Francesco Berni, Il Rifacimento dell’Inamoramento de Orlando e il proemio del romanzo cavalleresco
di Francesco Brancati
[E’ appena uscito per Marsilio il volume Riscrivere Boiardo. Francesco Berni, Il Rifacimento dell’Inamoramento de Orlando e il proemio del romanzo cavalleresco, di Francesco Brancati. Ne pubblichiamo la Premessa].
Sono diverse le ragioni che presiedono alla scelta di dedicare un libro all’Inamoramento de Orlando di Matteo Maria Boiardo, singolarmente rifatto da Francesco Berni verso la fine degli anni venti del Cinquecento. Alcuni di questi motivi riguardano l’opera da vicino e derivano dalla constatazione di un vuoto critico: nonostante l’ampia fortuna e la sua centralità per la storia del romanzo cavalleresco della prima metà del XVI secolo, il Rifacimento non dispone ancora di un’edizione moderna, affidabile per quanto riguarda il profilo filologico, né di un commento in grado di restituire al lettore le molteplici implicazioni di stile e di contenuto sottese all’operazione di riscrittura. Un secondo ordine di riflessioni allarga la prospettiva e riconduce il poema di Berni a un orizzonte più vasto come lo spazio narrativo del proemio cavalleresco italiano della prima metà del Cinquecento. A partire dalle produzioni canterine e attraverso le decisive innovazioni realizzate nelle opere di Pulci, Boiardo e Ariosto, il prologo diventa quasi un microgenere all’interno di una partitura più ampia, quella del poema, che lo contiene ma che al contempo ne subisce l’influenza. Grazie alla progressiva soggettivazione della voce del narratore, gli inizi di canto (specie quelli interni) sono la sede dove l’epos retrocede a vantaggio del novel. Si tratta, naturalmente, di un processo lento e graduale che inizia con i proemi dell’epica classica, espressione di una voce che si faceva carico di trasmettere i valori civili e religiosi di una comunità, e che proprio con il Furioso assiste a una radicale trasformazione: il narratore-autore esprime principalmente istanze che sono proprie della sua fisionomia, parla per sé, spesso evidenziando attraverso l’ironia la distanza tra il suo sentire e quello della comunità a cui appartiene.
Il sottinteso euristico di queste pagine si fonda dunque sulla tradizionale e auerbachiana idea che una continua oscillazione dal particolare dell’indagine testuale all’universale dell’inchiesta sui generi letterari e sulle forme in re che questi storicamente assumono possa contribuire a una migliore conoscenza dell’opera, nonché del contesto culturale preso in esame. I capitoli del libro assumono tagli e fanno ricorso a strumenti metodologici diversi (ricostruzione storico-sociologica, analisi filologica, lettura stilistica e intertestuale in primis), presupponendo una struttura a vasi comunicanti che consente di porre in dialogo i piani di ricerca, i quali confluiscono, a loro volta, nel saggio di commento finale. Lo sguardo, in altre parole, si sposta continuamente dal particolare al sovraindividuale, dall’analisi del campo letterario del tempo alla storia materiale del Rifacimento. Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, se pure stupisce che un’operazione così marcata come quella degli esordi berniani non abbia finora suscitato particolari curiosità tra la critica, rimane il fatto che non è possibile effettuare alcun tipo di studio approfondito sul poema di Berni senza una preliminare riapertura del fascicolo relativo alle singolarissime modalità della sua pubblicazione.
Collocare il Rifacimento nel quadro dell’epoca presuppone infatti il riesame della tormentata questione che ha portato alla stampa postuma del poema. Le diverse fasi rappresentano le tappe di un vero e proprio thriller filologico-editoriale. La manomissione tipografica, i dati mancanti e le incongruenze, l’intreccio tra la lotta per il posizionamento all’interno del campo e i legami che figure come quelle di Berni, Pietro Aretino e Gian Alberto Albicante intrattengono con il potere politico-religioso, la stessa morte di Berni a trentacinque anni per probabile avvelenamento sono tutti elementi che contribuiscono a fare assumere alla storia quasi le fattezze di un giallo dall’anacronistico sapore bolañiano. Sennonché, appunto, tali eventi sono realmente accaduti, non nel Sonora, bensì a Roma, a Milano e a Venezia durante la tumultuosa e instabile fase inaugurata dal Sacco del 1527. Per queste ragioni il primo capitolo discute la realizzazione delle due edizioni del Rifacimento, quella pubblicata a Milano presso la stamperia dei fratelli Calvo nel 1542 e la finta edizione (in realtà un’emissione) uscita dai torchi veneziani degli editori Giunta con la falsa data del 1541. Si tratta di un testo con ogni evidenza manomesso, all’inizio e alla fine, con l’intento di danneggiare la figura di Berni, come del resto viene dichiarato nella successiva edizione dei Giunta uscita nel 1545 e contenente il restauro delle prime 82 ottave del i canto. Le ricerche condotte da Neil Harris e da Elissa Weaver hanno chiarito diversi aspetti legati alla cronologia delle edizioni, tuttavia ancora da definire sono gli apporti effettivi delle singole personalità coinvolte nell’operazione. La storia del Rifacimento si intreccia in- fatti alle vicende politiche di personaggi come Gian Matteo Giberti (ispiratore dell’opera in una maniera molto più strutturale di quanto sia emerso finora), Guglielmo Du Bellay, il già citato Albicante e, soprattutto, Aretino. Quest’ultimo svolse un ruolo di primo piano nel periodo dal 1539 al 1545, cioè negli anni dei preparativi e della stampa del Rifacimento, come la ricostruzione del suo rapporto con Berni e Giberti, insieme alla lettura di varie zone della sua opera, consentono di evidenziare.
Esaurite le questioni filologico-editoriali, il poema di Berni interessa specialmente per i suoi proemi, come si diceva. Per le loro caratteristiche retorico-formali, ma soprattutto per essere stati composti in un momento cruciale della storia letteraria e sociale del poema cavalleresco (dopo l’exploit del Furioso del ’16 ma immediatamente prima della consacrazione del 1532), gli esordi del Rifacimento costituiscono un punto di osservazione privilegiato per l’analisi del profilo del narratore. Con Ariosto si assiste alla compiuta definizione di tale personaggio, una figura che con sempre maggiore frequenza negli ultimi decenni è stata riconosciuta anticipatrice della coscienza individuale dell’io tipica del romanzo moderno. Il narratore del Furioso rifunzionalizza lo spazio del prologo pre-boiardesco, commentando la narrazione da un punto di vista soggettivo, ironico e consapevolmente contraddittorio, ampliando il processo di personalizzazione autoriale del proemio già avviato da Pulci e Boiardo.
Il secondo capitolo traccia le linee portanti dell’evoluzione di questo micro-genere, privilegiando un’ottica unitaria e un’interpretazione comparata delle opere. La pietra angolare rimane, ovviamente, il Rifacimento e il suo rapporto con il Furioso. Muovendosi in un ambiente ancora protoromanzesco, Berni riempie gli spazi vuoti lasciati da Boiardo e dota la sua versione dell’Inamoramento di una serie di proemi che interpretano le esperienze dei paladini attraverso il filtro della morale e dei costumi contemporanei. Esattamente come aveva fatto Ariosto, possiamo dire, anche se a cambiare nel Rifaci- mento sono in primo luogo le finalità ideologiche dell’operazione. Non più relativizzazione delle passioni e della morale umane, al loro posto subentrano le prescrizioni e i consigli di comportamento pronunciati dal pulpito del proemio. Berni stravolge il contenuto etico del poema boiardesco facendo del prologo la sede adatta a veicolare contenuti pedagogici coerenti con il messaggio evangelico di Giberti. Se da un lato il narratore del Rifacimento dimostra di aver recepito la novità strutturale del personaggio-narratore del Furioso con singolare precocità rispetto al successivo dibattito intorno al romanzo cavalleresco, per altro verso le posizioni espresse mortificano le sfumature psicologiche delle stratificate considerazioni ariostesche.
Una siffatta ambiguità si registra in particolare nei proemi che trattano temi come la natura di Amore e il ruolo della donna in società. La trasformazione in chiave moralistica dei valori e degli ideali cortesi dei quali l’Inamoramento è espressione prevede una sostanziale alterazione dell’argomento principale del poema: l’innamoramento del paladino Orlando per Angelica. Il terzo capitolo verifica la posizione di Berni, desumibile dai proemi, sulla funzione di Amore e riprende la peculiare soluzione allegorica già predisposta dal narratore come lente esegetica privilegiata per decifrare il senso delle epopee boiardesche. È difficile (e, a volte, ininfluente ai fini dell’analisi) stabilire il grado di consapevolezza con cui Berni affronta questioni molto discusse nella società intellettuale di primo Cinquecento (la Querelle des femmes su tutte); certamente l’ibridità ideologica del narratore emerge con evidenza laddove i suoi pronunciamenti si mettano a confronto tra loro o con le posizioni espresse da autori come Baldesar Castiglione, Pietro Bembo, Girolamo Vida e lo stesso Ariosto. Anche dal punto di vista delle scelte di poetica il Rifacimento sembra incongruente rispetto alle dichiarazioni del Dialogo contra i poeti e all’irriverente sperimentalismo delle Rime. La concezione spirituale di Giberti influenza il narratore del poema al punto da rendere incompatibili e contraddittori i profili autoriali ricavabili da Rime e Dialogo, da un lato, e Rifacimento, dall’altro. Eppure, se un aspetto unificante è rinvenibile, questo si situa certamente al livello dello stile e della costruzione retorica, non sul piano delle scelte etiche o teorico-letterarie. Come già la difesa di Brocardo e l’aderenza alla lirica di Michelangelo avevano lasciato intendere, Berni predilige le forme di un classicismo medio, imperniato sulla concretezza delle immagini e sull’aderenza al vero delle cose.
All’esame dello stile e dei cambiamenti retorici, nonché all’indagine sui modi di impiego dei classici nella riscrittura, è dedicato un paragrafo del quarto capitolo. Questo discute inoltre i diversi problemi da affrontare in vista di una futura edizione integrale del poema. Particolare attenzione è stata posta alla scelta dell’edizione del Rifacimento da mettere a testo, all’individuazione della stampa dell’Inamoramento utilizzata da Berni, alla tortuosa vicenda relativa alle ottave interpolate, alla disposizione dell’ipotesto boiardesco nello specchio della pagina. Il saggio di commento del I canto verifica infine i diversi livelli del testo sui quali Berni agisce per riscrivere il poema: le componenti intertestuali, stilistiche e retoriche della riscrittura, non adeguatamente scrutate nei precedenti tentativi di edizione, sono state poste in primo piano. Del resto, se il commento a un’opera semanticamente non autonoma pone domande di non immediata decifrazione, l’augurio è che le soluzioni prospettate possano essere discusse e valutate, se necessario corrette.