Fra le molte uscite di poesia di queste settimane, segnaliamo volentieri due esordi. Si tratta di Riccardo Innocenti (1992), che ha appena pubblicato per NEM editore Lacrime di babirussa, e di Simone Ruggieri (1989), autore di Gli occhi di mattina, edito da Arcipelago Itaca. Pubblichiamo una scelta di testi da entrambi i libri.

 

*

 

Riccardo Innocenti

da Lacrime di babirussa (NEM editore, 2022)

Diventare umano come una conquista
camminare, bonificare lo spazio
portando altrove l’acqua putrida e il dolore
edificare e abitare città disperse
viali alberati, piste ciclabili.

 

Le cure per non appassire il verme
in ostaggio, dentro un luogo pensato
per avere una vita.

 

Dalla finestra i passanti
si vengono incontro decisi
sul marciapiede, sembra
che stiano per prendersi a pugni.

 

*

 

 

Consumare come una conquista
sentire l’odore di nuovo che incide
la struttura del cervello. Desiderare
molte cose e sentirsi molto meglio con in testa
un cappello nuovo dell’Adidas.

 

Non provare alcun senso di colpa
oppure provarlo e condurre
una lotta con le sinapsi, la mini-morte
nei piccoli oggetti di plastica
le loro imperfezioni.

 

Farsi violenza, convincere gli altri
che sentano il senso di colpa. È importante
stare bene sentendosi colpevoli
di essere stati meglio per aver acquistato
un paio di scarpe da ginnastica
pensare che sia giusto, scriverlo
da qualche parte.

 

*

 

L’importanza che riserviamo ai vertebrati
può sembrare eccessiva: essi costituiscono
solo una piccola parte di uno dei dodici gruppi
del regno animale

 

tuttavia i carnivori di piccola taglia
come il barboncino a pelo riccio
o il gatto Rex con la pelliccia d’astracan
sopravvivono a prezzo di continue precauzioni.

 

L’animale dipende dall’essere umano
le persone si sentono responsabili per lui
dovendo spesso decidere della sua morte.

 

*

 

L’atto sessuale è un atto morale
per ciò che può rendere moralmente
al mondo intero. L’animale si propaga
vuotando le ghiandole, giunge presto
alla maturità e del resto è fugace
anche la sua vita. Le sue non sono risse brutali
bensì combattimenti rituali
che rivelano un’intelligenza nella sfida
e nella resa incondizionata.

 

Il duello comincia con i due campioni
maschi uno di fronte all’altro
i colori sfolgoranti. L’attacco è fulmineo
ciascuno tentando di mordere le pinne del nemico
fino a quando non ne restano
che degli informi mozziconi.

 

Cercano di castrarsi a calci e a morsi
poi ogni maschio vincente
può scegliere una femmina in calore
con cui ha rapporti sessuali per due
barra tre giorni. Le femmine
non lottano mai e i maschi
si allontanano dallo stato primitivo
innalzando la vita sessuale
a una sfera più sublime.

*

 

In sogno


Questa notte il capoufficio
ha preso a pugni suo padre
i colleghi guardavano, nessuno è intervenuto.
Si osserva nello specchio ripetere gesti
visti nei film, l’acqua scorre nel lavabo
XXXTentacion nello stereo. Sarà un professionista
si muoverà come un killer, sfonderà la porta
li stanerà come bestie. Sulla metro
pensa a un viaggio in BlaBlaCar
al tenente dei parà che lo fissa dallo specchietto
e dice “Devi essere un guerriero
per paracadutarti in territorio nemico
senza sapere dove atterrerai” mentre sfreccia a 180
in autostrada. Il tragitto è troppo lungo
per ignorare i leggings della studentessa
le unghie finte contro lo schermo dello smartphone.
Nel buio della galleria vede riflesso
il muso di un piccolo mammifero
gli occhi feriti cercano riparo dalla luce dei led.

 

Qualcosa brucia nel petto, una carica esplosiva
l’onda d’urto rade al suolo la metropoli
chilometri di polvere, macerie e morti.
Dovrebbe essere un guerriero, si sente esausto
mentre spinge la grande porta a vetri
entrando nel palazzo.

*

 

Ecfrasi (Bed)[1]

 

Il letto è rifatto ma le lenzuola
sono semi-sfatte proprio come le trovi
nelle camere di molti hotel, bianche
e fresche. Questo invece sa di notte
marcia, è il letto di un pittore affamato
che ha fatto dono di sé, con quella
coperta da camera della nonna.

 

È solo un lettuccio ma sembrerebbe
che ci sia morto dentro e male
sciogliendomi o scoppiando come
una cimice nel microonde. Ora
guardo dall’alto ciò che rimane.

 

Oppure rientriamo a casa la mattina
o nel primo pomeriggio, molto stanchi
trovando la sorpresa ad aspettarci.

 

[1] L’opera è di Robert Rauschenberg
artista statunitense del dopoguerra
grande bevitore e omosessuale.

 

* * *

Simone Ruggieri

da Gli occhi di mattina (Arcipelago Itaca, 2022)

 

Questa stanza che indivisa

ora mostra la distanza,

i miei appunti grappettati.

 

Sospensione dell’attesa e attesa nuova

sul presente in cui ristagna

la tua fredda reticenza.

 

*

 

Quante quasi impercettibili

sfumature di enunciato,

quanti passi quasi falsi

se non bada al dislivello,

al sampietrino fuori posto,

al guasto dell’asfalto.

 

La metafora è la vista che fa ordine

nel giallo irrimediabile

e perduto di domeniche.

L’accendino si inceppa

nel frangente più importuno:

il sigaro si spegne,

e il dolore imbarazzante

di un padrone che in tutto

si fa simile al suo cane

e si accorge che lo osservi, e lo capisci.

 

*

 

L’attesa

e di là da venire la terra.

 

Io sono un Simone qualsiasi:

si compie in un borgo,

di cui ignoro i contorni,

la quiete che è la tua casa.

 

*

 

L’amore non fa tappe,

l’amore non è mite,

l’amore ci collega senza rete

per tutta quella luce sprigionata

da slanci e intermittenze,

frammenti che si infrangono

e in noi muoiono.

 

*

 

Oggi, trentuno marzo, finisco un saggio

– un saggio sulla lingua della poesia italiana –,

ma da qualche minuto sto glissando:

resta la conclusione,

resta il punto della questione.

Io non vorrei finirlo questo saggio,

ora che sto da solo in biblioteca,

e l’amico che legge Flaubert se n’è andato,

io non vorrei che finisse

questo giorno di decisa primavera

in cui gruppi di ragazzi

già si accerchiano sui prati del Girfalco,

e un giovane cedro

ci guarderà ripeterci,

e sul selciato

c’è un cerchio con inscritto

un pan di stelle e un rametto arcuato.

Io non vorrei che finisse tutto questo,

e la luce negli sbocchi delle vie

che, protetta dai palazzi, è una ferita

che si incurva sul paesaggio che digrada,

sulla strada,

che tu rifarai stasera,

proprio sotto la mia casa.

 

*

 

Di luglio in luglio, di piano in piano,

dai versi alle novelle, sto perpendicolare

alla mansarda da dove ti scrivevo,

da dove ti cercavo tra il cielo delle Marche

e l’oro zenitale del pensiero.

Ogni stanza nasconde il suo mistero.

 

[Immagine: Thomas Jackson, Tulle no. 34 _v1, Ocracoke Island, North Carolina2021].

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *