di Azzurra D’Agostino

 

[È da poco uscito per Le Lettere, nella collana novecento/duemila diretta da Diego Bertelli e Raoul Bruni, Messaggi al presidente, nuovo libro di poesie di Azzurra D’Agostino, con prefazione di Ida Travi. Ne pubblichiamo un estratto in anteprima.]

 

16 marzo 2020

 

Signor Presidente
è tornato a parlare alla Nazione
questa volta di soldi, che in questa situazione
ha detto, non si ferma l’alluvione con gli stracci.
Noi abbiamo paura di finire poveracci certo
ma vorrei soffermarmi piuttosto su due immagini.
La prima è di ieri, in una deserta via del Corso
il Papa s’incamminava verso il crocifisso che
fu portato in processione 502 anni fa
per proteggere dalla peste la città
eterna, che in quell’immagine resta ferma
se non fosse per Sua Santità accompagnato
– a debita distanza – dalla scorta. La seconda
sono dei cavalli nella neve, uomini bardati
che cavalcano verso remoti villaggi dei monti Altaj.
Sono medici che portano non un dispaccio
dell’imperatore, ma forniture per la quarantena
e la prevenzione del contagio. Le due immagini
hanno in comune la finzione. A prima vista
si direbbero fotografie di film. Lo ha visto
Fino alla fine del mondo? Si passa da Parigi
all’Australia, così, seguendo una storia di fantascienza
ascoltando gli U2 e i Talking Heads e i R.E.M.
e alla fine tutto sarà salvato dalla parola.
È questo, che tiene insieme oggi Roma e la Mongolia?
La solitudine del Papa e l’attesa delle steppe?
Dice Etty Hillesum che non contano i fatti
ma quello che grazie ai fatti si diventa. È questo
quello a cui allude la sua metafora? Che stiamo
diventando migliori? Forse sarà così. Risuonano
in mente le parole di un amico poeta
che due giorni fa scriveva: «Noi siamo murati
al secondo piano, e fa impressione vedere arrivare
la primavera dal secondo piano». Come sempre,
Signor Presidente, sono solo parole, ma noi siamo gente
come tutta la gente, che soffriamo chiusi, mentre fioriscono le viole.

 

24 marzo 2020

 

Signor Presidente
oggi ha indetto una conferenza stampa
per dirci di ripensare la nostra vita.
Bene. Ripensiamola.
In essa c’è una crepa
e di là da quella
l’odore di verde e una luce
che piove a magnificare l’ora dopo ora
l’oro e l’incenso che rilucono ovunque
spandono il nostro desiderio
un desiderio infinito
per nulla burocratico
privo di consegne e competenze
come un prato su cui si stende
l’infanzia e le sue presenze
e la presente vita nostra
così svergognatamente esposta
e parlata, e dolente, e dolente,
Signor Presidente.

 

13 aprile 2020

 

Signor Presidente
quando la storia non è presente
che scorre come fiume sui sassi
ma un quotidiano contorto torrente
in piena spaccato dai massi
un disfarsi di argini per mancata manutenzione
non si può chiedere ai pesci di fare attenzione.

 

21 aprile 2020

 

Signor Presidente
si confondono i volti e le parole
i luoghi s’impastano la primavera
ci visita infine sotto una pioggia sottile
e leggero trascorre il tempo delle piante
che fioriscono oltre i vetri. A tutto –
la violenza delle parole usate
per convincerci, preoccuparci o che altro
io rispondo con parole di spazio:
altipiano, riva, arcipelago, deserto
campo dove semino il mio
genio protettore senza difesa
anima mia, l’attesa, la pace della resa.

 

4 maggio 2020

 

Signor Presidente
oggi il vicino, vive oltre la collina,
ha liberato le capre
abbiamo sentito chiamare
una voce piccina
e arrampicati oltre il torrente
da sempre segnatura di confini
ci siamo spinte là, i capretti vicini
intravisti tra le foglie di quercia nuove
sono come velluto a toccarle
mi ha chiamato la Protezione Civile dice
che domani piove.

 

Temperanza

 

C’è qualcuno
C’è qualcuno
che veglia
sui tuoi sì
sulle distanze che vuoi coprire
tra te e il cardine della giovinezza
il pilastro dove ti senti invincibile
a cui ti leghi con una catena invisibile.
Ma cosa cerchi, lo sai tu cosa cerchi?
Quando niente basta
quando sei nel centro senza accorgerti
che ogni vita è un addio
uno strappo silenzioso
poco più del volo di un pipistrello nella sera.
Cosa cerchi? Cosa cercavi?
Anche provando tutto
anche seguendo tutte le strade
mangiando tutto bevendo tutto avendo tutto
sarà sempre per una e una volta soltanto
e là, dove tu andrai,
arriverai sempre con le mani vuote —
svuotale dunque per tempo
e scegli davvero il tuo dono.
Potrai cantare con i piedi nell’acqua se vorrai
potrai chiedere, fare la richiesta
ricordarti l’intensità dell’infanzia
i campi sconfinati, i giorni lunghi anni
conoscere il senso dell’eterno
tutto racchiuso
nell’interminato spazio
tra il sì
e il no.
Voi che pensate alla felicità
come una cosa che sale
accorgetevi
quando una cosa felice
cade
semplicemente
sta.

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