di Giuseppe Nibali
[E’ uscita in questi giorni per la collana gialla di Pordenone Legge – Samuele editore, Eucariota, una nuova raccolta di poesie di Giuseppe Nibali. Ne presentiamo qui un scelta di testi]
Allagano la fossa e nella pozza scivolano insieme
prima la vecchia e poi la puerpera, altri le accerchiano
si svolge in questo modo e dopo: i sospiri e gli affondi
alle loro spalle pronunciando parole
il nome dicono del serpente e universo villaggio casa
nella lingua conosciuta.
del serpente portano le pelli dopo nella danza
quando vecchia e nuova donna si trovano
presso il fuoco e dimenticano la terra smossa
la pozza di pece che nel ritmo si dimena.
Bisogna assecondare la visione non devi
dimenticare il colore della porta le venature
del legno, i giochi che lì facevate.
Bisogna riportare alla vita ciò che è nascosto
e farlo tenendo a mente quella porta
da lì nessuno è più passato eppure
quando torni o sei di passaggio fai sempre
gli stessi trenta passi in corridoio
fissi il tappeto e senti dentro l’intarsio
nella parte di minuscola stoffa e corda
tornare ad assalirti la radice del tuo male
una voce che soffoca e chiede perdono
La volta quella in cui ci siamo tuffati
io e lui di corsa nella piscina comunale
i primi di agosto la puzza di cloro e bromo
poi mi ha fatto vedere il cazzo era la prima volta
un verme spesso con la testa tonda e un poro
mi ha detto di succhiarlo e io ha girato le spalle
voleva scoparmi e io gliel’ho preso in bocca
abbiamo litigato, gli ho detto che lo avrei
detto a papà ho messo parte della furia in quella lite
a casa ho aspettato un messaggio che non è arrivato
ballando per mezz’ora nuda in cucina che mi vedevo
riflessa alla finestra che sentivo cuore viscido dentro la fica.
Un ratto è entrato dentro il cruscotto della macchina
è passato da sotto aggrappandosi ai cavi e si è fatto strada
stringendo le cartilagini e premendo nella strettoia fino alla luce
poi c’è morto. Il puzzo è rimasto per mesi fino a quando
mio padre non si è deciso ad aprire il cofano e pulire
era un odore insopportabile e aspro quello della carne
decomposta e per settimane e poi mesi ha accompagnato
i miei viaggi fino all’ospedale e poi a scuola. Nessuno
mi ha dato una spiegazione ma io chiedevo continuamente
se anche putrefatta avrei fatto quell’odore che era dolce e aspro
e pensavo che tenendolo sul sedile e sfregando per scendere
e salire dopo le trasfusioni la pelle sulla pelle facesse scintille
e odore come di cosa che muore.
È questa pianura il luogo prescelto per la fine
abbiamo portato pistilli fieno piccole pietre
ma vi vinceremo. Ci solleveremo sui tralicci
colpiremo dai torrenti dalle rive dai boschi
vi coglieremo con gli artigli con le ali sulle case
scenderemo dalle pale eoliche dai sottopassi
dalle antenne dai pontili. Vi sorvegliamo da sempre
ora cresce nel cielo questo cancro che è il temporale
e che ci annuncia; emergeremo dalle acque degli oceani
non siete pronti a questo virus, non ci sarà guerra
più propizia. Aspetterete sul campo di battaglia
bene organizzerete avamposti e abbattute e caditoie
non servono, non basta niente: caleremo noi
e tutti verrete dati alla vostra tecnica gli umani
vi lasceremo riposare poi stordimento iugulazione
depilazione scuoiamento eviscerazione mezzenatura
e abbattimento risparmiandovi eccitazioni e dolori,
come avete voi risparmiato di fornirci tecniche
di condividere pratiche. Costruiremo per voi umani
una industria nuova, soffocherete scapperete
produrremo per voi distese di mani su altre mani.