di Vladimír Holan (trad. di Vlasta Fesslová e Marco Ceriani)

Eva

A Marie Tomášová

Fu col vino novello… L’autunno
già intrecciava bottiglie con verghe spezzate
e il serpente, non più sulla pietra ma sotto l’erica,
si sdraiò sulla pancia e si coperse con la schienuzza.

“La bellezza distrugge l’amore, amor la bellezza!” mi disse.
E come allora alle antiche dee di laggiù
si sacrificava in numero dispari,
pensava lei nel frattempo soltanto a sé stessa,
immaginandosi con indifferenza
l’eternità senza l’immortalità…

Era così bella, che se qualcuno mi avesse chiesto
dove con lei andassi, certo non avrei parlato di contrade
(non per questo, no, che sentivo tutta l’impotenza della parola
e che sillabare il silenzio
lo potrebbe appena la pioggia che cade sul penitenziario).
Era così bella, che volli
viver di nuovo, ma del tutto diversamente.
Era così bella, che la follia della mia passione
attese ancora tutta, tutta la pazzia…

 

L’appuntamento

Pioggia senz’alberi… Fieno bagnato…
Apertura del gas… Nuvola fritta sulla padella della luna…
Muover d’occhi… Sbatter di ciglia… Svanir di forme…
Ci mancò un soffio che non inciampassero nella carriola per l’argilla del cimitero…
“Mi volete bene?” – Sì!
“Mi amate?” – No!

Lot fornica con le sue figlie

Già quando, fuggendo da Sodoma, irruppero per la porta delle uova
sentirono: il padre la corrente e le figlie il suo delta…
Dopo un’ora di fuga Lot si fermò e si voltò a guardare:
la città alle sue spalle (benché ancora sonasse a stormo una gran campana)
non era nulla più che fuoco arso e acqua affogata…

Non c’era ragione davvero di passare da un cavallo non ferrato ad asini,
e così rimasero nella più vicina grotta per inspirare ed espirare.
Più tardi vi accesero un fuoco e presero a conversare…
E mentre egli non intese
che anche tra gli occhi c’è spazio,
entrambe strinsero davanti a lui il vino ebbro del loro grembo, così
che le sturò con un quinto pollice…

Anche il peccato di un santo può esser profezia…

 

Ricordo I

Tramontava il sole, cadendo nel letamaio,
come una lampada in un ufficio
che prima di spegnersi ancora illumina
una misera acacia, laggiù, sulla strada…
Alla fontana della cittadina sostava una ragazza.
Era bella. Mi misi a discorrere con lei.
Sembrava essere riconoscente, quasi che ogni mia parola
le fosse di stimolo per non esser soltanto di questa terra,
non sapeva niente, nemmeno che la nudità
può essere sempre ancora così abbigliata
che la denudano solo i vestiti,
rideva, giocava con un anello e un poco tossiva.
Ed essendo d’una banalità misteriosa sì da non esserlo più,
doveva esser baciata per essere ancor più misteriosa.
Ma quando dopo le chiesi
la strada per il paese più vicino
mi indicò la direzione falsa…

E davvero: il presente non è solo il tempo presente!

[Immagine: Vladimír Holan].

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