto dici su Maria Smintello. Anche Stefano d’Andrea taglia con l’accetta, per retorica, a costo di enormi approssimazioni: O fidanzati o amanti, non ci sono vie di mezzo.
    Geo generalizza: per lei conta il portafoglio, dopo aver fatto una premessa buona.
    Torchemada è un pitch per un sito di annunci escorte nel link del nome.
    Poi chi dice “anche, se non soprattutto nel denaro” non va altresì molto per il sottile nè sta facendo tanti distinguo, tanto quanto Maria.

  14. Cara Anto, grazie per aver apprezzato la premessa. Sono convinto che il mondo, imparando l’inglese, sia entrato in un’età vittoriana computerizzata (e forse anche il computer è vittoriano) e ho sperimentato la natura transazionale dei sentimenti. Generalizzo perché sono un sopravvissuto, come si nota dal nome.

  15. Geo Josz: Capisco succede ancora troppo spesso, ma non si può dire che questo sia il meccanismo principale di attrazione, mi pare evidente che sia ristretto a situazioni misere e che generalizzarlo non è utile a dispetto di esperienze personali negative di cui mi dispiace e che accadono in entrambi i casi e altresì di varia natura. Senzs scomodare la purezza da contrapporre alla transazione, visto che tutto è uno scambio, osservano giustamente in molti, ma è chiaro che ci sono scambi che vanno bene aldilà del ruolo di compratore e venditrice.

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