di Adriano Padua e Gianluca Rizzo
[Da qualche giorno sono disponibili i due nuovi titoli della collana di poesia italiana e straniera Adamàs, a cura di Tommaso Di Dio, Vincenzo Frungillo, Ivan Schiavone, per l’editore La Vita Felice: Paranoid Park di Adriano Padua e Testamentum Porcelli di Gianluca Rizzo. Pubblichiamo un estratto dai due volumi.]
Adriano Padua
da Paranoid Park
Anche noi siamo in piena deriva, spariremo più avanti, raccontati, dalla parte dei torti, dei vinti, mentre accanto compare marciando in selvaggia parata, la realtà che grottesca si falsa, nel disfarsi inscenandosi in farsa, anche noi siamo in questa sconfitta confusa, avvenuta la resa, a vicenda conclusa. Ombre inquiete e vaganti, con la strada alle spalle, sola e unica madre incosciente, a morire scrivendo il delirio, ascoltando i fantasmi gridare, in un mare di oro. La storia si ripete nuovamente, pure ora, che ci contiene tutti, assassinati, contemporaneamente, mentre mente, e tornerà di nuovo, ossessionante. Non sono per nessuno, queste morte parole come sangue, che cade e si raffredda, versato in una guerra, sempre più permanente. Non sono per nessuno, non parlano di niente.
*
lo stato di cose ridursi interiore e ripetere il momento in effetti seguito sconosciuto ed intanto nel complesso indicarne lo schema l’intervallo di tempo le barriere e il disordine scritto collegati sulla pelle e alle forme costruendo un difetto di spazio
*
Evitano ancora conseguenze, ma sono troppo chiare. Avesse mai un motivo, la notte, di terminare ora, sarebbe per enigma, o congettura. Il corpo si pronuncia nelle impronte, compromette. Abita la parte della morte, e l’immaginazione che deriva, la contiene. Ascoltano uragani, entrandovi in coesione, desiderando farlo, nel movimento suono. Non sono mai coincisi, e devono nascondersi. Ricavano dal vuoto le parole, negli incavi in cui stanno incastonate. Lo fanno con le mani.
*
La notte disegna nel cielo le morte movenze del proprio ritrarsi
sulla sua superficie creando fratture di placida luce violacea
nello sporco silenzio del corpo le nostre parole violente comprime
e alimenta la tua forte femmina fame di rime
l’orizzonte di questa città non è mai esistito davvero
è una linea d’inchiostro tracciata oltre l’ultimo muro
si confonde in un lucido buio che nulla distingue
questo vuoto che sei lo decoro con fiori di sangue
*
i giorni sono accumuli di polvere, gli scricchiolii scandiscono le sere, niente s’avvera in questa sospensione, qui tutto si sottrae, scritto negli spartiti del rumore, le ore in processione, verso la conclusione, strette in respiri corti e scorticate, le cose che si logorano, consumano se stesse, si rendono simboliche, in un silenzio arreso, corporeo e circostante, ambiguo e pieno zeppo di tensione, nel degradarsi proprio alle macerie che incantano l’ambiente stritolato, intento a soffocare
Gianluca Rizzo
Da Testamentum Porcelli
as the cook domine coce
shows himself cum familia
go, kid
fetch me a blade
from the kitchen
so we make this piglet bloody
come you, eversor domi [scourge of the house]
come you, sobillator [sower of discord]
come you, furator [thief in the night]
come you, fleeing piglet
today I’ll part you from life
unable to write in my own hand
I, Grunnius Corocotta, τετράπους νέος,
dictated what had to be written
quanno il coco, domine coce
s’appresenta cum famigli:
transi puer
brancame ‘n cultro
de cocina
ut sto purcello facimu cruento
ve’ qua, eversor domi [flagello della casa]
ve’ qua, sobillator [seminatore di discordia]
ve’ qua, furator [ladro nella notte]
ve’ qua, purcello sfuggente
che hodie ti spaccio di vita
non potendo di mia mano scrivere
io, Grunnio Corocotta, τετράπους νέος,
scribenda dictai
*
I see you hate
the hand & the pen;
but now
let there be veiling of this shrine
now
let the light devour men
and eat them up with blindness
beauty and strength
leaping laughter and delicious languor
force and fire
are for us
despise also all cowards
professional soldiers who do not fight
all fools despise!
there is a flaming gash in the sky
vel Capricorni Pneumatici
eternity is the storm that covers me
nakedness in the bazaar
Vedo che hai in odio
la mano & la penna;
ma ora
lascia che questo velo copra l’altare
ora
lascia che questa luce divori l’uomo
e lo consumi di cecità
forza e bellezza
risa scroscianti e dolce languore
impeto e fiamma
sono per noi
disprezza anche i codardi tutti
soldati di professione che non combattono
tutti gli sciocchi disprezza!
c’è in cielo uno squarcio di fuoco
vel Capricorni Pneumatici
eternità è la tempesta che mi copre
nudità nel bazaar