di Irene Solà (trad. di Cecilia Monina)
Irene Solà (Malla, Spagna, 1990) è un’artista e scrittrice catalana. Si è laureata in Belle Arti all’Università di Barcellona e ha conseguito un master in Letteratura, cinema e arti visive all’Università del Sussex. Con il suo primo romanzo, Els dics (L’altra editorial), ha vinto il premio Documenta nel 2017. È stata scrittrice residente all’Alan Cheuse International Writers Center dell’Università George Mason (Virginia) e alla Writers Art Omi-Ledig House di New York. Nel 2019 è uscito per Anagrama il suo secondo lavoro in prosa, Canto jo i la muntanya balla, pubblicato pochi mesi fa in Italia da Blackie Edizioni. Bèstia (Galerada Edicions, 2012) è la raccolta di poesie con cui ha esordito. Di poche settimane fa l’uscita della traduzione italiana a cura di Cecilia Monina per collana “La Punta della Lingua” dell’editore Italic Pequod.
Dalla cenere
sorgo con i miei capelli rossi
e divoro gli uomini come aria
Sylvia Plath
Avevo un pesce nel fiele
che mangiava le perle
di quelle collane che si rompono
quando le allacci.
Al suo funerale, un pazzo
mi ha squarciato il ventre con un coltello,
ma io non so pregare.
Mentre la nonna mi ricuce
dice che avrebbe tanto voluto essere un’attrice
della commedia francese.
Riesco a vederle le mutande.
Tenia un peix a la fel
que es menjava les perles
dels collarets que es trenquen
quan fas el nus.
A l’enterrament un boig
em va obrir la cintura amb un cúter,
però no sé resar.
Mentre la iaia la cus
diu que volia ser actriu
de vodevil francès.
I jo li veig les calces.
*
Mi hanno tirata fuori come una cipolla,
mi hanno dato un nome,
e bucato le orecchie.
Em van arrencar com una ceba,
em van posar nom
i em van foradar les orelles.
*
Mi riposi accanto come una montagna,
e nemmeno russi,
e nemmeno mi abbracci.
Certe notti, i ricordi
tornano su come un reflusso
e uno dopo l’altro
tu smetti di essere uomo
e sei letteratura.
Dorms al meu costat com una muntanya
i ni tant sols ronques,
i ni tant sols abraces.
Algunes nits, els records
pugen com rots de pair i,
l’un darrere l’altre,
deixeu de ser homes
per ser literatura.
*
Le vecchie suore
parcheggiate come sedie
sfamano le zanzare.
Per noi, pistoccus.
Una vergine in giardino
inciampa su un serpente.
Viscere come serpi
capelli come serpi
bacio di serpe.
Quando uccidi una zanzara
metà del suo sangue è il tuo.
Sardegna, estate 2010
Les monges velles
seuen aparcades com cadires
i donen molles als mosquits.
A nosaltres, melindros.
Al jardí una verge
trepitja una serp.
Els budells com serps.
Els cabells com serps.
Fas petons com una serp.
Quan mates un mosquit,
la meitat de sang és teva.
Sardenya, estiu del 2010
*
All’Opencor le luci fluorescenti
rendono più belli,
e tu dicevi “Guardati! Hai gli occhi
di tutti i colori!”
E li ho spalancati ancora di più,
perché potessi vederli meglio.
A l’OpenCor els fluorescents
afavoreixen,
i tu vas dir “Mira! Els teus
ulls són de tots els colors”.
I jo els vaig obrir més,
perquè els veiessis millor.
[Immagine: Tierney Gearon, Untitled (Bunny Box), dalla serie Colorshape].