[Inauguriamo oggi una rubrica mensile, a cura di Massimo Gezzi, dedicata ai poeti nati negli anni Ottanta. Dario Bertini (Pavia 1988), il primo giovane autore che scegliamo, ha appena pubblicato il suo libro d’esordio, Frequenze clandestine, per Sigismundus Editrice, con una postfazione di Andrea de Alberti. Queste cinque poesie sono tratte dal libro].

 

Cantiere

 

Diventerà finestra
questo quadrato di mattoni,
aperto al primo chiaro
nelle ore di luce, anche d’inverno
(quando è poca, manca) e qui
nell’angolo sarà uno spiffero
la causa di un abbraccio
tra lui che in piedi osserva l’orizzonte
e lei che tutta stretta alle sue spalle
dice ho freddo, non si muove.

 

*

 

Tentativi

 

ci sono cose che capiremo, prima o poi,
a forza di provarci, tendere a un oltre
indefinito, più caro a farsi certo, misurato;
allora pensa, non fare mensola al pensiero,
accoglila la polvere se ha memoria
del buio solco in cui dimora il chiodo,
il colore dell’acqua dentro ai tubi, della corrente
a fasi alterne negli impianti, dei blackout –
e soprattutto – fai attenzione al ridere scomposto,
irrefrenabile, del sangue dopo un bacio

 

*

 

Inizio trasmissioni

 

ci credereste se vi dicessi che è tutto qui:
in questo progettare un ritorno
senza sapere di essere partiti (senza sapere
nulla), e prepararsi, tenuti controluce,
fosse anche solo per trasparenza, a riconoscersi
brina sui parabrezza delle auto, sui vetri
delle case, d’inverno, presto, molto presto la mattina?

 

*

 

Il dono degli opposti

 

non che sfamarsi basti a non precipitare,
un po’ come le foglie tocca a tutti
prima o poi, ma si dimentica
ogni istante, col fiato corto, asciutto;
e lentamente, molto lentamente, si scompare
perché vedi, anche una casa scompare
quando si volta l’angolo.

 

*

 

Visita

 

qualcuno è venuto facendo attenzione
a non portare la terra in casa (per non sporcare
il pavimento), ha fatto un giro, aperto
gli occhi per osservare meglio, e tutto
si è risolto in poco tempo, una manciata
sufficiente a risvegliare il corpo, riecheggiare
la vita nelle ossa, che tutto inizia sempre
con l’amore sembra abbia detto; non ha parlato
eppure tu hai capito che anche il sole
impiega otto minuti a illuminare il sogno
non finito di un pianeta, una metà per volta

 

[Immagine: Linie 9: Baustelle. Foto di Massimo Gezzi (mg)].

13 thoughts on “Nuovi poeti /1: cinque poesie di Dario Bertini

  1. Una volta non ci saremmo stupiti che un ventiquattrenne potesse scrivere poesie già così compiute. Oggi invece, in un’epoca in cui l’arte si limita troppo spesso a rispecchiare, compiacendosene narcisisticamente, gli atti psicologici frammentati dell’io, invece di puntare e recuperare l’unità al di sotto di essi (Maria Zambrano), anche questo diventa titolo d’onore.
    Un bell’esordio. Pensiero poetante di grande equilibrio, ferma commozione, ritmo cullante. C’è l’uomo e una misura più ampia di esso.

  2. Cari tutti,
    prima di tutto due parole sui testi: li trovo davvero compiuti e ordinati, dove per compiuti intendo il senso di completezza “comprensiva” che si raggiunge a testo concluso, e con “ordinati” intendo la struttura delle parole nel verso, senza “scivolamenti” o eccessi di sorta.
    Il testo che mi colpisce di più è “tentativi”, anche perché mi sembra richiamare una condizione “ontologica” del procedere attuale che non può più “asserire” o “dire asserendo” ma “tentando”. Mi sembra affermare la condizione “stocastica” dell’uomo moderno e della sua poesia.
    Una riflessione va di certo fatta, ma senza dilungamenti di sorta, sulla “rubrica” dedicata ai nati negli anni ’80.
    Il fatto che anche su Lpelc si inauguri una rubrica simile indica comunque un’esigenza di dare voce a chi stenta ancora ad averne in “riviste militanti” – nonostante alcuni autori siano già trentenni e abbastanza riconosciuti in diversi ambiti, penso sempre al Alessandro De Francesco dell”82 e autore tra i più rilevanti della sua generazione (e non solo) – o nei luoghi consueti.
    Rubriche di questa forma sono state già “redatte” su Absolutepoetry a cura di Valerio Cuccaroni ed anche su Poetarum Silva (http://poetarumsilva.wordpress.com/2011/05/30/poesie-di-lorenzo-mari/). Va ricordata l’antologia di Matteo Fantuzzi, che ha racchiuso nella sua “raccolta” quegli autori nati negli anni ’80, che, a suo modo, erano i più significativi – si indicavano, tra gli altri, Tommaso Di Dio, Anna Ruotolo, Domenico Ingenito e GIulia Rusconi, i quali difficilmente si potrebbero considerare “poco significativ”, benché poi non condivida, personalmente, le conclusioni di Fantuzzi.
    Su Poetarum stesso abbiamo stilato una sorta di “elenco telefonico”, in forma provocatoria, con più di 30 nomi (http://poetarumsilva.wordpress.com/2012/04/06/poeti-italiani-nati-negli-anni-80-per-una-prima-ricognizione/) – che ha purtroppo sollevato un dibattito sconcertante. Qui cercavamo di dimostrare la “varietas” della scrittura di questa generazione, che dal “lirico-lirico”, sullo stile dell’autore qui postato passa a forme più lirico-speculativo-metafisiche, in autrici come Carmen Gallo, e altre scritture più legate a modelli più recenti quali quelle di Luca Minola (fortemente connesse a Mario Benedetti) o quelle ancora di Fabio Teti (di forte ascendenza “giovenaliana”).
    Un dibattito su queste rubriche è stato promosso anche su Poesia2.0 da Luigi Bosco e da tutta la redazione (http://www.poesia2punto0.com/2012/04/18/a-che-serve-il-mio-essere-di-paglia-se-tu-non-vieni-con-la-forca-a-spostarmi/#.T48SE7PdmSo).
    Insomma si sta facendo tanto lavoro, benché solo in rete. E questa mi sembra la marca più incisiva delle osservazioni sulla generazione 80: cresciuta con modelli spesso non rintracciabili in libreria – vd. ad es. il caso di Giuliano Mesa, fino a poco tempo fa, prima dell’edizione della Camera Verde presente pressoché solamente sul blog di Francesco Marotta -, attenta e partecipe al dibattito in rete.

    l.

  3. Dario Bertini ha la bellezza della profondità, analizzando la nostra realtà e portandola su carta con grande leggerezza. Un occhio acuto sul nostro tempo che regala poesie che possono solo sensibilizzare.

  4. chi non muore si rivede: a pavia lo chiamavamo “dario il poeta”, lo si vedeva sempre in giro. devo dire che è migliorato tantissimo rispetto al suo esordio assoluto, che ho letto -Distilleria di contrabbando (Ed. Cardano, Pavia, 2009, prefazione di Claudio Lolli)- ed era davvero poca cosa a mio giudizio. queste invece hanno una loro delicatezza originale che mi piace molto, pur non entusiasmandomi prese nella loro autonomia. il finale di “visita” merita una nozione, è davvero piacevole.

  5. Devo dire che questi testi sono davvero molto intensi ad una prima lettura, sono molto colpito dalla capacità di rendere facile un messaggio invece piuttosto alto tramite passaggi compiuti e ben costruiti. Una persona che conosce bene il proprio sentire, complimenti.

    Antonio B.

  6. E’ interessante questa poesia che coglie l’energìa di un “noi” assolutamente inclusivo. Colgo una piacevole abilità formale nell’utilizzare una forma riflessiva, che non richiude la visione, ma la apre a chiavi di lettura condivise. Un’interessante scoperta questa vostra proposta e condivido pienamente il commento di Luciano. E’ giusto fare una ricerca su una generazione, non in quanto “decennalizzata”, ma in quanto ancora sommersa. Su Poetarum Silva si era appunto iniziato un dibattito simile, scaduto nel ridicolo dei personalismi dei presunti assenti. Il divertente è che voleva essere solo un elenco telefonico. Qui il passo è oltre: abbiamo una presenza che è importante. Qui, come si suol dire, carta canta ed è piacevole leggere nei vari post che davanti ai fatti, sia cosa buona e giusta leggere e imparare.
    Grazie a voi e grazie al bravo Dario Bertini

  7. @ Gezzi

    «considera che ogni recinto ha il suo pastore, ed ha una guardia forestale che sorveglia i cinghiali, tenendoli lontani; ed anche considera che il mondo di fuori riserva sorprese»
    (Commento di Stan su Le parole e le cose 30 novembre 2011 alle 13:38)

    «dentro il recinto ogni scelta conduce all’esaltazione del recinto medesimo»
    (Commento di Stan su Le parole e le cose 1 dicembre 2011 alle 17:00)

    Salto i preamboli e chiedo:

    1. perché una rubrica dedicata soltanto ai poeti nati negli anni Ottanta rinunciando in partenza a un bel respiro epocale?

    2. perché sempre più spesso si vedono in giro “nuovi critici” che i “nuovi poeti” li cercano (e pare li trovino a credergli) esclusivamente nella loro generazione o in quella appena precedente o successiva?

    3. continuare a proporre soltanto le “perle poetiche” che spuntano nel proprio “bacino di coltura” può parere amore per un lavoro artigianale ben fatto, ma non è anche segno di miopia, di pigrizia, di paura?

    4. non converrebbe uscire dai recinti, in cui di solito le poesie poste “in vetrina” dal curatore di turno ricevono commenti di solito piattamente apologetici e poco argomentati o contestualizzati?

    5. non si può coraggiosamente mettere a confronto le “perle” della cerchia A con quelle della cerchia B o C o D e aguzzare l’acume critico a 360 gradi e non a dieci o a venti o al massimo a trenta?

  8. veramente bravo Dario, e veramente migliorato. e peccato per noi, non per lui, che esista l’idea del “giovane scrittore” o “giovane poeta”. ma piacevole dimenticarsela leggendo parole così credibili e sentite.

  9. Sono molto contenta di vedere come Dario sia stato apprezzato. Per quanto mi riguarda, ho già avuto modo di esprimergli tutto il mio parere positivo sulla sua raccolta. Mi rammarico soltanto del fatto che, essendo questa silloge obbligatoriamente brevissima, non possa rendere del tutto lo spessore del suo profilo autoriale… Comunque, vedo che l’interesse verso l’opera è stato suscitato e ciò è l’importante. :-D

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