[Esce oggi per Einaudi L’intravisto, un nuovo libro di poesia di Elisa Biagini. Ne pubblichiamo qui alcuni testi]
Bidental
Sotto un cielo color
bucchero leggiamo
i resti della cena,
ricostruiamo un
ciglio d’antenato,
un dito, la direzione
del prossimo nostro
andare
quando
un lampo ti illumina
gli anelli concentrici
del viso:
ti vedo
l’orecchio smangiato,
un frammento di ceramica
per mano, una lingua
che può scomparire
all’improvviso.
Libri fulgurales
—
Coi visi bianchi
come licheni
facciamo nodi
all’erba prima
di scendere
nel fumo e il
suo ferro,
gli scalini
che ci affettano
le ombre.
nel bosco, Baratti
++
Stasera un cane mi
guida nella notte, scompare
a tratti. Ascolto
il brusio del racconto,
dell’erba che spunta
dal tavolo: alla curva di
questa strada della fame
c’è odore di volpe,
c’è il tralucere del ricordare
e le sue uova. Pensarmi qui
è una camicia di spilli, è il dopo
del sasso nell’acqua.
oltre il prato
—
(tra Beckett e Bashō)
what is the word
airone grigio
in volo: un verso
si allontana
due conigli oltre
il vetro, scelgono
sillabe d’erba
folly seeing all this
nel lago quattro
cigni affondano
i becchi come accenti
sulla pagina
del petalo
un calabrone insiste
all this this here
il blu della libellula,
inchiostro che vibra
parole
una virgola di pelo
taglia il prato:
coniglio al tramonto
seem to glimpse
need to seem to glimpse
cigno arruffato che
vigila le onde:
un punto bianco.
with nothing to assist me but the last
and most fabulous of beasts–language, language–
Eavan Boland
154 ore a Annaghmakerrig
++
sono venuta a potare
prima un respiro di
acqua e poi di sasso,
a stare al passo con
l’evaporare delle alghe
sono venuta a cercare
le voci arrochite, le corde
sfilate, le tracce
che si perdono nell’erica
sono venuta a sudare
le tossine della mia storia,
a portare le spore sotto
le suole, ad aprire il
libro del lì
sono venuta a studiare
il disfare, la piega dell’erba,
a mandare avanti la coda,
a vedere il colore di un odore
in controluce
ho seguito l’altro cane che sono
cercare nella biblioteca delle ossa.
brughiera
++
La discenderia
È alla radura che si apre il fotogramma:
il tuo viso che vira al cinabro del rimpianto,
io con la mia goccia di mercurio già sul labbro.
Dal cupo della gola cerchiamo
quanto è in fondo allo specchio.
Le querce e i cerri qui sono capovolti: puntellano un sotto
che minaccia la frana ad ogni passo, gallerie
che ci portano a serrature senza porte.
L’acqua che era seccata ritrova ora il suo punto di rugiada
nel tuo polmone sinistro:
ti si riempie al ritmo della voce, porta
la luce scivolata via dagli occhi
in questi torti trafori nel passato, riporta quel verde alle foglie.
Sono vene affaticate che a volte non reggono l’ago del ricordo
che è come fulminato tra due mani che scavano radici
e allora inciampiamo per la luce infittita e
raccogliamo certi sassi
che spremuti ci riportino a gocce dentro casa.
Miniera del Siele
Sono versi che ascoltano
che restano sotto pelle come una piccola spina nel palmo tra l’indice ed il medio della mano destra
Intensa quanto basta grazie
ELISA BIAGINI