di Elisa Donzelli
[E’ appena uscita per Stampa 2009 uomini blu, una nuova plaquette di Elisa Donzelli (con note di Maurizio Cucchi e Ana Blandiana e un disegno di Giulia Napoleone). Sarà presentata domenica 17 settembre, alle ore 18, nell’ambito del Festival Pordenonelegge. Ne anticipiamo alcune poesie].
Tuaregh. Ode to my parents
blu è il mio nome familiare
e blu è stato il moto dei giorni
diluito sulle pareti ogni volta dipinte
secondo pantone, più azzurro nelle tele
più fondo nei riti, indaco tra gli scaffali dei libri
e blu erano tutte le cose con cui mi spingevo
lontano da voi, negli spazi congiunti poi divisi
dalla paura per giorni di dormire fuori di casa,
con la lucina da notte attaccata alla presa.
Forse perché non si poteva dire che il luogo
in cui sono iniziata non è stato a terra
ma su una barca, a largo del mare,
è berbero il ricordo che ho di voi
uomini blu, persone unite
*
nevaio 1983
Alikam ha una figlioccia
con la pelle d’albicocca
Alikam Salàm
Alikam Salàm Salàm
(canzone popolare)
Eh come può essere
l’amore grande
e il nome non ancora pronto,
avanzare il nuovo tempo […]
(Mario Luzi, Per il battesimo dei nostri frammenti)
Torino, la strada innevata
la polizia che entra in casa,
la fortuna è stata essere in due
sapere io e te che cosa è stata
la neve, il gioco delle canzoni,
contare se “ci sono più curve
a scendere o più curve a salire”
e lo sguardo puntato a Challant,
la gioia di arrivare presto purché
fuori dalla geometria di una città.
Le date che chiedi non sono importanti,
i ricordi si accumulano dopo
i cinque anni. Sei tu la grande,
io resto con i piccoli,
sentieri, funghi, mirtilli,
a seconda delle stagioni
la neve, delle estati il nevaio
noi quattro vestiti noi
quattro nudi dentro
il massiccio.
Ho fatto scricchiolare altrove
nei letti le impronte dei corpi,
l’idea che abbiamo dell’essere
una famiglia, di scoiattoli
o di altri animali rossi
tengo unita nei passi
l’orma della libertà
*
la vita degli organi
sempre torno da te dopo il viaggio e in transito
penso a cosa sia un paesaggio nella memoria,
se il mio paese ha un corpo o solo le città
che ho vissuto sono organi
Torino fegato
Roma polmone
e se le cellule che si separano hanno un cuore
una segreta vita, vivono
anche se muore l’insieme,
lo spazio di forme che occupo nella realtà
questa sera che mi rivedi come altre
immersa e semisvestita
“mangia caldo, copriti” – dici,
a questo servono le case
*
midjourney*
sono la neonata distesa e nera
figlia di un maschio del sud,
di una femmina del nord
la bambina riccia, la piccola
che preferisce i piccoli, dietro
le cene capisce i grandi
il menarca che rompe, sono
la gazzella troppo alta
per la danza classica
l’adolescente che risponde,
schiva i gruppi
che vogliono tutti
io sono l’amore contro i muri,
la ragazza che non vuole
i maschi che vogliono,
che non vuole il lavoro
che vogliono
la giovane donna
che determina gli eventi,
taglia legami ferisce parenti,
la sposa che esibisce,
la compagna che costruisce
l’ostinazione, la sorella
mancata sorella malata,
le figlie, le secondogenite
e il corpo bianco della madre,
l’utero che accoglie il bambino
ed altri animali
io, questo
e altre sono stata
mentre tu, mio io, bussi
mi cambi e non pensi
che per amarti sempre
ho tradito
*midjourney (“a metà cammino”) è un software artistico di ultima generazione che si basa su Intelligenza Artificiale.
*
terra rossa
Voi, guardie e doganieri, perché non chiedete
il passaporto al tordo e al colombaccio?
E perché non aprite le valigie del vento,
piene di semi non dichiarati?
(Margherita Guidacci, Protesta alla frontiera)
la terra è rossa mentre tu guidi
contando i secondi che mancano al confine
per dire noi, segnare viti
e colori spostano il mio essere stata
astro occidentale, troppo al centro delle cose
nel gelo di questo principio d’inverno
schiudi nebbie al grigio,
non segni limite alla bellezza –
ed è linea piena la nostra battaglia,
nuova frontiera
[Immagine: Giulia Napoleone, Per Elisa, particolare].