a cura di Laura Pugno


In questa nuova rubrica per LPLC, un autore o un’autrice ci consegna le sue quattro parole chiave, un nome (comune o proprio), un verbo un aggettivo e un avverbio, dal primo o dall’ultimo libro o dall’intero della sua opera.

Risponde Cristina Battocletti.



Nome: Inadeguatezza


Inadeguata si sente Maria, protagonista di Epigenetica (La nave di Teseo, 2023), figlia abbandonata e indegna, ancora più indegna come madre. Inadeguato si sente Bobi Bazlen (Bobi Bazlen. L’ombra di Trieste, La Nave di Teseo, 2017), fondatore dell’Adelphi assieme a Luciano Foà, verso la vita: non vuole laurearsi, non vuole lavorare, non vuole sposarsi. Vuole solo leggere a letto, fumando. Inadeguato si sente Boris Pahor (Figlio di Nessuno, Rizzoli, 2012, La nave di Teseo, 2022) di fronte agli italiani che lo ritengono una cimice, in quanto sloveno, durante il ventennio fascista. Inadeguato si sente perfino il narciso Giorgio Strehler (Giorgio Strehler. Il ragazzo di Trieste, La nave di Teseo, 2021) di fronte al dio Teatro, per cui si strugge di ossessioni fino a far diventare la pièce su cui sta lavorando, quanto più possibile vicina alla perfezione.


 
Verbo: Partire


Parte Maria dalla sua Grado verso l’orfanotrofio di Pompei. Andrà poi a Roma in affidamento da una famiglia e poi a Milano, nella città del lavoro. Ciascuna città esprime uno spettro del carattere della protagonista: selvatica Grado, luterana Milano, misteriosa Roma. Parte Bobi Bazlen dalla sua Trieste per andare a Genova, dove conosce Montale, poi a Milano con Linuccia Saba e infine a Roma, dove vivrà in una camera ammobiliata da due sorelle che lo adorano e frequenta Amelia Rosselli e Elsa Morante. Così farà Strehler con la mamma a sette anni: fugge da Trieste che è in odore di razzismo e squadrismo e si reca nella Milano dove fonderà assieme a Paolo Grassi il Piccolo Teatro. Parte anche Boris Pahor da Trieste sui vagoni piombati. Catturato dalla Gestapo come dissidente partigiano sloveno nel febbraio 1944 viene mandato a Bergen Belsen e da lì in quattro campi di concentramento. Tornerà a Trieste dopo due anni.   
 
Aggettivo: Tenace


Maria è tenace nel suo voler andare a fondo, con caparbietà persegue le note della disfunzionalità materna, vivendo a strappi, nuocendo a sé stessa e agli altri. Tenace è Bobi nel voler costruire una casa editrice. Inizia con la Nei, Nuove edizioni Ivrea, di Olivetti nel 1941 e ripropone le sue migliaia di schede editoriali a tante case editrici che rifiuteranno l’offerta fino a che nel 1962 con Luciano Foà riuscirà a dar vita all’Adelphi. Tenace è Strehler nel voler dare forma a un teatro nuovo, che lasci alle spalle quello rabberciato dei capocomici. Tutti gli elementi dei suoi spettacoli devono essere perfetti, dalle scene ai costumi, alla recitazione dai primi attori alle comparse. Tenace per eccellenza è Boris Pahor, con i suoi tre volte no, al nazismo, al fascismo e al comunismo di Tito. Raggiunge il successo come scrittore in Italia a 95 anni, non ha mai smesso per un minuto di credere nella sua arte.


 
Avverbio: Casualmente


Per Bobi Bazlen il caso è un susseguirsi di coincidenze, esegesi di un destino scritto nelle stelle, da junghiano qual era. Nato freudiano con una psicoanalisi tenuta segreta e iniziata pionieristicamente a Trieste, si converte presto all’analisi junghiana che svolge quotidianamente con Bernhard a Roma. Casualmente Strehler finge di essersi incontrato con Paolo Grassi alla fermata del tram e di essersi riconosciuti come frequentatori di teatro. Da lì nasce il sodalizio che li porta a fondare il primo teatro pubblico italiano. In realtà si sono conosciuti alla scuola Filodrammatici di Milano, ma amano raccontare questa storiella per creare un alone leggendario. Quando Pahor viene mandato in Libia come soldato per combattere per una patria che non è la sua, casualmente incontra un tenente che lo spinge a dare l’esame di maturità italiana, in cui più volte è stato bocciato. Casualmente la Maria di Epigenetica viene ricoverata nello stesso momento e nello stesso ospedale del figlio. Per entrambi quella esperienza sarà toccare il fondo e ripartire, finalmente trovandosi.

1 thought on “Nome, verbo, aggettivo, avverbio /2: Cristina Battocletti

  1. Quanta forza nella semplicità di poche parole semplici, così adatte anche alla complessità del nostro tempo. Raccontano, anzi suggeriscono ed evocano, storie eterne senza l’aura mitica dell’archetipo, ma con la stessa intensità, nel nostro mondo centrifugo e impazzito, mettono un punto e ti invitano a partire, anche leggendo.

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