di Tommaso Di Dio

 

[Nella collana “I domani” a cura di Maria Grazia Calandrone, Andrea Cortellessa e Laura Pugno è stato recentemente pubblicato Ardore di Tommaso Di Dio. Il libro è il racconto a ritroso della vita di un personaggio di fantasia, di nome Ardore, ma è anche un’esplorazione dei significati del termine sanscrito “tapas” (traducibile per approssimazione con “calore” o “ardore”). Il libro comprende anche cinque opere del pittore Michael Rotondi e porta a conclusione un percorso di sperimentazione con la forma libro e di esplorazione del rapporto fra parola e immagine che era iniziato con Verso le stelle glaciali (Interlinea 2020) e poi con Nove lame azzurre fiammeggianti nel tempo (Scalpendi 2022). Pubblichiamo la poesia proemiale e alcuni testi dal Libro Secondo, ove si ascolta dalla voce dei suoi carnefici il modo in cui Ardore trovò la morte mentre si odono i suoi ultimi pensieri].

 

*

 

Il mondo viene davanti a me con gli occhi che tremano.

 

Il mondo viene davanti a me con il supermercato con lo zoppo

con l’asfalto con il barbone con il bar.

 

Il mondo viene davanti a me con il terreno con il fango.

Con il dire male, con il non dire, con la catena.

 

Il mondo viene davanti a me con la balaustra

con il cofano con lo schermo con il tormento.

 

Ha occhi rossi e non parla.

 

Dicono che tutto ciò che sappiamo non servirà.

Dicono che tutto ciò che abbiamo imparato non servirà

né noi né nessun altro che a noi venga a chiedere soccorso.

 

Ha occhi rossi e non parla.

 

Dicono che tutto ciò che sappiamo è sepolto.

Dicono che tutto ciò che abbiamo imparato è stato sepolto.

 

È da qualche parte, in qualche punto della terra corpo mondo

è mortale, ha occhi rossi e non parla

dov’è dov’è?

 

Il mondo viene davanti a me con il supermercato con il cofano

con il porno con il boiler con il tormento con WhatsApp.

 

Il mondo viene e chiede soccorso.

 

Il mondo ha occhi rossi, guarda.

 

È mortale. Muove le labbra. Non parla.

 

 

I

 

Ci comunicano

che un giovane uomo di nazionalità straniera

vive qui, fra la nostra gente.

 

 

Parla la nostra lingua. Si muove

fra i mercati le università le strade.

E sostiene. Interroga. Chiede.

 

Ci comunicano la sua immagine, la sua altezza

il suo peso il suo nome il suo cognome

non mancano di specificare nulla della sua provenienza.

 

Noi prendiamo atto

che tutto questo

 

è un fatto.

 

 

II

 

pensieri di Ardore

 

La povertà l’indagine

il bisogno economico mondiale.

La passione l’identità la vita sociale

e politica di questo paese. La natura umana

indifferentemente

umana transessuale omosessuale eterosessuale.

La cultura la libertà. Lo stato

non deve entrare lo stato non può contaminare.

C’è una parte di noi senza etnia

una parte senza mio senza io senza nemmeno

patria né dio. In proprietà esclusiva

non c’è niente che tenga il nulla

se non il libero accordo

uomini liberi entro i margini

di una scritta costituzione. La mancanza

di diritti la povertà. Il ricatto della povertà. Ciò che ci manca

ci rende legati siamo legati a ciò che manca dipendiamo

da ciò che manca dobbiamo

indagare verificare conoscere. Scoprire.

Indagare verificare conoscere.

 

Dobbiamo capire.

 

III

 

Ci comunicano

che lo hanno visto camminare. Lo hanno visto dormire.

Lo hanno visto sbadigliare, defecare, telefonare.

 

Parla tranquillamente. Parla allegramente a volte

a volte si preoccupa. A volte ci dicono

lo hanno visto registrare fotografare.

 

Le donne gli uomini sospettano

che voglia fare, sospettano

che voglia solo entrare

 

in una profondità. Ci comunicano

che lo hanno visto alzare le mani, indicare

qualcosa in lontananza, mangiare

 

in abbondanza seduto ai tavolini di un bar.

Ci comunicano, ogni giorno. Per noi

 

è impossibile ignorare.

È impossibile non guardare.

 

 

IV

 

pensieri di Ardore

 

Gli squilibri interni

della distribuzione del prodotto interno lordo. Gli squilibri

interni del prodotto interno

qui lodano dio lodano il loro dio. Ballano

cantano durante le feste digiunano. Gli squilibri interni

del prodotto interno. Gli squilibri interni della distribuzione

del prodotto interno lordo. La mancata

redistribuzione la mancata ammortizzazione

la mancata ripartizione delle sostanze la felicità

qui lodano dio lodano il loro dio digiunano. La natura umana

indifferentemente umana. Senza avanzare

nella conoscenza non c’è giustizia. Senza avanzare nella giustizia

non c’è conoscenza. La mancanza di diritti

la povertà. Il progresso

il regresso ad unum avanzare. I diritti

di ciascuno i diritti di tutti. I diritti di tutti

i diritti di ciascuno

l’assetto istituzionale le leggi la proporzionalità

nella commissione è necessario avanzare

verso una più equa ramificazione del prodotto interno lordo.

La natura umana è una mancanza dobbiamo

indagare digiunare.

Qui lodano dio. Gli squilibri. Ho fame.

 

 

V

 

Ci comunicano

che si sta avvicinando. Sta girando

verso un centro ancora, per lui, non visibile.

 

Ma si avvicina procede. Non ha paura, pare, chiede

e sostiene interroga. C’è qualcosa di noi

che ancora non sa. C’è qualcosa di noi

 

che forse sospetta, infatti chiede interroga sostiene

ma non sa, non ancora, non ha forse

compreso cosa gira nel giro di un cerchio e gira

 

verso un centro, minuscolo

spazio buio, che lo chiama lo guarda

lo scruta lo desidera

 

e si avvicina, siamo due occhi

in un incendio, nella sabbia nella nuvola nel cielo

 

c’è qualcosa

di noi, che ancora non vede, non sa. Noi

 

ardiamo.

 

 

XII

 

 

Ci comunicano

che hanno prelevato il soggetto.

 

C’è qualcosa di noi che fino ad ora

non conosceva e adesso conoscerà.

 

C’è qualcosa di noi – anche per noi

indagare verificare conoscere, scoprire

 

indagare verificare conoscere. Anche noi

 

dobbiamo capire.

 

 

Documento V\a

 

 

 

 

Documento V\b

 

Mi hanno regalato questo sasso.

 

È un sasso diverso dagli altri, è il sasso

che mi hanno regalato. Il mio sasso

non è liscio. È scabro, è tutto storto.

È sbreccato qua e là

di nero e di bianco. Pressioni

per millenni; magma, gas. Lentissime

orografie poi un’infinità

di umani e disumani gesti

hanno fatto sì che questo sasso

arrivasse qui

solido, duro, consapevole. Io vorrei

prendere questo sasso. Caricare

il braccio e con la forza che solo il sasso mi dà

scagliarlo, perché si distrugga

la faccia di ogni male.

 

E che insieme si spacchi

questo mio sasso; torni briciole,

materia e molecole. Diventi ovunque come l’aria

e lo si possa

 

respirare.

 

[Immagine: Opera di Michael Rotondi].

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