di Paola Loreto

 

[E’ appena uscito per Marcos y Marcos, nella collana Le Ali, il nuovo libro di Paola Loreto, Miei lari. Anticipiamo alcuni testi].

 

Estati che

 

Se è nostro destino

perdere l’equilibrio

è meglio la vita

che si consuma

e non ha memoria.

Guardarla disfarsi.

Perché il gusto più forte

è quando è stata:

la vista dell’esaudito.

 

Finché ci sono le rondini

è estate, il cuore sta

da qualche parte

poggia su questi

picchi guizzanti

incastonati nel vuoto

che stride a strapiombo.

 

È un grido fuori e dentro.

Sono arrivate

le consanguinee.

 


 

C’era una dolcezza, la sera, all’imbrunire.

Un arrendersi all’abbraccio del buio

un lasciarsi andare. Nessun sospetto

che significasse la fine.

Tutto era attesa

rilascio cominciamento.

O forse la fine era dolce,

come una ricompensa.

 


 

Te la ricordi la sera

della malinconia?

Era settembre

nel bosco vivo

e calava il sole

ma c’era ancora

così tanta luce

che sembrava il giorno

non dovesse mai finire.

Erano le cose ferme

che cambiano

cadono

scaldano.

Come un ingresso in un altro

mondo un andare incontro

a tutto quello

che doveva capitare.

Un venire (qui), un accadere.

L’inizio collocato

al vero centro

della fine.

L’odore d’esser sazi

(e poi non esserlo più):

quell’amore per le cose compiute.

 

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