di Laura Pugno

 

Tavola dei nomi e delle materie è un nuovo ciclo di interviste a scrittori e scrittrici, su un loro libro.


A ognuno di loro assegnerò una materia reale o immaginaria – sappiamo che è la stessa cosa –, visibile o invisibile, astratta o concreta, che il loro libro mi evoca, e chiederò di commentare questa scelta.


A ogni scrittore o scrittrice, poi, chiederò di scegliere un nome, alias di parlare di qualcuno, qualcosa, reale o immaginario – anche qui –: luogo o persona, soggetto umano animale vegetale minerale o all’incrocio di tutti questi mondi, del presente o del passato, o addirittura del futuro, che fa parte della materia del libro o che è stato determinante nell’innescare o nel far compiere il processo creativo che ha portato al libro stesso.


Laura Pugno

 



Ecco la tua materia


Vittorio Lingiardi, ne L’ombelico del sogno. Un viaggio onirico (Einaudi), la tua materia è l’ignoto interiore. In questo libro, annodi insieme varie e tra loro lontane letture di quell’ignoto che è il sogno, e degli ignoti a noi stessi sognatori e sognatrici che siamo, dal tempo antico al contemporaneo, dal mito alla psicoanalisi fino alle scienze della mente. Come hai lavorato per intrecciare i tanti fili che formano la stoffa iridescente di questo libro e come hai sognato la sua scrittura?



Cara Laura, intanto ti chiedo scusa per il ritardo con cui ti rispondo. Capisco ora, scrivendoti, che questo mio libro ha prodotto in me due, non so bene come chiamarle, risposte psichiche, diciamo così. Una è di febbrile attività a favore del mio testo e della sua diffusione. L’altra è di assoluta pigrizia, quasi disinteresse. La tua domanda è rimasta a lungo nell’ombra della pigrizia. Non saprei spiegarti perché. Forse perché quanto più la domanda è decisiva, come la tua, tanto più la risposta si fa evanescente. Di fronte al pensiero sul sogno la mia mente prima si dispiega e poi si ritira, come si fosse affacciata, uso la tua espressione, sull’ignoto interiore. In fondo questo è un libro che cerca di spiegare e conoscere qualcosa che non comprende e non conosce. Quando ho iniziato a scriverlo avevo in mente solo tre cose: il titolo (che è tratto da una frase della Traumdeutung di Freud: “Questo è allora l’ombelico del sogno, il punto in cui esso affonda nell’ignoto”); la frase che Pasolini mette in esergo a “Il fiore delle mille e una notte”: “La verità non sta in un solo sogno, ma in molti sogni”; la tripartizione attorno a cui ho poi organizzato le tre parti che lo compongono: divinità, inconscio, cervello. Il resto è venuto da sé. La mattina leggevo, il pomeriggio scrivevo: in luglio e agosto gli antichi (soprattutto Omero, Aristotele, Ovidio e Lucrezio; il momento di massima felicità nell’esplorazione); in settembre e ottobre gli psicoanalisti (soprattutto Freud, Jung e Bion; la parte più domestica, in gran parte a me già nota); in novembre e dicembre gli scienziati (soprattutto Hobson, Solms e Tononi; la parte più difficile, come tornare all’università per preparare un esame). Tutt’attorno, in ordine sparso, ho guardato film, ho letto poesie, ho riletto molti sogni, miei e dei miei pazienti.



Scegli il nome


Chi, o cosa, è stato determinante, per te, per dare peso e consistenza al variopinto tessuto de L’ombelico del sogno e per innescare, o far compiere, il percorso che ti ha portato a scrivere questo libro?



Ti faccio un piccolo elenco: il mio computer, per tutto quello che riesce a contenere, tanti appunti presi nel corso degli anni, di molti dei quali non serbavo ricordo; mio marito Luca, saperlo in casa, indaffarato nelle sue cose, ma sempre disponibile a leggere le mie pagine e commentarle; i miei allievi, così diversi tra loro, con le loro mille culture; la mia casa in Liguria, mindscape che protegge il mio tempo e contiene le cose che più amo: i libri e le piante. È un elenco delle fortune dentro le quali ho potuto immergere la visione poetica di Coleridge, quella per cui quando siamo svegli sono le immagini a ispirare sentimenti, ma quando dormiamo sono i sentimenti a ispirare le immagini. Se la tigre entra in una stanza quando siamo svegli, abbiamo paura; ma se abbiamo paura e stiamo dormendo, la tigre entra nel sogno.

[Immagine: Frida Kahlo, Il Sogno (Il Letto), 1940].

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