di Nicole Brossard (trad. Micol Bez, Jessy Simonini e Angelo Vannini)

 

[E’ uscito in questi giorni per edizioni Affinità elettive il libro di poesia di Nicole Brossard, Museo dell’osso e dell’acqua, per la traduzione di Micol Bez, Jessy Simonini e Angelo Vannini. Ne presentiamo qui 7 testi]

 

la gioia di fingere percorre tutti i soggetti
pensami un corpo uno scheletro sessuato
a due dita da parole intime e d’autoritratto

 

a Dresda un mattino di fumo e di brina
attraverso il bianco e il nero di tre cartoline

 

la facciata in rovina della chiesa delle donne
la spinta impensabile del vento sulla schiena

 

*

 

ogni mese la schiava conta
il suo uovo le tegole e i pianeti

alza polvere e lenzuola
non inventa la guerra

intorno già trema il blu

 

*

 

IL PRESENTE NON È UN LIBRO

 

per via del corpo il presente
ogni giorno
paesaggi nel posto dei miei occhi
dove donne e altre donne toccano
la memoria e il piacere

 

per via delle mani
della linea del tempo che ci scorre tra i capelli
molte di noi dedicano poesie
la vita a ragazze capaci di lingua e futuro

 

in mezzo a specchi e schermi
un modo di avvicinare il silenzio
palme di Dublino o di Key West
e immagini dove la pioggia è come all’infinito
premura d’acqua che fa bene
ché per via del corpo la vita cerca
la conversazione altri la chiamano cultura

 

*

 

per via del corpo il senso della vita
cambia di continuo vertigine
ché se fosse l’oceano all’altro capo del destino
una scaglia di verde
delicato lavoro di presenza
all’attenzione di un’umanità nomade
il futuro e il futuro si confonderebbero

 

ora il presente viene veloce
a ogni frase una foggia nuova

del senso dove nessuno esita

in pensiero in ebbrezza
il presente non è un libro

gioia che attraversa i roseti

 

*

 

tutte le mie membra di piacere e di lento pianeta

il loro vibrare nel vento verde
tutte le mie membra di piacere
a terra in un sogno irregolare
dove dolore e desiderio fanno umidità

ombra
e perfezione insieme ai venerdì di luglio

 

*

 

la stessa domanda per anni
respirando davanti alla mappa del mondo
davanti ai congegni dell’orologio
sotto la luna in territorio d’osso
e poi venuto dal nulla
improvviso silenzio nato da una goccia d’acqua
come un te lo ricordi
che si muove sopra il capo
silenzio folle
alla vista del desiderio e dei nostri organi schierati

 

*

 

Ora qualcuno camminava tra le palme
dove il silenzio passa facilmente
fra le foglie.
Non so ancora quanto tempo
durano i teschi sotto il fervore dei secoli
in mostra nei musei bianchi.

 

Non so se è col mare fino al collo
che la vita riprende alla notte le immagini
di piacere e di alte maree
che sanno infestarci
per secoli e secoli di bellezza.

 

[Immagine: Opera di Cristopher Bucklow].

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