di Paolo Mancosu

 

[Esce oggi il saggio Pasternak e Ivinskaja. Il viaggio segreto di Zivago di Paolo Mancosu, in cui si ricostruisce, sulla base di documenti inediti, la storia avventurosa delle vicende editoriali del romanzo di Pasternak, nel suo intreccio con il destino di Olga Ivinskaja. Pubblichiamo un’anticipazione dal nono capitolo].

 

Lo stratagemma di Pasternak

 

In molte delle sue lettere a cavallo tra la fine del 1956 e i primi mesi del 1957 Pasternak lamenta la continua sparizione della posta che spediva e di quella a lui destinata, che spesso non riceveva affatto. Per aggirare la censura scriveva in lingue straniere e si appoggiava a messaggeri fidati. A questo riguardo è interessante ricordare questo passaggio, pubblicato nel volume di Carlo Feltrinelli, Senior Service (1999):

 

“Se riceverete mai una lettera in altra lingua che non sia il francese, non dovrete in nessun modo eseguire ciò che vi sarà domandato – le sole lettere valide saranno quelle scritte in francese.” Il messaggio di Pasternak arriva non so come, scritto su una cartina per sigarette. (Feltrinelli 1999, p. 120)

 

In realtà il testo originale, conservato negli Archivi Feltrinelli, è redatto su una striscia strappata da un normale foglio di carta. Il messaggio in francese (“S’il reçoit jamais une lettre dans une autre langue que le français, il ne doit en aucune façon executer ce qui lui serait demandé – les seules lettres valables seront écrites en français”) è accompagnato da una parte manoscritta che dice: “De la part de Pasternak 1/2 Hélène Peltier Toulouse 6, Allée des Demoiselles” (Archivio Giangiacomo Feltrinelli Editore, Milano).

 

Per stabilire con esattezza quando Feltrinelli abbia ricevuto quel messaggio occorre incrociare fonti di varia origine.[1] Nell’Archivio privato Franco Venturi di Torino è conservata una lunga lettera datata 26 ottobre 1956 nella quale Hélène Peltier fornisce a Franco Venturi un resoconto dettagliato delle sue esperienze sovietiche di quell’autunno (Peltier era ripartita da Mosca intorno alla metà di ottobre del 1956). Riporto di seguito i paragrafi che riguardano Pasternak:

 

L’incontro più straordinario è stato quello con Pasternak. Conoscevo i suoi ultimi versi, che girano clandestinamente da vari anni: me li avevano fatti leggere degli amici; per quanto siano belli, però, fanno meno impressione del loro autore. Ci sono andata tre volte, e da lui ho visto anche Achmatova![2] Non ho parole per dirvi che incontri sono stati. Sono ancora tutta scottata.

A questo proposito vorrei chiedervi consiglio. Boris Pasternak ha affidato il manoscritto del suo romanzo a un giornalista italiano che lo ha passato a una casa editrice italiana. Sicuramente lo sapete già. A Mosca lo sanno tutti e Boris Leonidovič lo ammette senza problemi. Mi ha spiegato con ogni dovizia di particolari come è andata la cosa. L’editore si chiama Feltrinelli. Abita a Milano in via Fatebene fratelli 15. Voi lo conoscete? Mi è stato affidato un messaggio per lui, ma temo che possa non tenerne conto, non sapendo chi sono. Niente di complicato: sono incaricata di fargli sapere che se mai ricevesse una lettera da B.L. in una lingua diversa dal francese deve guardarsi in ogni modo dal fare quello che gli si chiede. Le sole lettere di cui dovrà tenere conto sono quelle scritte in francese. Se voi conoscete questo signor Feltrinelli vi pregherei di farglielo sapere con discrezione; se invece pensate che potrei scrivergli direttamente io, provvederò.

 

(Lettera di Peltier a Venturi, 26 ottobre 1956; Archivio privato Franco Venturi, Torino)

 

Il 15 novembre 1956 Venturi rispondeva a Peltier:

 

Ho impiegato un po’ di tempo a risponderle perché volevo fornirle dei ragguagli precisi sulle due questioni che lei solleva. Venendo al primo punto (Pasternak), confesso di avere un po’ esitato. E le dico perché: alcuni anni fa ho molto frequentato Feltrinelli. È un uomo ricchissimo che spende somme colossali per allestire una splendida biblioteca sulla storia del socialismo. E finanzia anche una rivista di storia, “Movimento operaio”, che esce regolarmente da qualche anno. All’inizio facevo parte anch’io del comitato di redazione. Mi è toccato rassegnare le dimissioni perché Feltrinelli spingeva sempre di più in una direzione stalinista o comunque comunista di stampo ufficiale e ortodosso. L’anno scorso Feltrinelli ha fondato una grande casa editrice e fa buoni libri, ma tutti fedeli alla linea. Da un lato è vero che nelle ultime settimane le cose sono un po’ cambiate. Ho saputo che anche Feltrinelli si è mostrato sensibile alle proteste contro l’esercito sovietico per quello che ha fatto in Ungheria, e che di fronte a un problema così essenziale ha reagito da persona per bene. Ho immediatamente incaricato un amico fidatissimo e particolarmente indicato allo scopo di riferire a Feltrinelli il messaggio che lei mi ha trasmesso. Questo vuol dire che ora è informato. (Lettera di Venturi a Peltier, 15.11.56; Archivio Hélène Peltier, Sylvanès; originale in francese)

 

Nel frattempo, non avendo ricevuto risposta per circa due settimane, Peltier aveva deciso di contattare direttamente Feltrinelli. Nell’Archivio Hélène Peltier è conservata la brutta copia di una lettera datata 17 novembre 1956. Purtroppo la missiva originale non è più tra le carte degli Archivi Feltrinelli. Dal momento che la brutta copia è costellata di cancellature e pentimenti mi limiterò a parafrasarne i contenuti. Peltier fa sapere a Feltrinelli di avere pregato Venturi e la moglie di trasmettergli un messaggio di Pasternak, e spiega le ragioni per le quali aveva scelto di comunicare per il tramite dello storico. Riferisce a Feltrinelli che Pasternak l’aveva informata del contratto firmato con la sua casa editrice, pregandola di far sapere all’editore italiano che occorreva diffidare di qualunque comunicazione non redatta in francese. Di seguito il testo originale come risulta dalla brutta copia:

 

non potendo avvertirla scrivere di persona lui mi ha incaricata di scriverle farle sapere avvertirla che se per caso riceverà una lettera sua non scritta in francese non dovrà tenerla in alcun conto.[–] E tutto questo per ragioni che probabilmente preferisco non spiegarle per lettera. (Archivio Hélène Peltier, Sylvanès)

 

La studiosa procede quindi a domandare chiarimenti sui future piani editoriali di Feltrinelli, in particolare per quanto riguarda la pubblicazione del testo russo. Da ultimo aggiunge che Pasternak le aveva affidato le sorti dell’edizione francese del romanzo. Quell’ultimo passaggio non poteva che inquietare Feltrinelli, perchè un mandato del genere poteva confliggere con una delle sue prerogative contrattuali, che assegnavano a lui il controllo dei diritti per tutte le edizioni in altre lingue. Il 20 novembre 1956 rispondeva a Peltier:

 

Sig.na HELENE PELTIER

6, rue des Demoiselles,

TOLOSA

 

Gentile signorina, ricevo solo ora, in giorni contigui, la sua nota e la sua lettera del 17.11. La ringrazio. Capisco la situazione. Il libro è in corso di traduzione e vari editori stranieri hanno dato segno di interesse. Quando la situazione sarà chiarita le farò sapere per via dell’edizione francese. Per il momento bisogna guardarsi dal parlarne in giro, se non con le persone che sono già al corrente. In caso contrario diventerebbe complicato risolvere i problemi in forma amichevole, soluzione che spero ancora di riuscire a ottenere.

Distinti saluti,

Feltrinelli

 

Voglia scusare il mio pessimo francese, ma, data l’occasione, non potevo scrivere in nessun’altra lingua.

 

(Archivio Hélène Peltier, Sylvanès; originale in francese)

 

Non si può escludere che la redazione definitiva della lettera di Peltier (a differenza della brutta copia) affrontasse in una forma più esplicita alcuni degli snodi in gioco. Forse è per questo che Feltrinelli parla di “risolvere i problemi in forma amichevole” (a meno che non si riferisca ai difficili rapporti con le autorità sovietiche). Rimane da chiarire un solo dettaglio: chi era l’amico di Venturi? L’ultima tessera del puzzle si è resa disponibile nel 1999. La persona incaricata di trasmettere il messaggio a Feltrinelli era Leo Valiani.[3] In una lettera a Venturi datata 23

 

novembre 1956 Valiani scriveva:

 

Ho dato a Feltrinelli – che ne era felicissimo – il messaggio della Peltier e Ti prego di comunicarle subito il mio nome; immagino che Feltr. La ringrazi dicendo che a mio mezzo ha ricevuto il messaggio. (Lettera di Valiani a Venturi, edita in Tortarolo 1999, p. 218; originale in italiano)

 

Non sappiamo perché Valiani chieda che il suo nome venga portato a conoscenza di Peltier, ma né Venturi né Feltrinelli procedono in quel senso.

Quell’accordo sottobanco tra Pasternak e Feltrinelli si sarebbe rivelato utilissimo. Tanto più che Pasternak viene costretto a spedire vari telegrammi a Milano per sollecitare la restituzione del dattiloscritto. Sennonché il testo era dettato dalle autorità, in russo, per cui Feltrinelli, e con lui vari altri editori europei che Feltrinelli aveva informato dello stratagemma, capiscono immediatamente che non occorre prestare alcun credito a quelle richieste.

 

Non di rado, peraltro, Pasternak riesce a trasmettere a Feltrinelli messaggi in forma scritta e orale appoggiandosi ad altri intermediari capaci di chiarire il vero stato delle cose (Mancosu 2013).

Peltier sarebbe rimasta il principale interlocutore francese di Pasternak dall’ottobre del 1956 al febbraio del 1957, cioè fino al rientro in patria di Jacqueline de Proyart, reduce da una visita a Peredelkino nel febbraio del 1957. Nel frattempo Peltier aveva preso a cuore la richiesta di stabilire contatti con editori francesi potenzialmente interessati e aveva avvicinato du Rocher, Fasquelle e Gallimard. Peltier gioca un ruolo di primo piano anche nelle vicissitudini del secondo esemplare del Dottor Živago giunto in Inghilterra. Di questi aspetti della vicenda ci occuperemo nei prossimi due capitoli.

 

Note

 

[1] Tengo a ringraziare il professor Antonello Venturi di Pisa per avermi aiutato a individuare alcuni dei materiali che cito e per avermi consentito di citare alcuni documenti conservati nell’Archivio privato Franco Venturi. Tutte le lettere citate in questo capitolo sono scritte in francese, con la sola eccezione dell’ultimo passo, che nasce in italiano.

 

[2] Vedi il memoriale di Katkov su Pasternak e Achmatova pubblicato nell’Appendice come documento 2.

 

[3] Leo Valiani (1909-1999) è stato uno storico e giornalista italiano.

 

Bibliografia

 

Feltrinelli, Carlo (1999), Senior Service, Feltrinelli, Milano.

Mancosu, Paolo (2013), Inside the Zhivago Storm. The Editorial Adventures of Pasternak’s Masterpiece, Feltrinelli, Milano [trad. it. Živago nella tempesta. Le avventure editoriali del capolavoro di Pasternak, Feltrinelli, Milano 2015].

Tortarolo, Edoardo, a cura di (1999), L. Valiani-F. Venturi, Lettere 1943-1979, La Nuova Italia, Firenze.

 

[Foto: Boris Pasternak con Olga Ivinskaja (a sinistra) e sua figlia Irina (a destra)].

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