di Ángeles Mora (trad. di Valentina Colonna)

 

[E’ appena uscito per AnimaMundi, nella collana Firmus a cura di Franca Mancinelli e Rossana Abis, Casa dell’acqua. Poesie 1982-2022 della poeta andalusa Ángeles Mora (cura e traduzione di Valentina Colonna. Postfazione di Matteo Lefèvre. Con un’intervista all’autrice). Ne pubblichiamo alcuni testi].

 

Aimez-vous Brahms?

 

Ya no se trata de esperar milagros,

aunque Brahms arrebate el corazón

de la belleza

                        —nunca dos fueron uno—.

Se trata sólo de compartir los bordes

de la vida al caer.

   O acaso sólo

de respirar unidos esta noche,

secretos y amarillos como

inasibles armónicos rasgando

el aire interminable de las sombras.

Mas no nos engañemos con una danza húngara

aunque suenen sus ecos desatados.

                                                      Ya sabes,

conocemos los sótanos del sueño,

el exacto lugar donde partimos.

Ya no se trata de esperar milagros,

sólo de que mis ojos también rozan tu espalda,

que tocan fondo cuando bajan

la engañosa pendiente de tus ojos.

        Y sin embargo

cuánto calor no se perdió en el frío

de aquella habitación que me dejó sin ti…

                                                      Allá en la lluvia

de una noche cerrada sobre el velo de un parque.

Ya sé que nada es tan definitivo

como la vida

—y no es cuestión de olvido—.

Se trata de llevar ese ritmo contrario

que fuerza a los violines

hasta perder el miedo,

hasta llorar el mundo que acecha en otra parte.

Ya no se trata de ser los dos en uno,

sino uno en dos,

                          en mil.

Que el pasado no existe, amor,

aunque busque tal vez nuestra memoria

para trepar por ella y enrocarme agotada.

La vida es sólo transformar la vida.

Porque todo es más viejo, todo,

pero todo es más nuevo, todo,

a la luz indomable de la historia.

 

Aimez-vous Brahms?

 

Non si tratta di aspettare miracoli,

anche se Brahms strappa via il cuore

della bellezza

                      – mai due furono uno –.

Si tratta solo di condividere i bordi

della vita quando si cade.

                                       O forse solo

di respirare insieme stanotte,

segreti e gialli come

inafferrabili armonici che lacerano

l’aria interminabile delle ombre.

Ma non illudiamoci con una danza ungherese

anche se suonano i suoi echi sciolti.

                                                        Lo sai,

conosciamo i sotterranei del sogno,

l’esatto luogo da cui siamo partiti.

Non si tratta di aspettare miracoli,

solo che i miei occhi sfiorino la tua schiena,

tocchino il fondo quando scendono

l’ingannevole pendio dei tuoi occhi.

                                                       Eppure

quanto calore non si è perso nel freddo

di quella stanza che mi ha lasciato senza te…

                                                      Là nella pioggia

di una notte che incombe sul velo di un parco.

So già che niente è definitivo

come la vita

– e non è questione di oblio –.

Si tratta di tenere quel ritmo contrario

che costringe i violini

sino a perdere la paura,

sino a piangere il mondo che è in agguato altrove.

Non si tratta di essere due in uno,

ma uno in due,

                        in mille.

Che il passato non esiste, amore,

anche se cerco forse la nostra memoria

per arrampicarmi su di lei e arroccarmici sfinita.

La vita è solamente trasformare la vita.

Perché tutto è più vecchio, tutto,

ma tutto è più nuovo, tutto,

alla luce indomabile della storia.

 

Elegía y postal

 

No es fácil cambiar de casa,

de costumbres, de amigos,

de lunes, de balcón.

Pequeños ritos que nos fueron

haciendo como somos, nuestra vieja

taberna, cerveza

para dos.

Hay cosas que no arrastra el equipaje:

el cielo que levanta una persiana,

el olor a tabaco de un deseo,

los caminos trillados de nuestro

corazón.

No es fácil deshacer las maletas un día

en otra lluvia,

cambiar sin más de luna,

de niebla, de periódico, de voces,

de ascensor.

Y salir a una calle que nunca has

presentido,

con otros gorriones que ya

no te preguntan, otros gatos

que no saben tu nombre, otros besos

que no te ven venir.

No, no es fácil cambiar ahora de llaves.

 

Y mucho menos fácil,

ya sabes,

cambiar de amor.

 

Elegia e cartolina

 

Non è facile cambiare casa,

abitudini, amici,

lunedì, balcone.

Piccoli riti che ci hanno portato

a essere come siamo, la nostra vecchia

osteria, una birra

per due.

Ci sono cose che non trasporta la valigia:

il cielo che solleva una serranda,

l’odore di tabacco di un desiderio,

i sentieri battuti del nostro

cuore.

Non è facile disfare un giorno le valigie

sotto un’altra pioggia,

cambiare per sempre di luna,

di nebbia, giornale, voci,

ascensore.

E andare per una strada che non hai mai

immaginato,

con altri passeri che ormai

non ti domandano, altri gatti

che non conoscono il tuo nome, altri baci

che non ti vedono arrivare.

No, non è facile adesso cambiare chiavi.

 

E molto meno facile,

lo sai,

cambiare amore.

 

LA CASA MEDITADA

 

II

 

La casa destruida.

Escombros por el suelo.

El tiempo está en las ruinas,

los minados cimientos.

 

El polvo se ha posado.

Se levanta el recuerdo.

 

La casa destruida,

pero piedras adentro

una luz, una voz.

Imposible el silencio.

 

II

 

La casa distrutta.

Macerie per terra.

Il tempo vive nelle rovine,

le minate fondamenta.

 

La polvere si è posata.

Si solleva il ricordo.

 

La casa distrutta,

ma pietre dentro

una luce, una voce.

Impossibile il silenzio.

 

El porvenir tarda demasiado

 

Durante mucho tiempo

he esperado con la impaciencia

con que miran hacia la izquierda

los pasajeros

en la parada del autobús.

 

Il futuro tarda troppo

 

Per molto tempo

ho aspettato con l’impazienza

con cui guardano verso sinistra

i passeggeri

alla fermata dell’autobus.

 

Saber de ti

Frío cristal, cómo te introduces

entre yo misma y yo.

 

Sylvia Plath

 

La soledad llega un día

y sabe a ti,

es algo tuyo ya,

como el sonido de tu voz

que sólo tú oyes desde dentro

y nunca nadie más conoce

cómo suena tu voz en ti,

cómo sabe tu soledad.

 

La soledad viene poco a poco

pero de pronto un día abre la puerta

y es como si la estuvieras esperando

desde siempre.

Entonces se convierte en tu doble,

se viste con tu ropa,

tiene tu rostro,

ama como tú misma

la luna en la ventana del verano,

mira con tus ojos

el espejo del alba,

mastica el dolor o el amor

en tus labios.

 

Pudo pasar de largo desgranando

nuevos olvidos y reclamos de ti,

pero llega

para quedarse un día.

Se amolda a tu sonrisa triste.

Te deja su amargura

o su dulzor inconfundible

—sólo cosa tuya—.

 

La reconoces,

la estabas esperando.

Es tu soledad, sabe a ti,

sabe de ti.

En el agua de tus ojos

se baña.

 

Sapere di te

Vetro freddo, come ti introduci

tra me stessa e me.

 

Sylvia Plath

 

La solitudine arriva un giorno

e sa di te,

è qualcosa di tuo ormai,

come il suono della tua voce

che soltanto tu puoi sentire da dentro

e mai nessun altro conosce

come suona la tua voce in te,

come sa la tua solitudine.

 

La solitudine arriva a poco a poco

ma all’improvviso un giorno apre la porta

ed è come se la stessi aspettando

da sempre.

Così si trasforma nel tuo doppio,

indossa i tuoi vestiti,

ha il tuo viso,

ama come te stessa

la luna alla finestra dell’estate,

guarda con i tuoi occhi

lo specchio dell’alba,

mastica il dolore o l’amore

sulle tue labbra.

 

È riuscita a sfuggire sgranando

nuove dimenticanze e richiami di te,

ma arriva

per restare un giorno.

Si modella sul tuo sorriso triste.

Ti lascia la sua amarezza

o la sua inconfondibile dolcezza

– solo cosa tua –.

 

La riconosci,

la stavi aspettando.

È la tua solitudine, sa di te,

sa cose di te.

Nell’acqua dei tuoi occhi

si bagna.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *