di Paola Giacomoni

 

Le parole di odio di Medvedev di qualche settimana fa, poi riprese più volte di recente, hanno sconcertato tutti: persino i suoi sostenitori nostrani hanno ritenuto inaccettabili le sue dichiarazioni. Vere parole di guerra, che esprimono volontà di distruggere, di sterminare ciò che l’Occidente rappresenta. L’Occidente popolato di degenerati, e corrotti e di politici di basso livello, «fiacchi germogli di tecnocrati». E ancora: «L’Europa forse non esisterà più quando vorrà far entrare l’Ucraina». La motivazione di tutto questo odio e di queste assurde minacce? «Vogliono la morte della Russia».

 

Da quando in Occidente vogliamo la morte della Russia? Basta andarci per trovare bellezza ovunque: i più bei palazzi di San Pietroburgo – compreso il famoso Palazzo d’inverno – sono opera dell’architetto italiano Bartolomeo Rastrelli e attenuano con meravigliosi colori la sacralità dorata delle cupole presenti in tutte le città, Kiev compresa. Per non parlare della grande letteratura russa dell’Ottocento, di cui molti di noi si sono nutriti non solo da adolescenti. Rileggere Guerra e pace oggi è un’esperienza straordinaria, che mette in contatto con una capacità di comprensione universale e non certo russocentrica di ogni aspetto dell’animo umano. Si tratta di letteratura europea, senza dubbio, non di visioni arcaiche o orientaleggianti. I nostri amici russi sono persone esuberanti, festose, amanti della vita, non assomigliano ai robot putiniani. Gli Occidentali non odiano la Russia, la sua storia, la sua cultura, e nemmeno, in senso stretto, odiano coloro che rappresentano politicamente il popolo russo. Non si tratta di odio.

 

Ciò che in Occidente si critica con asprezza non è la Russia o il popolo russo in quanto tale ma i comportamenti recenti di alcuni dei suoi leader: non la natura o la storia di una nazione, di cui al contrario si apprezzano molti aspetti, non un’idea generale quindi, la “russità”, ma un atteggiamento specifico e recente (certo, con qualche nesso col passato) dei suoi dirigenti. È questo che distingue la rabbia dall’odio. La rabbia è un atteggiamento emozionale negativo specifico nei confronti del comportamento di qualcuno che ha commesso un’ingiustizia in un tempo e luogo determinati, mentre l’odio è un’emozione negativa globale nei confronti di qualcuno – il nemico – che crediamo possegga elementi negativi fondamentali non modificabili.

 

Nel primo caso abbiamo a fuoco un comportamento specifico – l’invasione immotivata di un paese sovrano – cui si reagisce con il tentativo di ottenere il cambiamento di questo comportamento – ritirarsi dall’Ucraina, rispettandone le prerogative geopolitiche. Questa la chiamiamo rabbia: una forte emozione che è in primo luogo ricerca di giustizia nei confronti di un’offesa alla dignità di un paese, e non semplice aggressività. La rabbia è la reazione di chi non accetta di diventare schiavo e a questo fine organizza una difesa ma auspica anche un negoziato diplomatico per riconquistare il rispetto dovuto a un popolo sovrano. È quanto sentono gli Ucraini e che sentiamo con forza in tutto l’Occidente – e crediamo non solo: qualcuno in Africa è già molto preoccupato per le conseguenze alimentari di questo comportamento e cerca di cambiarlo, anche con la diplomazia e non solo con le armi.

 

Nel caso dell’odio invece non si mira al cambiamento di un comportamento specifico di qualcuno in un certo momento storico, ma si intende distruggere un nemico considerato negativo in quanto tale, nella sua natura, che si considera non modificabile – l’Occidente depravato – e che si deve quindi distruggere, eliminare, estirpare dalla faccia della terra. Nel primo caso, quello della rabbia, è possibile individuare azioni specifiche adeguate allo scopo di cambiare un comportamento, azioni giudicabili quindi per il loro grado di efficienza nell’ottenere il risultato. Nel secondo caso, quello dell’odio, l’obiettivo è di fatto irraggiungibile e quindi del tutto contraddittorio, a meno di non immaginare una “soluzione finale” per un popolo, che abbiamo già visto storicamente ritorcersi contro chi l’aveva organizzata. L’odio non porta con sé una vera strategia con un possibile successo, perché la storia ha dimostrato più volte l’impossibilità della distruzione totale. L’odio presuppone una sorta di metafisica, implica sapere che cos’è l’Occidente e desiderare la sua eliminazione. È chiaro che in questo caso non è possibile alcuna azione politica che adegui i mezzi ai fini, perché i fini sono irraggiungibili e i mezzi saranno dunque sempre inadeguati. Nessuna prospettiva politica concreta può essere costruita che non sia fallimentare.

 

Ci si può chiedere quale sia la ragione di tanto odio. Molti lo hanno scritto: la caduta del muro di Berlino ha messo fine alla dimensione imperiale prima russa e poi sovietica. Volerla riconquistare è un sogno al negativo che cozza contro la storia. Non ha alcun futuro.

 

 

8 thoughts on “L’odio russo è metafisica, non politica

  1. Sono d’accordo: l’odio russo è metafisico, ma di una metafisica bastarda nostra, che crediamo che il Male e il Bene siano un principio dualistico a cui dobbiamo credere sottoponendoci a una lotta continua inesausta. Siamo pazzi, ancorati a un dualismo di 2500 anni fa. Come se il cristianesimo non fosse mai avvenuto… compresa la chiesa ortodossa (Kirill a parte, ma il cristianesimo va oltre i suoi preti).

  2. Grazie dell’articolo.
    “Molti lo hanno scritto: la caduta del muro di Berlino ha messo fine alla dimensione imperiale prima russa e poi sovietica. Volerla riconquistare è un sogno al negativo che cozza contro la storia. Non ha alcun futuro.”
    Si chiama revanchismo, o, in termini nietzschiani più stringenti, ressentiment. E’ un sentimento regressivo e molto pericoloso. Mi auguro che lei abbia ragione e che questo sogno non abbia futuro.

  3. Insomma: c’è un 2/3 di mondo accecato, che cade nel tranello del ressentiment. Per fortuna che la Ragione sta limpidamente dalla nostra parte (che non abbiamo interessi di sorta, né pro, né contro).

  4. La superiorita’ tecnologica dell’Occidente, che potrebbe arrivare al Cremlino in due ore tipo operazione Bin Laden, male si accoppia geopoliticamente al risentimento russo, garantito in ultima istanza dal suo arsenale nucleare. L’unico scenario sostenibile nel breve termine e’ la decantazione in una nuova cortina di ferro.

  5. @ Il fu GiusCo
    Mi sembra un’analisi corretta. Con la Russia ridotta a satellite petrolchimico della Cina, come ha detto non ricordo più chi.

  6. Articolo sconclusionato, non si riesce ad arrivare alla fine. Come si puo’ arrivare a dire che non c’e’ odio nelle parole di Zelensky? Basti pensare alla propaganda di guerra ucraina, una donna arriva a sgozzare un russo per ragioni non politiche, e nemmeno culturali, ma religiose. Si, questa e’ oltre che una guerra “civile”, una guerra di religione con i suoi dogmi laici violati! Che si individui un nemico nella Russia fa parte della pantomima di Stato. Chiedere armi al mondo per distruggerla e’ proprio l’opposto di quello che si dice nell’articolo. E non mi si venga a dire che lo si fa per difendersi… infatti tutto e’ cominciato nel 2014 e a distruggere i russi del Donbass ha cominciato l’Ucraina, e’ essa che ha perpetrato un genocidio nei confronti di quella popolazione, che solo adesso sta cominciando a difendersi. L’ intervento russo a sostegno delle popolazioni devastate da otto anni di attacchi militari mira solo a mettere fine al genocidio; il fatto inoltre che la Russia sia intervenuta dovrebbe far pensare che in quei luoghi la situazione e’ drammatica. L’espansionismo occidentale (Europa ed America congiuntamente) sta inoltre creando problemi ulteriori che peggiorano la situazione se non ne sono addirittura alla base. Giustamente si ha paura dell’invasione russa e si reagisce internazionalmente ad una “violazione della sovranita’ di uno stato” ed in questo modo si misconosce una ralta’ che e’ sotto gli occhi di tutti: in Ucraina c’e’ una guerra “civile” dietro le cui parti in causa si sono schierati i blocchi antagonisti mondiali e non c’e’ alcun dubbio da che parte stare visto che il genocidio di popolazioni storicamente russe ha scatenato la reazione della Russia intera!

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