di Giuliano Tabacco

Milano

Nella sala d’armi ci sono corazze vuote,
picche e lance; e cavalieri sciolti nell’acido
e nel tempo che mi separa dall’epoca futura
dove starò chiuso anch’io – coscienza scansionata
e pugno di mosche, di bit.

I fili della trama non tengono, ho capito.
Accanto alle bocche da fuoco, le spade e i pugnali;
e piccoli elmi scassati all’altezza dello zigomo
forati verso il cervello.

Nella sala d’armi ci siamo io e mio padre
e la battaglia non ha avuto inizio.
Gli eserciti si osservano; le rose
oscillano nella penombra tutte insieme
prima di esplodere per un contatto difettoso.

E fuori il pomeriggio è afoso; la città,
la sfera di cristallo, gli indici Mib.

*

La Grande Mappa

1.

C’è un pendio nel paesaggio caduto sottozero.
Dove ero stanotte non lo so. Vedevo un incendio, dio,
uno scaffale dell’ipermercato come una cattedrale.
«Entraci come dentro a una pazzia»
ripeteva l’uomo della pubblicità; e con dita
nichiliste mi mostrava l’inutilità delle cose.

C’è un limite dentro la testa, fermo come
una ferita.

2.

Adesso trascorriamo molte ore
tutti insieme seduti attorno a un tavolo; quasi mi piace
il modo con cui assegnate un valore commestibile alle cose.
Sto diventando bravo. Come voi, separo
la vita dalle mie sconfitte per credermi migliore.

Presto potrò, mi dite, evolvere anch’io al quadro successivo.
Avere una professione. Un mestiere che sia uno.
Ridurmi a una funzione
(un ingranaggio posto a un livello più alto);
ottenere un’adeguata retribuzione.

Mi avete accolto
perché quelli come voi in eredità
hanno ottenuto anche il potere del perdono. La proiezione
riguarda ciò che posso
ancora comperare solo grazie alle rapine di mio padre.
E vi stupite del fatto che io ancora non sia morto.

La realtà evidente è che la carta (come il corpo)
è un supporto destinato all’estinzione.
Bisogna congiungere tecnica e teoria;
l’esperienza con la sensazione. Bisogna
sapere segmentare.
Incrementare il tasso dell’allegoria.

Là fuori ci sono masse immense da addomesticare.
Bisonti con sogni da puledri; studenti e massaie sofisticate.
Bisogna saper stare dentro i loro panni; catalogarne
le contraddizioni. Scansionare punto
punto la trama delicata della loro
coscienza di ologrammi.

E mentre dispieghiamo
tutti i nostri mezzi, in mezzo a voi confuso
evoco me stesso e mi programmo.
Saremo rasi al suolo, penso; i nostri segni
fatti incomprensibili a quelli che verranno.

*

Concetto di Storia (III)

Margot, testa di capra,
il tuo discorso su questo temporale
è roba vecchia, come le tue gengive.
E che ne hai visti tu di giovani strisciare
allegri, ognuno verso il proprio buco
di acqua sporca e dolore. Tu conti
le generazioni. Gratti col dito il loro muso rosa,
di muco umido e di fiato. Fremi
accattivante mentre arrancano ciechi
alle tue tette avvizzite (e quella loro
testolina maligna come nervosamente agitano!)

* La Grande Mappa del Gruppo GFK Eurisko è considerata uno dei più importanti strumenti di segmentazione generale della popolazione italiana. Attraverso di essa vengono inquadrate e interpretate tutte le caratteristiche della popolazione, sia strutturali che relative ad atteggiamenti o comportamenti di consumo, per la definizione di specifici Target di prodotto o servizio.

[Immagine:The New Fred Meyer on Interstate on Lombard, 2004 (part.) di Lyza [Lyzadanger ] (http://www.flickr.com/people/lyza/ ) (gt)].

2 thoughts on “La Grande Mappa

  1. “La Grande Mappa” è un dittico davvero interessante: piani esterni e interni al soggetto si integrano senza sbavature, dialogano tra loro e con una realtà sociale, di mercato, che determina il nostro essere al mondo in quanto monitorati come individui/popolazione per il potere di consumo che abbiamo. Si possono istituire legami anche con molta poesia italiana che precede la stagione postmodernista dell’infarcitura e dell’equivalenza: essenzialmente per i temi, che qui sono però ripuliti da ogni demone dell’ideologia e calati in una realtà umana, in un’esperienza lirica realista che vuole interrogare il senso di ciò che il soggetto poetico sta vivendo e di ciò che tanti altri soggetti vivono parallelamente e forse in maniera apparentemente meno conscia. La poesia si fa carico dell’esistenza e delle esistenze, dello spazio individuale, di quello dei sistemi, e dei limiti delle loro possibilità di rappresentazione. Cosciente di questi limiti e cosciente di una necessità di verità, il testo acquista un respiro particolare, tra figuralità illuminante, movimenti narrativi e momenti rifelssivi, intrecciati plasticamente in un plurifrontismo equilibrato che non ha parti dominanti (tratto non facile da trovare nella poesia italiana).

  2. Anch’io apprezzo queste poesie per le ragioni elencate da E.D.: un realismo lirico ricco di piani, di prospettive intrecciate. Grazie.

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