di Laura Pugno

 

Sirene è il mio primo romanzo. Scritto nel 2005, edito nel 2007 da Einaudi nella collana “Arcipelago”, è stato ripubblicato da Marsilio nel 2017 e al momento è disponibile in Universale Economica Marsilio/Feltrinelli. Negli ultimi mesi, ho scritto quattro monologhi ambientati nel mondo futuro in cui avviene l’azione del romanzo

 

 

I

 

Selvaggia era la terra, selvaggio il mare

la notte in cui incontrammo le Sirene.

Ci vennero incontro, forse.

Sott’acqua

come predatrici o come prede

le abbiamo ridotte

a prede

a carne

a corpo preso,

il loro corpo ossessiona i nostri corpi

la loro mente ossessiona la nostra.

E poi, cos’è una mente? 

è vapore che si alza da una ciotola di riso

da un pastone per animali in cattività

scarti di pesce grasso

un tubo ficcato in gola

Sirene come oche da paté,

mandate al macello,

corpi divorati, sesso 

 

Sirene – 

 

Sono animali,

della specie dei dugonghi,

dei lamantini,

si chiama dismorfismo sessuale

ciò che fa sì che le femmine siano 

così diverse dai maschi,

così uguali alla nostra specie umana,

non umana.

Il loro canto è un grido

di gabbiano o di foca,

o almeno quello che crediamo il loro canto

perché il loro vero richiamo 

è ultrasonico, oltre le frequenze che possiamo sentire,

ma lo sentono i cani

e impazziscono, e forse anche noi

siamo portati alla pazzia senza saperlo,

veneriamo il loro odore,

divoriamo la loro deliziosa carne

costringiamo i loro corpi in vasche – prigione

per poterne abusare.

 

Sirene – 

 

Vivono sott’acqua e solo per breve tempo

riescono a restarne al di fuori,

la loro pelle verde, viola, azzurra,

coperta da una sostanza iridescente –

è questo che le rende immuni al cancro nero

che ci sta uccidendo

che uccide gli umani che ora vivono sott’acqua

senza poter respirare l’acqua

chiusi nei resort sottomarini 

dove solo i ricchi possono

continuare a vivere,

 

chi non è ricco muore

sotto il sole, bruciato dal sole

diventato nemico,

il sole che uccide e da cui

non c’è difesa, il sole contro cui

non c’è cura.

Chi ti dà la vita dà la morte.

Ma questo accadrà vent’anni dopo.

Questo è il futuro.

Noi siamo oggi, adesso,

vent’anni prima

io sono solo un ragazzo, una ragazza

che può ancora sentire il sole addosso

che si immerge nel mare,

al largo, molto al largo,

da una barca rubata,

un ragazzo in fuga o forse solo

in divenire,

una ragazza che sperimenta il suo potere,

che trattiene il respiro sott’acqua

più a lungo di chiunque altro,

si lascia andare

al peso del suo corpo

al blu che è il lontano che è sempre più lontananza

finché la vede

la prima sirena vista da occhi umani

o forse una infinita sirena tra infinite sirene

di ogni tempo del mondo

che si mostra alla vista

la potenza 

della pinna caudale, puro spettacolo,

gloria,

la massa carnea dei capelli che fluttuano sulla sua schiena,

le squame

che riflettono debolmente la luce

di quel sole lontanissimo, di un altro mondo

che pure arriva fin qui e fa che io veda

il miracolo, il mostro.

E anche lei mi vede.

Nessuno saprà mai della mia scoperta.

Perché annegherò

diventerò carne per chi diventerà carne 

sarò predato dalla bestia bellissima che può

ingaggiare uno squalo in combattimento,

e il mio sangue richiamerà altri squali.

Lei dovrà essere veloce a divorarmi,

a riconoscere in quello strano, mite sapore,

in quel corpo spoglio che non ha a che fare col mare,

una specie nuova e veloce,

qualcuno che ora è cibo e che presto sarà violenza.

Nessuno saprà più di me, sarò scomparsa

o forse scomparso.

Poco tempo dopo, sirene e sirene a migliaia

si spiaggeranno agonizzanti sulle nostre coste,

si riveleranno al mondo e ne riceveranno morte.

Sarà la grande morìa, gli scienziati

la chiameranno così e accadrà

una volta sola.

Forse un presagio della loro fine? 

Vent’anni dopo le sirene selvatiche

saranno estinte in mare aperto.

Nessuno vedrà più quello che ho visto

come io l’ho visto.

Nessuno morirà la mia morte.

Ora che non ho più nome nel mare,

racconto tutto questo per la prima volta,

per l’ultima.

Prendete voi le mie parole.

Il miracolo, il mostro.

Le Sirene.

Ora che sapete che esistono,

ora che sapete di loro,

ora che non sapete della mia morte,

ditemi, cosa ne farete? 

 

 

II

 

Studiammo le Sirene per anni.

Dopo la grande scoperta,

la grande morìa.

In mare aperto, con motoscafi e lance

dal fondo di vetro,

con arpioni elettrificati e iniezioni

di sedativo, con campioni

di carne e squame e quella sostanza

dolce, lattescente

che ricopriva i loro corpi.

Fummo i primi ad assaggiare

la loro carne, a venderla

all’industria della carne

che impazzì

per la carne di sirena cruda il sushi

di sirena, la carne di mare

l’umami, il gusto

che riconosciamo ma non sappiamo nominare 

al solo pensiero la saliva mi inonda la bocca

e non riesco a pensare –

Di certo qualcuno di noi fu il primo

a cercare di ibridarci con loro,

in laboratorio, in vetro,

in provetta

o direttamente nei corpi:

un ibrido di umano e sirena

forse possibile,

una nuova specie immune

al cancro nero.

Ma non facemmo in tempo.

Il sole mutò o qualcosa

devastò l’atmosfera, non più in grado

di proteggerci

cominciarono a morire a migliaia

invocando una cura. Lo chiamavano

cancro nero come peste nera

ma non era cancro né peste

era il sole che ora dava morte.

I corpi delle sirene imbalsamati

nei musei di scienze naturali

mostravano nel rictus della morte

occhi vuoti e uno strano sorriso.

Non faresti fatica a crederlo

il sorriso di un dio o di una dea

di una religione sepolta, un culto perduto

che non potrai mai conoscere

ma di cui senti ancora il potere.

Mentre crollava tutto, mentre ogni cosa

doveva essere protetta sott’acqua,

mentre montava l’odio

contro di noi e i nostri laboratori

per la cura che non riuscivamo a trovare,

per la morte per le strade,

ci estinguevamo come le sirene in libertà,

venivamo estinti,

comprati, traditi o indotti a tradire,

ridotti al silenzio.

Rimanemmo presto in pochi,

mentre tutto crollava.

Io fui uno degli ultimi

e non c’è merito in questo, ero solo

molto giovane, quello che si diceva

un enfant prodige.

Non ce ne sarebbero stati altri.

Sono l’ultimo della mia specie,

l’ultima a parlare la mia lingua

di numeri ed equazioni che può descrivere il tutto,

una lingua che ora risuona solo

nelle mie orecchie, nella mia bocca,

nella mia mente

che forse sta per impazzire.

Ma cos’è poi la mente?

Ricorda

quelle parole anche se non ricordi più

chi te le ha dette, anche se sei

all’ ultimo stadio

del cancro nero, il derma 

bianco quando la pelle

ti cade di dosso quando gli occhi

diventano ciechi diventano d’oro

e tu sei una maschera d’oro – 

 

 

La mente è vapore che si alza da una ciotola di riso,

la mente è vapore che si alza

da una ciotola

di riso

 

La mia voce

non tiene più non vedo più sono vicino a morire sono corpo

solo corpo e la mia mente è 

vapore che si alza da una ciotola di riso.

 

 

III

 

La grande morìa. Io c’ero

ero un bambino, una bambina che sarebbe cresciuta

in un nuovo mondo,

un mondo destinato a finire il migliore dei mondi

un mondo in cui affondi i denti nella carne migliore

un mondo che ha visto le Sirene

e sa cosa fare

con loro.

Oh, non credete che sia stato facile! 

Sono bestie feroci

sono lupi squali e tigri 

ci avrebbero tolto il mare ogni goccia di mare

pensate cosa sarebbe un mondo senza carne di sirena

pensate cosa sarebbe un mondo senza mare

ora che viviamo un mondo senza sole

quelli di noi che ancora possono vivere ancora possono

  • nei resort subacquei bellissimi nelle cupole d’oro –

vivere senza desiderare di morire 

perché in fondo

forse a questo sono servite le Sirene  –

 

Forse per questo

esistevano ancora dopo millenni allo stato selvaggio

senza che noi ne sapessimo niente perché

quando tutto stava per finire

tutto potessi rinascere di nuovo

per la loro carne il loro odore sapore

immagina il corpo di una sirena è legato è lì per te perché tu

possa farne quello che vuoi è una bestia feroce

ed è lì e puoi farne quello che vuoi

se non è questo il potere

se non è questo l’ultimo potere che ci resta –

 

Sirene – 

 

Non erano state viste in milioni di anni

chissà se hanno avuto un’evoluzione se ci sono

ominidi sirenidi deformi con la coda contorta

che sono ossa in fondo al mare.

Chissà se si sono combattute e uccise tra loro

chissà se sono mai state capaci di parlare –

 

non diventare sentimentale

lo dicevano anche gli ultimi scienziati anche quelli che ora sono tutti morti che le sirene sono animali.

Bellissimi animali

dugonghi lamantini e cose

così – non sei

anche tu un animale

non sei

anche tu un potere terrestre un potere nel mare

non ti è rimasto soltanto il potere di ridurre

tutto a carne a cosa a morte a quel sapore

che ti fa impazzire

quando ti manca il sole

come solo può mancare il sole quando il sole

è la sola cosa che vorresti divorare 

la tua carne le tue ossa la mente sul fondo del mare

e non poter più risalire fuori se non per morire

potresti compiere un gesto così semplice

salire in superficie

prendere una barca uscire in mare

te lo raccontavano ancora quand’ero un ragazzo una ragazza

quando il tuo corpo era tutto potere quando era ancora possibile

stare sotto il sole

senza morire

rapidamente o a poco a poco la pelle

ti si squama di dosso e poi

nel più grande bagliore

sentirti svanire

chiederti subito prima di morire

quello che non ti sei mai chiesta,

da dove viene in te

la coscienza

se è il cervello la mente o se entra 

nel corpo dal sole –

 

o dall’acqua

l’acqua interna del corpo che è mare che torna al cielo dal corpo

in fiato

e pioggia

e vapore –

 

 

IV

 

La mente ricade in pioggia ricade in mare

nei pochi momenti in cui copre il sole

possiamo tornare a respirare

anche solo un istante in questo mondo

inabitabile non più abitato

che è solo morte o il fondo del mare

il fondo del mare –

 

Le vetrate

dei resort suboceanici danno

su acque deserte ora che sappiamo

che le Sirene sono esistite che non le abbiamo addomesticate

che le abbiamo estinte ora che ci chiediamo

se le vedremo mai un’altra volta un’ultima volta come apparizione

non solo nel buio della mente non solo

nel suo bagliore

ma nella carne del mare.

Un poeta ha scritto che il mare potrebbe appassire –

 

ed è appassito e potrebbe 

bruciare come foglie secche noi potremmo

fare esplodere il mare.

No – non il mare

le vasche macello le vasche prigione dove tenete le sirene 

non sono più mare alcune di queste sirene non conoscono il mare –

moriranno 

in mare aperto o vivranno

come noi moriremo o vivremo

con noi moriremo e vivranno

e tutto adesso è mare

 

Conchiglia ossa conchiglia squame sai

decifrare il rumore

di un’inondazione di un’onda che si leva altissima

e copre la terra e la rende 

già mare più mare

acqua e sole

chi dà la vita dà la morte 

ciò che dà la vita dà la morte

la sirena a cui abbiamo dato

morte se mai ci ha dato morte 

è nella mente ora è il suo 

ultrasuono dolcissimo di morte

che incanta la mente che è

il potere oltre la parola dove la parola

non può toccare dove percepisce

di doversi spingere ancora oltre

verso quello che non puoi dire che non puoi pensare

non puoi ancora pensare non hai

abbastanza mente avrai abbastanza mente per pensare

tutto il tuo corpo mente e potere

come mare

oceano interminabile che di colpo

precipita in spazio profondo

infinito finito

infinito finito

infinito finito

parola che si parla nell’acqua del mondo che torna all’acqua

al ciclo dell’acqua della lingua del mondo 

pioggia saliva fiato oceano vapore

vapore 

vapore –

 

 

 

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