La letteratura italiana contemporanea è stata oggetto di dibattito a Bruxelles dal 6 al 7 giugno, con l’incontro “Stati generali della nuova letteratura italiana”, organizzato in occasione della pubblicazione di un nuovo numero della rivista “CARTADITALIA”, dedicato a La letteratura italiana: il nuovo secolo a cura di Emanuele Zinato, Valentino Baldi, Marianna Marrucci, Morena Marsilio. Oltre agli autori sono intervenuti: Mario Barenghi, Cecilia Bello, Marco Belpoliti, Andrea Cortellessa, Raffaele Donnarumma, Paolo Giovannetti, Filippo La Porta, Matteo Marchesini, Luigi Matt, Martin Rueff, Domenico Scarpa, Carlo Tirinanzi de Medici.
Pubblichiamo qui sotto la registrazione del dibattito, che è stato trasmesso in diretta su questa pagina Facebook
Il romanzo
La poesia
La saggistica
il titolo “Stati generali…” è accattivante.
Mi piacerebbe sapere di quale poeti si è detto e come…
ma resta il dubbio solito: la critica è giunta troppo tardi, e troppo presto non poteva.
Perciò inutile il dibattito seguito in face book, e parte il buon Cortellessa, il resto che titolo ha?
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E adesso aspettiamo il giuramento della Pallacorda.
Uno si chiede: gli Stati Generali della Letteratura: perché farli a Bruxelles? Estero per estero, tanto valeva farli a Roma.
Firmato: un emigré (Innere Emigration)
COSA RENDE UN TESTO un fatto letterario?
DANTE NON “CIVETTAVA” CON HEGEL. O si?! Ricordando Michel Serres e il suo brillante urlo “Paranoico, questo Io-Sole!” (Michel Serres, ” Il mancino_zoppo” – http://www.lavocedifiore.org/SPIP/article.php3?id_article=5618#forum2929549 …), forse, vale la pena leggere il recente testo della “presentazione finale della narrativa 2018-2019” di Daniela Brogi ( http://www.premiocampiello.org/confindustria/campiello/istituzionale.nsf/($linkpreview)/8556B2C892DFCEE0C125840E002D985E?opendocument )!
Federico La Sala
Mi dispiace molto che una Rivista (…)) dedicata alla Poesia da quasi 40 anni, è stata ignorata. AD.
COSA RENDE UN TESTO UN FATTO LETTERARIO? – 2
DANTE NON “CIVETTAVA” CON HEGEL (http://www.lavocedifiore.org/SPIP/article.php3?id_article=5908)!
“L’IO ROMANTICO […] Come accade in politica, ogni tentativo di ridurre i problemi che riguardano il valore e la visione del mondo a questioni tecniche nasconde una scelta ideologica. Francesco Orlando, non certo sospetto di simpatie per l’Ineffabile, ricordava il prezzo eccessivo pagato dal Novecento che ha imposto il tabù sul referente. Anche quando negli anni Sessanta hanno recuperato la retorica antica, osservava Orlando, le culture egemoni sono state costrette a ignorare l’inventio, il primo passo della composizione, che precede il lavoro sulla struttura e sullo stile e che consiste nell’atto di ritagliare una propria prospettiva, ossia un proprio mondo, all’interno del caos fenomenico. […] Una letteratura indebolita, che trova sempre meno ascolto ed è apprezzata per motivi estrinseci, si sta ritrasformando da risarcimento della vita a risarcimento nella vita: viviamo, si direbbe, in uno pseudo-Ottocento perversamente narcisistico e virtuale. Non a caso torna a dilagare l’io romantico di cui parlava René Girard. Nel suo memorabile Menzogna romantica e verità romanzesca (1961), Girard spiegò che il romanzo autentico mostra la complicità hegeliana del soggetto con la società che lo circonda, mentre il romantico fa dell’opera «un’arma contro gli altri»” (Matteo Marchesini, “L’Io romantico”, “doppiozero”: https://www.doppiozero.com/materiali/io-romantico).
QUESTIONE ANTROPOLOGICA. E’ lecito e ancora possibile affermare una verità universale sul genere umano? “J’accuse” di René Girard. L’incomprensione della lezione di Freud (Marx e Nietzsche) lo spinge ad un’apologia del cattolicesimo costantiniano e dell’ideologia “papa ratzi-stica”!!! Il cristianesimo non è un cattolicismo!!! (http://www.lavocedifiore.org/SPIP/article.php3?id_article=1926).
Federico La Sala
In quei tempi vidi un vecchio – un letterato mancato.
I più giovani, figli suoi quasi per età, ora disquisenti
di Simonetti, Saviano, Cavazzoni e Scurati – pedinava.
Attento a ciascuno, che a turno – rasato o occhialuto,
a tratti animato nel gesto o nel volto, la nota spigolosa
l’esatta e mai claudicante citazione dagli appunti estraeva.
E Campoformio? E il caveat dell’Ingrato di via Legnano
che aveva scritto di un alloro insidiato dagli insetti?
In mezzo al pubblico di faccia devota, maldicente solo
nel bisbiglio compìto all’orecchio, una bionda annotava:
«Nel mondo il capitalismo è diventato sistema economico
unico e on line la letteratura – oh cara! – il suo loculo avrà».
Sempre a lezione, sempre a ripetizione? – gli sussurrai.
Resti in ascolto del vento invano. Perché ancora sognare
l’aula magna della Statale di Milano irta di voci e strida
dove di potere operaio e studentesco in accoppiata,
da spretati, con la fede truce dei Sessanta, straparlaste?
Riaprì gli occhi. Dalla tomba merce risorgerà!- mi borbottò.
*Commento alle videoconferenze “Gli Stati Generali della letteratura” ascoltate su LE PAROLE E LE COSE2
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