di Simone Giusti
Sono trascorsi oltre vent’anni da quando all’università si discuteva e ci si scontrava per costruire le Scuole di Specializzazione per l’Insegnamento Secondario. I conflitti tra pedagogisti e disciplinaristi hanno lasciato il segno, e tuttavia il lavoro svolto dalle SSIS, oltre ad aver contribuito alla formazione di una nuova generazione di docenti, ha aperto nuove prospettive di studio e di ricerca per le didattiche disciplinari.
Da circa un anno siamo in attesa di una legge che definisca modi e tempi della formazione dei futuri docenti di scuola secondaria. Al momento dell’approvazione della norma, che proprio nei giorni scorsi è stata avallata dall’Unione Europea, ci troveremo di nuovo a disputare sul rapporto tra discipline psicopedagogiche e didattiche disciplinari e, soprattutto, a dover lavorare per consolidare e costruire nuovi rapporti tra università e scuole, tra docenti universitari e tutor scolastici.
In questa fase, quindi, la riflessione sulla didattica della letteratura come campo di ricerca e come disciplina di insegnamento assume un valore strategico e potrebbe contribuire – questo almeno è l’auspicio di chi scrive – ad accompagnare un cambiamento sempre più urgente e necessario, che non può fare a meno dell’apporto degli studi letterari né può rinunciare ai risultati della ricerca internazionale.
Il primo dei tre articoli dedicati alle “istituzioni di didattiche della letteratura” elenca in forma sintetica alcuni principi generali che sono stati sviluppati più ampiamente in alcune pubblicazioni indicate in bibliografia. Nel secondo articolo presenterò un’analisi della ricerca in questo settore, mentre nel terzo affronterò il problema dell’insegnamento letterario nella scuola secondaria e della formazione delle e degli insegnanti.
Non solo insegnamento, non solo triennio, non solo liceo
L’espressione didattica della letteratura, per quanto spesso venga usata come sinonimo di insegnamento della letteratura, si riferisce a un campo di ricerca di origine relativamente recente che ha per oggetto di studio e di interesse l’insegnare e l’apprendere letteratura nei contesti educativi.
Un recente manuale tedesco di didattica della letteratura (Ehlers 2016), il cui scopo dichiarato è quello offrire ai futuri insegnanti di tedesco una conoscenza sistematica della materia, si apre proprio con paragrafo intitolato La didattica della letteratura come disciplina scientifica, nel quale si chiarisce subito che anche se l’insegnamento della letteratura ha una lunga tradizione, la didattica della letteratura è stata istituzionalizzata come materia universitaria solo negli anni Settanta, quando «concetti educativi borghesi e libri di lettura obsoleti, un canone scolastico superato e la discrepanza tra programmi di studio e la pratica didattica hanno portato a un riorientamento della formazione in studi tedeschi rispetto ai requisiti professionali dei futuri insegnanti e a una ridefinizione dell’educazione letteraria nel contesto sociale» (ivi, p. 12). Secondo Ehlers (p. 13):
La didattica della letteratura è la scienza dell’insegnamento e dell’apprendimento della letteratura e dei media letterari narrativi nel quadro istituzionale della scuola, e considera la letteratura e i media narrativi sotto l’aspetto del loro valore educativo per gli studenti e della loro insegnabilità e apprendibilità. Si occupa della funzione della letteratura in contesti scolastici e non, del suo cambiamento di fronte all’evoluzione degli ambienti mediatici.
Posizioni analoghe si trovano in un’altra importante opera collettiva interamente dedicata agli studi di anglistica e americanistica, che riserva un capitolo alla didattica della letteratura come campo di ricerca autonomo (Surkamp 2012), e, in ambito francofono, nel notevolissimo Dictionnaire de didactique de la littérature (Brillant Rannou et al., éds., 2020), in cui si ricostruisce puntualmente il processo di emancipazione di questa disciplina dalla didattica delle lingue, avvenuto in parallelo all’affermarsi dell’estetica della ricezione e dell’ermeneutica letteraria
Quindi, per quanto molte pubblicazioni italiane possano creare l’illusione (o consolidare la vulgata) che la didattica della letteratura si occupi dell’insegnamento letterario al triennio del liceo, oggi è impossibile affrontare l’insegnamento universitario della disciplina e ancor più la ricerca in questo settore escludendo il problema della finalità del ricorso alla letteratura a scuola e dei suoi effetti sugli apprendimenti, né è possibile rimanere confinati a un solo grado o ordine di scuola.
Una delle didattiche disciplinari
Come accaduto in passato per le scienze mediche, che si sono costituite in ambito universitario a partire da un campo professionale preesistente, anche la didattica della letteratura, come le altre didattiche disciplinari, ha preso forma a partire da determinati saperi professionali e questioni sociali (Martini 2019). Ora, il fatto che una determinata didattica disciplinare (per esempio, la didattica della letteratura) derivi da un campo professionale preesistente (l’insegnamento linguistico e letterario) e, quindi, conservi un legame di dipendenza dall’istanza sociale di formazione degli insegnanti, ma anche dalla normativa scolastica passata e vigente, dalla percezione sociale delle pratiche didattiche già in uso e dal valore percepito dell’oggetto culturale, fa sì che l’attività di ricerca e di studio in questi settori sia schiacciata sul presente e sui bisogni più urgenti del sistema di istruzione (e quindi rischi di essere monca, frenata, sempre contingente e subordinata ad altre istanze, non autonoma), anziché – come ci si potrebbe aspettare da un nuovo campo di ricerca – poter spendere energie e risorse nell’individuazione di problemi e di domande di ricerca capaci di destabilizzare e di innovare le stesse istituzioni educative, sollecitando l’emergere di nuovi bisogni e di nuove prospettive.
Anche perché arrivata in netto ritardo rispetto ad altre didattiche disciplinari, che già da anni possono contare su un maggiore riconoscimento istituzionale e su più solide basi epistemologiche e metodologiche (argomento su cui torneremo nel prossimo articolo della serie), la didattica della letteratura intesa come campo di ricerca ha bisogno di superare questi limiti e di guardare con fiducia e con spirito di collaborazione alle altre didattiche disciplinari, alla didattica generale e alla ricerca educativa, in modo da colmare un ritardo ormai ventennale nel panorama internazionale.
Altrettanto importante è individuare un terreno comune ai diversi settori disciplinari dell’area 10 (Letteratura italiana, Letteratura italiana contemporanea, Critica letteraria e letterature comparate, ma anche Letteratura latina, Filologia romanza ecc.) che stanno cercando di affrontare il problema della didattica della letteratura in modo autonomo e spesso in concorrenza tra di loro, con il rischio di concentrare ancora di più l’attenzione su problemi specifici e contingenti e di perdere completamente di vista l’orizzonte.Per conquistare un rinnovato ruolo politico e sociale occorre sfuggire a questi recinti e fare uno sforzo d’immaginazione che dovrebbe fondarsi sui risultati della ricerca teorica ed empirica anziché sui bisogni contingenti del settore scientifico-disciplinare.
Una disciplina democratica
La riflessione sui problemi dell’insegnamento letterario, che in Italia inizia negli anni Settanta su iniziativa di studiose e studiosi di letteratura impegnati concretamente nella gestione del problema della formazione dei docenti e, soprattutto, nella costruzione di strumenti culturali che – ha sottolineato Raul Mordenti (1983), uno dei primi italianisti ad aver indagato la storia del dibattito sull’insegnamento letterario – sono fin dal principio finalizzati a mantenere o a ricostruire un’egemonia culturale che, nonostante l’indubbio prestigio della letteratura, è messa a dura prova dai processi di democratizzazione dell’istruzione secondaria e terziaria.
Terracini, che è stata la prima studiosa italiana a usare l’espressione didattica della letteratura, ha messo a fuoco un elemento fondamentale ancora oggi, e che consente di passare dalla semplice constatazione dell’esistenza dell’antica pratica dell’insegnamento letterario alla riflessione sulle pratiche di insegnamento e apprendimento della letteratura: l’insegnamento è un’attività comunicativa, che non è data in assenza di studenti. È una constatazione perfino banale, ben nota a chi si occupa di didattica, che tuttavia in quegli anni assume un significato polemico e critico nei confronti dell’insegnamento tradizionale e delle pratiche in uso, che non devono più essere date per scontate, ma vanno rilette e analizzate alla luce di questa relazione interpersonale tra un oggetto culturale (la cui natura peraltro è molto complessa, visto che tiene insieme sia le opere sia gli studi letterari), chi insegna e chi apprende. Facciamo nostra dunque questa considerazione di Terracini (1980, p. 14), che contiene un invito valido ancora oggi a mettere al centro di qualsiasi ricerca sulla didattica della letteratura i modi della comunicazione educativa e i loro effetti sull’apprendimento:
La considerazione dell’insegnamento come attività comunicativa privilegia, dunque, nei riguardi sia dei contenuti sia degli emittenti, i modi della comunicazione e gli effetti che essa ha sui destinatari.
È una consapevolezza, quest’ultima, che può essere dirompente nella vita di un insegnante che non abbia ricevuto una specifica formazione didattica, o di uno studente che non abbia frequentato una scuola pienamente democratica, in cui dovrebbero essere esplicitati i risultati di apprendimento e il processo di apprendimento-insegnamento dovrebbe essere condiviso nei suoi principi e metodi e continuamente verificato e rinegoziato.
Non è da escludere l’ipotesi che questa presa di coscienza sia una delle cause delle ripetute crisi che hanno stimolato e orientato il dibattito sulla didattica della letteratura dagli anni Settanta a oggi, che per quanto abbia per protagonisti assoluti i docenti, si anima intorno a problemi che nascono dalla presenza degli e delle studenti. Sono loro, è il loro entrare nel quadro a mettere in crisi a tutti gli effetti le istituzioni delegate all’insegnamento: diventando visibili – in quanto soggetti portatori di diritti costituzionali – portano alla luce le contraddizioni esistenti tra l’obbligo di istruzione, il finanziamento pubblico della scuola, e l’inefficacia delle pratiche di insegnamento, l’insensatezza di alcune norme tra loro in contraddizione, la scarsa consapevolezza dei metodi usati e dei risultati ottenuti, eccetera.
Il fatto che questo fenomeno, caratteristico dell’intero mondo della scuola e dell’università dell’Italia repubblicana, sia particolarmente evidente nel caso dell’insegnamento letterario, testimonia quanto quest’ultimo sia importante nella cultura nazionale, e contribuisce a rendere ancora più complessa la riflessione e la discussione pubblica, aumentando il carico di responsabilità di chi vi si impegna. In un certo senso, quindi, la didattica della letteratura nasce e prospera nella crisi, laddove i processi di democratizzazione rompono i legami tradizionali – spesso invisibili e subdoli, basati sull’autoritarismo e su rapporti di potere asimmetrici – tra insegnanti, studenti e alcuni oggetti culturali di pregio, generando il bisogno di tenere insieme i pezzi attraverso il raziocinio, il dialogo e la negoziazione, come è accaduto, appunto, dagli anni Settanta a oggi.
Riferimenti bibliografici e approfondimenti
BRILLANT RANNOU N., LE GOFF F., FORTANIER M.-J., MASSOL J-F. (éds.) (2020), Un dictionnaire de didactique de la littérature, Champion, Paris.
EHLERS S. (2016), Literaturdidaktik. Eine Einführung, Reclam, Stuttgart.
GIUSTI S. (2023), Didattica della letteratura italiana. La storia, la ricerca, le pratiche, Carocci, Roma.
MARTINI B. (2018), Il regime disciplinare della didattica: costruzione di uno spazio di problematizzazione scientifica, «Pedagogia più Didattica», 4, 2, 2018.
MORDENTI R. (1983), La letteratura come materia d’insegnamento: fra aggiornamento e riforma, in Letteratura italiana, vol. II, Produzione e consumo, Torino, Einaudi, 1983, pp. 999-1013.
SURKAMP C. (2012), Teaching Literature, in M. Middeke, T. Müller, C. Wald, H. Zapf (eds.), English and American Studies. Theory and Practice, Metzler, Weimar, pp. 488-495.
TERRACINI L. (1980), I segni e la scuola. La didattica della letteratura come pratica sociale, La Rosa, Torino.