di Claudio Orlandi

[LPLC va in vacanza. Per non lasciare soli i nostri lettori durante la stagione estiva, riproponiamo alcuni pezzi usciti nei mesi o negli anni precedenti. Questo articolo è stato pubblicato il 20 maggio 2018.

Rossella Or, attrice e poetessa, è stata protagonista dell’avanguardia teatrale romana fin dagli anni ’70. Ha lavorato con Memè Perlini, Simone Carella, Giuliano Vasilicò, Giorgio Barberi Corsetti, Leo De Berardinis, Mario Prosperi, e ha successivamente iniziato una serie di lavori in proprio di rara intensità (con recupero della parola) di cui ha curato, anche, testo e regia. Di lei scrisse qualche anno fa, a proposito di un suo spettacolo, il critico teatrale Nico Garrone: “Rossella, se venisse a patti con il galateo della rappresentazione, sarebbe una straordinaria Figliastra, o la delirante Contessa dei Giganti della Montagna. Ma ieri sera ci ha fatto pensare, o sognare, a qualcosa di più: ad un immaginario incontro nell’aldilà tra i fantasmi di Eleonora Duse e di Antonin Artaud.”
In campo cinematografico Rossella ha recitato nel film Regina Coeli, diretto da Nico D’Alessandria, ed è protagonista del film Estate Romana di Matteo Garrone.
La poesia di Rossella Or (che è sempre stata avulsa dalla letteratura come istituzione, come per una cura ossessiva della marginalità, ma legatissima, in una lunga frequentazione, alla parola scritta), si nutre dello studio attento e puntiglioso delle avanguardie teatrali e letterarie, della pratica ossessiva del gesto rigoroso e portato all’estremo (completamente calato, e possiamo dire, riversato e riconvertito nella parola), cui è collegato il sentimento straordinariamente vivo dell’esistenzialità, dell’assurdo, dell’ossimoro del vivere, dell’ambiguità felice della vita.
Un suo volume di versi (L’acqua tende alle rive) è di imminente uscita con l’editrice Dei Merangoli nella collana di poesia diretta da Maria Concetta Petrollo (Carlo Bordini)]

Quando ho conosciuto Rossella Or avevo 44 anni, era il gennaio del 2018. Viveva in una casa al primo piano di una palazzina di fronte la stazione di Labaro, sulla Flaminia.

Mi ero interessato a lei dopo aver visto il film Estate romana di Matteo Garrone, dove Rossella interpreta se stessa che, proveniente da non si sa bene dove, torna a Roma per salutare i vecchi amici della stagione del teatro off degli anni ‘70. Nel film, uscito nel 2000, (quindi 18 anni prima che io lo vedessi) sono vari i personaggi che interpretano se stessi, in particolare Simone Carella, ideatore del Festival dei poeti di Castelporziano – e di cui Rossella era stata compagna – e l’immancabile Victor Cavallo, che sarebbe morto poco dopo le riprese del film, proprio nel gennaio del 2000.

Ero rimasto molto colpito dalla sua voce, e in particolare da come la sua figura fosse cambiata nel corso degli anni. Nel Dvd del film era contenuto anche un piccolo documentario, dedicato ai protagonisti della scena underground romana degli anni ’60-‘70. Nel documentario, girato dal Garrone padre di Matteo, apparivano appunto Rossella, Victor, Simone, Ulisse Bendetti del Beat ’72 , ed anche alcuni spezzoni delle primissime uscite di Verdone, Benigni e si parla diffusamente di Carmelo Bene, che proprio in quelle cantine romane ottenne i suoi primi successi.

Il documentario mostrava una Rossella giovanissima. Il suo era il viso del candore, dedicato all’espressione di sé. Un istinto floreale tendente al colore bianco. Con una voce molto delicata e per me incredibile da udire, risponde a delle domande riguardo il teatro e Memè Perlini. In uno spezzone del documentario Perlini parla di Rossella e delle sue “spaccate”, dei gesti fisici dal forte impatto scenico ed emotivo. Il tutto è immerso in un’atmosfera di magia, di libertà e fantasia pura, come dice la stessa Rossella durante l’intervista. Al momento della visita non sapevo che Perlini era scomparso poco tempo prima, gettandosi dal suo appartamento all’Esquilino nell’aprile del 2017.

Infiammato dal connubio tra la sua dimensione spirituale e la sua voce mi ero messo così sulle sue tracce. Mi domandavo perché non avessi avuto mai notizia di Rossella Or prima di quel giorno. Credevo, infatti, aver ampiamente scandagliato le maggiori personalità di quell’epoca. E invece no, mancava lei. Temevo in realtà fosse morta…

Naturalmente non era presente su facebook e non c’erano link precisi, però trovai una serie di poesie a sua firma, introdotte da Carlo Bordini, il mio amico poeta. Chiamai subito Carlo. Con la sua classica voce sorniona e rassicurante, mi disse che sì, Rossella era una sua cara amica e che, se volevo, avrebbe potuto darmi il suo numero di telefono! Rimasi spiazzato. Ero passato dal timore di ritrovare una persona morta ad avere il suo numero di telefono, accanto al quale avrei potuto di lì a poco parlare direttamente con Rossella

Come accennato, in quei giorni ero tremendamente affascinato dalla sua voce, tanto che guardavo e riguardavo alcune scene del film e del documentario. L’idea di ascoltarla al telefono pronunciare parole “nuove” mi emozionava molto. Mi rendevo conto che ero entrato di fatto in una sorta di impasse amorosa legata ad un suono, cosa che in realtà non di rado mi capitava.

Avevo dunque il numero di Rossella Or. Tuttavia non volevo piombare nella sua sfera uditiva con una telefonata così improvvisa. Percepivo non sarebbe stato consono alla sua persona. Pertanto proposi a Carlo di contattare Rossella ed avvisare della mia telefonata. Anche Carlo era d’accordo sulla bontà della procedura e, difatti, così andò.

Chiamai Rossella in un pomeriggio luminoso di gennaio. Mi preparai prima di farlo, perché non sapevo che reazione avrei potuto avere al sentire la sua voce e soprattutto che tipo di voce avrei ascoltato al telefono. Erano passati molti anni dal suono che avevo in testa io prima di quella chiamata.

In realtà la cosa fu molto naturale. Rossella aveva la stessa voce ed io mi rilassai…o cercai di farlo. La chiamai subito per nome, Rossella, perché la sua voce era giovanile, pressoché intatta. Le sue frasi non finivano quasi mai con un suono netto, ma rimanevano vaghe, nell’aria circostante. Mi è difficile spiegare ma in quelle pause forse inconsapevoli della sua voce risiedeva la mia fascinazione. Ero attratto dalla configurazione della sua mente quando compiva quello che io consideravo essere un vero e proprio “gesto vocale”, affine ad una dimostrazione artistica.

Naturalmente, forse erano mie elucubrazioni prive di senso, ma in quel momento avevano per me un valore, mi emozionavano e quindi erano reali.

Parlammo di cose generiche, dei motivi della chiamata. Ho dei ricordi confusi di quel momento, non era chiaro con quale dei miei sensi fossi più presente, di certo si era entrati nella sfera per la quale è l’anima a dirigere i movimenti e le perlustrazioni del pensiero… infine, mi invitò a passare da lei, a Labaro, per vederci e conoscerci. Per un paio di settimane non riuscimmo a far coincidere i rispettivi impegni… finché non si presentò l’occasione di andare un sabato sera a casa sua con Carlo. Io, Carlo e Rossella per una cena.

*

Passai a prendere Carlo intorno alle sei e mezza e poco prima delle sette eravamo sotto casa di Rossella. Il portone accanto ad un negozio di ottica e un ferramenta, dal lato opposto alla stazione di Labaro, era l’ingresso della palazzina. Lei abitava al primo piano.

Organizzammo una cenetta veloce. Rossella volle fare una carbonara accompagnata da un’insalata di pomodoro e finocchio. Carlo, che era venuto con un cappello nero che non si tolse mai durante l’intera serata, aveva portato della pizza bianca, una bottiglia di vino, un po’ di formaggio e tre carciofi. Io avevo portato una buona bottiglia di vino bianco, unica richiesta di Rossella.

Arrangiammo un piccolo tavolinetto al centro di una stanza arredata con delicatezza. C’erano due letti, una scrivania e qualche sedia. Intorno libri e stampe, composizioni di sua creazione con fiori e foglie.

Iniziammo a mangiare e parlare. Io non ero completamente a mio agio. Non sapevo cosa dire esattamente. Rossella era molto felice di rivedere Carlo e non mi dava molta confidenza. Io rimasi in silenzio. Osservavo loro due. Carlo mangiava, Rossella non molto… più che altro teneva tra le dita la sigaretta semiaccesa e sorseggiava il suo bianco. Disse che praticava il digiuno da molto tempo, e che per anni si era nutrita di yogurt. Aveva iniziato a bere dopo gli anni 2000. Adesso forse non ne poteva più fare meno…

Ad un certo momento presi l’iniziativa… credo fu quando Carlo disse che il film di Garrone era diventato un film culto. Io sapevo che non lo era ma, assecondando in un certo senso quell’affermazione, presi a dire che a Roma i film che avevano effettivamente segnato l’epoca (quale epoca?) erano Amore tossico di Caligari e L’imperatore di Roma di Nico d’Alessandria. Ma appena dissi Amore tossico Rossella disse che era stata la compagna di Guido…

Io la fermai, e chiesi ma Guido Blumir?

Sì Guido, Guido Blumir..

Rossella era stata la compagna di Guido Blumir!

Sapevo della relazione con Simone Carella, dalla quale c’era stato un distacco doloroso per lei, ma questa di Blumir era una vera sorpresa! Rimasi molto colpito… come da un oggetto di ferro in pieno petto. Ero seduto su una sorta di lettino e quando appresi la notizia non potei fare altro che stendermi sul fianco sinistro… appoggiando la testa sulla stoffa del letto. Per pochi istanti mi rilassai completamente, l’emozione fu tale che dovetti trattenere le lacrime.

Dissi che avevo letto alcuni libri di Guido Blumir, sul tema delle droghe e i risvolti sociali, una questione che mi appassionava molto. Ero sempre stato molto legato al film Amore tossico perché credo che averlo visto in tenera età abbia generato in me un rigetto forte per ogni tipo di droga. Amavo i film di Caligari, quei pochi film che era riuscito a portare a termine prima di morire, proprio un paio di anni prima di quella cena, nel maggio 2015. Rossella ricordava i protagonisti di quella pellicola, incontrati un giorno assieme a Guido, e in compagnia di Patrizia Vicinelli. Chiesi se sapesse dove fosse Guido, ma non ne aveva notizie, tuttavia nemmeno ne aveva in senso negativo… ovvero, probabilmente era vivo, ma chissà dove…

Poi parlammo di Nico d’Alessandria, il regista dell’altro film L’Imperatore di Roma. Rossella disse che era stata sua ospite per tre anni, in una casa con molte stanze che lui affittava.

Appena Rossella disse queste cose Carlo mi guardò e sorrise. Un sorriso di intesa, e fece con i due indici delle mani il simbolo del cerchio… come a dire, tutto torna. Ed era veramente incredibile.

Ascoltammo Rossella in silenzio, mentre parlava dei suoi ricordi. Nico era benestante… cosa che non sapevo. Pensavo fosse un povero. In realtà Rossella aveva fatto parte dell’ultimo film di Nico, ossia Regina Coeli, anche questo uscito nel 2000, come L’estate romana. Infatti Rossella disse che aveva lavorato ai due film nello stesso arco di tempo. Di quel Regina Coeli conoscevo purtroppo solo il nome, lo andavo cercando da tempo, ma invano. Ricordavo sí di aver avuto tra le mani una cartolina promozionale, ma non ero mai riuscito a vederlo. Introvabile, nelle videoteche, come online.

Questa unione di destini con Cavallo, Blumir, D’Alessandria, la vita di Rossella, rese l’atmosfera particolarmente intensa… Carlo disse che sarebbe stato bello documentare quelle parole, quei ricordi. In qualche modo fermare le cose che Rossella ci stava raccontando su quelle persone, la sua vita, i rilievi sul teatro di allora e quello presente. Gli spunti e le immagini erano talmente tanti e variegati che non era facile seguire tutto e memorizzare. In più ero coinvolto emotivamente e mi piaceva lasciarmi inondare dalle atmosfere evocate, piuttosto che memorizzare in modo netto e nitido ogni riferimento.

Naturalmente parlammo della poesia di Carlo, che ci piaceva molto. Da poco aveva ricevuto il premio Pagliarani alla carriera, e durante la premiazione in una sala del Teatro Argentina aveva letto il suo Poema a Trotzky. A me piaceva tantissimo l’idea di raffigurare Carlo come una sorta di Gulliver steso sulle varie scuole della poesia contemporanea. Di fatto tutti volevano bene a Carlo ed alla sua scrittura, tutti volevano in qualche modo pacificarsi con quella dimensione poetica che avevano tralasciato e che ritrovavano nell’opera di Carlo. Anche a Carlo piacque questa interpretazione e ne sorrideva, e questo mi rendeva felice.

Rossella voleva molto bene a Carlo e disse senza troppi giri di parole che la sua poesia era la più importante a Roma dopo quella di Pasolini e Dario Bellezza. Non fece altri nomi. Amavo la capacità che aveva Carlo di gestire questi giudizi, queste ovazioni riguardo la sua poesia. Non rimaneva indifferente, si percepiva che ne era soddisfatto, ma riusciva con piccoli movimenti del viso – in particolare gli occhi e gli angoli della bocca – a far tutti partecipi di questo risultato, come una pianta fiorita che per sua natura emana un profumo percepito da tutti, senza pesare su persona alcuna, ma rendendo tutti allegri e soddisfatti.

Ad accompagnare la serata, Rossella aveva acceso una radio a volume basso, e poco distante un piccolo registratore anch’esso tenuto a volume basso. Quindi c’erano due musiche differenti, ma non era un effetto disturbante. Si compiacevano, e davano al tutto un senso di fluidità e di instabilità.

Di lì a poco si sarebbe andati a votare per le elezioni politiche di marzo, c’era una grande indecisione.

Carlo avrebbe votato Potere al popolo, Rossella non sapeva ancora bene, ma in fondo non le dispiaceva Renzi, sebbene in modo del tutto superficiale.

Il suo problema reale e più urgente era scaldarsi. La casa era infatti senza riscaldamento e si serviva di una stufa con bombola che, in quel momento, era finita.

Carlo si offrì di acquistare la bombola nuova. Disse Rossella che costava 40 euro e durava una ventina di giorni. Ma il discorso scivolò su altro.

Carlo le chiese il libro di Sepulveda che le aveva prestato. Io chiesi in prestito il libro di Kerouac Orfeo emerso di cui avevo preso notizie da pochi giorni. Era da tempo fuori catalogo, ma lei ce l’aveva, insieme a molti altri libri di Kerouac.

Poi vidi che aveva molti libri di Peter Handke, che non conoscevo, e le chiesi quale mi consigliasse. Lei disse che andavano bene tutti… poi mi consigliò L’ambulante. Mi chiese se volevo averlo in prestito, ed io accettai.

Prestò un libro anche a Carlo. Un testo di Davide Orecchio, il fratello di Rossella.

Si preoccupò di dirci più volte che i libri dovevamo ridarglieli. Lo disse con molta fermezza. Io tentennai, perché conoscendo la mia cleptomania libraria temevo non poter tener fede a quella promessa. Ma mi sembrava assurdo dire di no… così presi i libri, sentendomi però da subito un po’ ladro.

Si parlò ancora un po’ ma non per molto. Le dissi che mi piaceva moltissimo il suo modo di parlare, quella sua particolare forma di lasciar scivolare la chiusura delle frasi. Le ultime parole che pronunciava erano sempre molto flebili, le lasciava cadere come non dette o dette per scherzo, eppure tenevano il senso del discorso, la schiuma delle sue onde emotive. Lei si schernì un po’, sorrise chinando il viso e mi chiese di non farla arrossire… e lo disse con una voce che non dimenticherò mai. Fu il momento nel quale mi sentii più vicino a lei, al suo modo di esistere, ma sempre anni luce distante dalla persona, che rimase sempre riposta e protetta nel suo scrigno interiore.

Rossella non voleva andare oltre. Ci fece vedere i suoi quaderni, dove aveva scritto pagine e pagine di annotazioni, poesie e appunti del quotidiano. Carlo ne lesse tra sé e sé alcune pagine da un libricino blu, rimanendo in piedi nel corridoio e indossando il suo cappello. Rossella le era poco dietro, leggermente di lato, lo osservava, ed io osservavo loro. Ero ad un paio di metri, forse meno, e scattai una foto.

Rossella voleva veramente che l’atmosfera non scemasse…, era stanca, forse anche lei provata dalle emozioni dei ricordi. Mi sentii leggermente in colpa, di aver invaso il suo spazio e la sua energia, ma la presenza di Carlo mi rassicurava, non ero un invasore.

Ci invitò ad andare via con garbo, e noi con lenta ma decisa delicatezza ci preparammo per salutare ed uscire. E così facemmo, contenti.

28 gennaio – 20 febbraio 2018

 

[Immagine: Rossella Or e Victor Cavallo in Estate romana di Matteo Garrone]

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