di Anna Maria Carpi
POESIA: tu lo sai perché si scrive?
E’ la mano che interrompe la riga,
un impulso ancestrale e va daccapo?
Anche la mano avverte
che il tempo stringe e che non è più il caso
di farla lunga.
Dicono che si scrive per guarire.
Da che dolore? Non c’è più dolore,
solo incertezze,
e non si sa a chi chiedere.
*
LUNGA come il mio dito medio
e dritta e snella
e bianca e gialla, Winston scritto in oro,
tu pronta alla mia bocca
senza obiezioni vieni
senza rimproveri,
scintilla di piacere senza pari,
quando finisci come mi dispiace.
*
O GOOGLE, carovana
piena di errori.
Non vi fidate. Eppure
per non perdere tempo ci torniamo
più volte al giorno
a queste plaghe incolte
di cultura sterminata dal troppo.
*
I GIORNALI non sanno
più di cosa parlare,
tornano in pompa ai nazi, ultimo grande evento.
Però a noi cosa importa?
Pochi di noi là c’erano, i più son morti,
e a noi la vita
s’allunga, e verso dove?
Non è più altro
che un mini mini, minime abitudini,
non ci resta
che un sorsetto di vino e ricordarci
di sfogliare ogni giorno
gli insulsi paginoni di reclames e promesse,
felicità e sciagure.
Sconci, e rivolti a chi? Chi
più li legge?
*
LA TV, se non fosse l’ouverture
al sacrosanto sparire, al coricarsi.
O cara stanza accanto,
o fresco lenzuolo al mento, calda coperta,
o arrotolarsi
come un animale
via dal tempo, da tutto. Non sai nemmeno più
chi è al tuo fianco. Sagoma ignota,
e anche lui so che brama
soltanto di sciogliersi nel buio.
*
Il CORPO è un pazzo.
Un improvviso battito nel petto
un prurito alla testa da impazzire
e quel crampo al ginocchio,
al sinistro, e il costato
che duole a destra senz’alcun motivo,
non caduta, non colpo, e quell’oscena
della diarrea, sporadico disastro.
Chi li ha chiamati?
Il corpo:
è soltanto un mezzo di trasporto
e nessuno fu mai così straniero.
*
AMICA amica che non ho mai avuta,
quelle che avevo e ho: prese di sé,
travagliate, ha ognuna
un suo male e non ode
quello che l’altra dice.
Cosa pretendo, il mio
sarebbe più importante?
Ma no, ma no, contentati
del tepore che viene
dagli sguardi distratti,
dal vago “sì, capisco”.
[Immagine: Opera di Nicolai Howalt].
Ma non è solo la musica, il ritmo della vita di ognuno, che interrompe il flusso per la riflessione, e lo riprende in un nuovo attacco e flusso di riflessione e immagini?
Testi intensi, frontali punto Un saluto da Guido Garufi