di Mimmo Cangiano
[A settembre LPLC compie 10 anni. Per tutto il mese festeggeremo il sito pubblicando brevi messaggi di collaboratrici e collaboratori (e magari anche di lettrici e lettori) che raccontano cosa ha significato e cosa significa per loro l’incontro con LPLC, accompagnati da alcune delle prime copertine. Auguri a noi e lunga vita a LPLC! (Massimo Gezzi e Italo Testa)].
Ho cominciato a leggere Le parole e le cose attorno al 2013. Il sito ha negli anni passato pezzi veramente bellissimi, diventando uno dei punti di riferimento online per ciò che concerne tanti dibattiti in corso (interpretazioni del capitalismo, questioni politiche, mondo della scuola e dell’università, ecc.). Pur non avendo una linea comune, credo (spero) che, rispetto ad altre operazioni del tipo, Le parole e le cose abbia rappresentato un punto di riferimento per tutti quei lettori che, da sottotitolo, continuano a credere al rapporto dialettico fra cultura e realtà. In tal senso l’articolo Quattro crisi politiche di Guido Mazzoni credo sia stato l’epitome di tutto ciò che abbiamo cercato di fare. Lplc è forse stato quello strumento per la socializzazione dell’alta cultura che né i quotidiani né le riviste specialistiche possono più sperare di essere.
Io ho cominciato a scrivervi nel 2015. Da allora, se si esclude qualche articolo più estemporaneo, ho cercato di riflettere sulle novità teoriche che arrivano dal mondo anglofono, sul ruolo (o non-ruolo) dell’intellettuale in questo momento storico, sulle questioni socio-culturali che ci affliggono “a sinistra”. Sono grato al sito anche perché mi ha permesso di entrare in contatto con tantissimi intellettuali e lettori che non avrei altrimenti potuto conoscere, alcuni dei quali sono poi a loro volta diventati collaboratori.
Mi pare ora siamo entrati in un decennio interessante. Lplc proverà a capire anche questo, perché qua, con tutti i nostri limiti, “non speriamo nella buona sorte”.