Sabato scorso si è tenuto a Milano, presso la Casa della Cultura, il primo incontro di LPLC2. Pubblichiamo qui di seguito le registrazioni video.

 

Parte I e II: Tavola rotonda con Walter Siti (Daniele Balicco, Mimmo Cangiano, Giuseppe Carrara, Rino Genovese, Gilda Policastro, Italo Testa).

 

Parti II e III: forum a più voci (Maria Borio, Tommaso Di Dio, Carmen Gallo, Federica Gregoratto, Francesco Ottonello, Mauro Piras, Nicoletta Vallorani) e dialogo con Franco Buffoni (Massimo Gezzi).

 

8 thoughts on “Questa non è una rivista. Il primo incontro di Le parole e le cose²: i video

  1. Ho visto il video ma soprattutto ho ascoltato. Ho ascoltato Walter Siti e ho pensato che ha una bella voce. Mi sembra più importante dire questo che dire quanto e come sono o non sono d’accordo con quello che dice. Una voce bella e inaspettatamente giovane. Come, io credo, sia sempre la letteratura. Per una voce come questa sono disposto a chiudere un occhio sui suoi baffi e sulle losanghe dei suoi golfini. A risentirci.

  2. Samizdat
    *
    AVEVAMO DEI FORTINI, ORA ABBIAMO SOLO DEI SITI
    *
    Ascoltando Walter Siti parlare di letteratura da difendere contro i poco entusiasmanti “nuovi impegnati”, tipo Saviano e Murgia, ho ripensato ad una serata di tanti anni fa (1979? 1980?). In questa Casa della Cultura di Milano, ora Olimpo decaduto della Sinistra, dietro lo stesso tavolo dove ora vedo Siti, Franco Fortini in piedi tuonava contro gli intellettuali “liberti”, già avviati – l’ho capito dopo – sui viali dell’opportunismo, della paura e del cinismo (i *sentimenti dell’aldiquà*) [1]. Seduto accanto all’*ospite ingrato*, Giancarlo Majorino ascoltava: sornione, guardingo e irritato. Quando poi ho sentito la «bella voce» – ahi, Adriano Barra! – di Walter Siti ripetere il suo solito aneddoto [2] su quel povero matto di Fortini che – nel ‘68, figuratevi! – credeva nell’imminente rivoluzione e stravedeva per il comunismo, ho pensato che io con queste *parole* e queste *cose* ascoltate tanto religiosamente da compìti giovanotti e giovanette in carriera da letterati-e, non voglio avere nulla a che fare. Mi sono alzato e me ne sono andato.
    *
    [1]
    I sentimenti dell’aldiquà. Opportunismo, paura, cinismo nell’età del disincanto (Theoria, Roma-Napoli, 1990
    *
    [2]
    «Quando dicono la fede è un dono, è una cosa che capisco bene. Ma sento che non ce l’ho. Riesco a immaginarla solo come allegoria, come modo di dire. Come quando nel ’68 mi ricordo il mio amico Fortini: Ci siamo, sta partendo la Rivoluzione. Sta partendo dalla Francia, dalla Germania. Io lo lasciavo dire, però pensavo: È un modo di dire. Non è che veramente per i borghesi ci saranno ancora pochi mesi. E lo stesso mi succede quando mi parlano di Dio, della Madonna, dei santi. Cioè mi sembrano dei modi di dire. Per cui non ci arrivo, diciamo così, è come se fossi ancorato al materialismo e non riesco a muovermi».
    *
    (da https://www.sinistrainrete.info/cultura/2979-christian-raimo-the-rs-interview-incontro-con-walter-siti.htmlThe%20RS%20Interview:%20incontro%20con%20Walter%20Siti%20di%20Christian%20Raimo).

  3. Illuminante l’intervento di Siti sul legame sotterraneo che esiste tra nuovo engagement e vendibilità della letteratura ossia della sua reificazione ad opera del liberalismo. A parte che bisognerebbe vedere l’effetto reale della letteratura impegnata, che temo sia o forse è giustamente prossimo allo zero. Come d’altronde è sempre stato, basta guardarsi indietro.

  4. ” A parte che bisognerebbe vedere l’effetto reale della letteratura impegnata, che temo sia o forse è giustamente prossimo allo zero” (FB)

    Invece è confermato o garantito (da chi?) che la letteratura-letteratura abbia un effetto reale positivo e indiscutibile?
    Lo dico senza alcuna simpatia per la cosiddetta “letteratura impegnata” né ostilità preconcetta per la letteratura-letteratura.
    La prima non produce Zola a iosa e la seconda non sforna un Kafka alla settimana, mi pare. E’ la “difesa della letteratura” in blocco che ha nel discorso di Siti un risvolto corporativo da molti sottovalutato e che Fortini aveva sempre contrastato.

  5. Un amico ha obiettato:

    Non è mai molto elegante citare grandi poeti o intellettuali morti per dire che alcune loro parole, previsioni, erano folli. In più, Siti lo ha fatto contrapponendo all’idea di Fortini la sua, risultata molto più realista. In un certo senso, si è vantato della sua percezione della storia. Credo peraltro che l’idea espressa da Fortini fosse sentita in ugual modo da molti altri scrittori e intellettuali dell’epoca. Detto questo, al di là del narcisismo personale, a me non è sembrato che Siti volesse sminuire Fortini. Cioè, mi è parso che la sua confidenza pubblica su Fortini fosse pronunciata con affetto, come a dire che Fortini era un suo maestro (più avanti nella giornata Siti ha detto che scrive i libri pensando a quel che ne direbbero non i lettori contemporanei ma i suoi maestri, come Fortini) che sul breve periodo aveva talvolta opinioni folli, ma che sul lungo periodo ha segnato la letteratura italiana.

    Mia replica:

     Certamente Siti conserverà dell’affetto per l’ “amico” Fortini, ma sul piano politico è andato in direzione “nemica”.
    Chi potrebbe negare che oggi l’idea di rivoluzione sia – come egli ha detto – impopolare in Occidente o che il comunismo evochi soltanto regimi diretti da “pazzi sanguinari”? Nessuno. Ma questo dato di fatto e di senso comune può essere usato – lo si è visto – per liquidare qualsiasi ipotesi di cambiamento reale di rapporti sociali oppressivi per le maggioranze e favorevoli a minoranze ben pasciute. O per ripensare la sconfitta delle esperienze emancipative otto-novecentesche finite tragicamente e per riprogettarle in un contesto mutato ( e sempre più sfavorevole, certamente).
    Perciò, pur amico di Fortini ( e non ne dubito), Siti è * politicamente* “nemico”. Per me.

  6. @ Ennio Abate

    “ 7 marzo 1991 – « Non c’è più nessuno con cui prendersela », dissi a Fortini nel ‘76. Da allora se la sono presa con me. “. Tanto per dire che, in qualche caso, non avere nemici può essere anche pericoloso.

  7. “« Non c’è più nessuno con cui prendersela »” ( Barra)
    *
    Non pare, a leggere il post di Sergio Benvenuto appena pubblicato (http://www.leparoleelecose.it/?p=37017 ) che, da buon psicanalista post-freudiano e simil-Recalcati, ne ha subito individuato uno: «il figlio-che-ride rischia di diventare, a sua volta, il nuovo despota, un despota che gli stessi figli hanno eletto».
    E, dunque, cosa diresti oggi a Fortini? Ma soprattutto cosa direbbe Fortini a Benvenuto?
    Sono domande interessanti (credo), che si potrebbero inoltrare anche a Walter Siti o ad altri “difensori della letteratura”.

    P. s.
    A Sergio Benvenuto, che lascia trapelare una certa preoccupazione: «Loro sono tutti coloro che hanno potere: i politici soprattutto, i ricchi, i grandi imprenditori, le star… Forse, col tempo, anche noi psicoanalisti… Tutti coloro che ormai vengono chiamati winners, di fronte ai quali soffre e si rode la massa dei losers», chiederei:
    1. ma i ricchi ci sono o sono un’invenzione (fantasmatica) dei losers?
    2. come mai gli psicanalisti (o almeno i più ricchi tra loro) stanno tanto facilmente tra i winners?
    Elvio Fachinelli mi pare che lo sapesse…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *